𝙴𝚌𝚕𝚒𝚜𝚜𝚒 {𝟚/𝟝}

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«Come stai?» gli chiese la ragazza, con tono di voce soffice - mentre teneva salda tra le mani, la cornetta del telefono

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«Come stai?» gli chiese la ragazza, con tono di voce soffice - mentre teneva salda tra le mani, la cornetta del telefono.
Il cantante rimase per qualche secondo, in assoluto silenzio - aspirando a pieni polmoni e schioccando poi la lingua al palato. «Molto indaffarato, tra i miei figli ed il lavoro.» iniziò a parlare - successivamente, scandendo bene ogni singola parola. «Ho da poco iniziato a lavorare al nuovo album.»

«Capisco» rispose di rimando la ragazza, leggermente interdetta.
«E te invece..» continuava l'altro, facendo una pausa. «Come stai?»
«Beh, sono molto impegnata anch'io.»
L'uomo non le rispose - rimase nuovamente in un tombale e fastidioso silenzio, tanto da far perdere la pazienza a chiunque.

«Mike» prese nuovamente parola, quest'ultima.
«Mh?»

«Davvero mi hai chiamata per parlare di questo?»
«Pardon, Nat?» le chiese nuovamente, rimanendo vago e stizzito. «Non ti seguo.»

«Non ci sentiamo da più di dieci giorni e tutto quello che sai dirmi è un semplice - come stai?» gli spiegava lei, agitandosi un poco sul posto. Tuttavia sapeva che il comportamento al quanto bizzarro della celebrità, delle volte poteva diventare esasperante - sopratutto quando era infastidito, agitato - in collera per qualcosa a lei però ignota.

«Cosa vorresti che ti dicessi Natalie?» le domandò di rimando, percependo l'umore della ragazza, leggermente alterato.
Quest'ultimo captò un leggero frastuono e un forte vociferare alle spalle della fanciulla, udendo anche - la presenza di un uomo nella sua medesima stanza.
«A quanto pare, ho sbagliato momento.» le disse, serrando la mandibola con fare mesto. «Anzi, forse ho sbagliato a chiamarti.» aggiunse, sbuffando sommessamente.

«No Mike, aspetta.» lo interruppe, virando lo sguardo sbigottito, verso Klaus - che con fare dilettato, le aveva porta del gelato da poter gustare insieme.

«Non preoccuparti Nat, ho del lavoro da fare. Perdonami.» concluse, congedando la ragazza con poca eleganza, chiudendo poi - quella dolente ed al quanto bizzarra telefonata.
Protese le mani in avanti, appoggiando entrambi i palmi su una sedia, mentre lentamente socchiuse le palpebre, ancora leggermente sbigottito da quanto aveva udito.
Aveva compreso che quella ragazza, invece di riflettere su quanto avevano trascorso insieme e la sua modesta ma presente confusione, era nuovamente corsa tra le braccia del suo fidanzato, abbandonando così - alla totale solitudine, lui stesso - la celebrità di fama mondiale, troppo distante e per niente meritevole di un amore normale, vivo - passionale.
Si malediceva di essersi permesso ancora una volta, di credere a quel sentimento, di credere che - ci fosse ancora speranza, tempo per tornare ad amare, a vivere - a respirare ma - tuttavia, era rimasto illuso, completamente illuso.

«Michael» lo aveva richiamato Emily, facendo capolino nella sua stanza, trovandolo di spalle - leggermente turbato, con gli occhi rossi come due profondi e scottanti bracieri.
«Emily..» le rispose di rimando, captando la sua esile presenza nella grande camera da letto, percependo il leggero tocco delle sue mani, sulla sua schiena.
«È tutto okay?» gli aveva chiesto lei, in un sussurro.

𝐓𝐡𝐞 𝐁𝐫𝐞𝐚𝐭𝐡 | 𝐌𝐉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora