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Seul, aereoporto - 26 Giugno 1999

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Seul, aereoporto - 26 Giugno 1999

Frank si mise seduto su uno dei primi posti della prima classe, seguito dalla celebrità che, al contempo, era intento a chiudere la chiamata con la tata Grace. Egli ogni giorno teneva a sapere come stessero i suoi due bambini.
Il grande mezzo che li avrebbe poi condotti in Germania, era ormai in partenza. Il fanciullo si abbandonò completamente alla comodità delle poltrone in pelle color bianco.

Tuttavia era sereno, estasiato del fatto che il suo amico avesse trovato il coraggio di allacciare un qualsiasi tipo di rapporto con quella magnetica, caparbia ragazza dagli occhi celestiali.
Dopotutto era consapevole che, nel periodo in cui Michael e Debbie andassero d'amore e d'accordo, tra di loro non vi era mai stato romanticismo o intimità, bensì il cantante percepiva solamente un sentimento di forte bene, come si poteva provare per un'amica. Le era infinitamente grato: ella lo aveva reso padre e lei di canto suo, credeva in lui come genitore. 
Ma Michael aveva la capacità innata di vedere il mondo con gli occhi di un fanciullo e quindi non doveva cambiare di una virgola per diventare il tipo di padre che desiderava essere. Difatti era un grande padre e nonostante la sua vita caotica e le sue scelte, nessuno poteva negare il suo grande valore come genitore. Amava profondamente i suoi figli e passava con loro, ogni attimo di pura libertà e tempo libero per cambiare i pannolini, dare loro da mangiare o semplicemente parlare e giocare.

«Rivolgiti con loro come se fossero adulti.» [*1] le aveva detto una volta - «Credimi, capiscono. Ed è meglio abituarli a parlare bene fin dall'inizio.» concluse, rivolgendosi al piccolo Cascio, con piena nonchalance nella voce.

Frank viró il suo sguardo verso il profilo del suo più caro amico, ricordando ogni suo insegnamento, parola - attimo passato con lui, sentendosi fiero e fortunato.
Tuttavia gli dispiaceva dell'immagine che veniva etichettata al cantante - al tal punto da farlo apparire strano - cresceva i suoi figli come ogni genitore dovrebbe fare e quest'ultimi non uscivano mai al pubblico senza avere il volto nascosto. La gente credeva che fosse frutto delle sue eccentricità, per altri invece, erano delle crudeltà, ma il mondo per Michael Jackson era un luogo diverso da quello in cui viveva la gente. Si sentiva in dovere di proteggere i suoi bambini dai media, dal pubblico e dall'intenzione maniacale e persistente cui era stato sottoposto lui per tutta la vita.

«I bambini stanno bene, Frank.» esordí, prendendo posto di fianco al ragazzo. «Paris fa qualche lagna per addormentarsi, ma tutto sommato Grace se la sta cavando bene» concluse, con un sorriso stampato in volto.

«Per fortuna, popstar» gli rispose di rimando, ridendo appena. «Chissà la piccola da chi avrà preso la sua testardaggine!» aggiunse con ilarità nella voce. Si stiracchiò in maniera goffa e poi con disinvolta, accese il piccolo monitor che aveva di fronte; desiderava godersi un film comico. Li amava, lo facevano sentire leggiadro e sereno. Nel mentre peró, rimuginava ancora: al suo rapporto con Michael, alla loro amicizia e infine alla sua proposta di diventare il suo manager.

𝐓𝐡𝐞 𝐁𝐫𝐞𝐚𝐭𝐡 | 𝐌𝐉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora