𝙰𝚝𝚝𝚒𝚖𝚒 {𝟚/𝟝}

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Il fanciullo di soli diciannove anni, era distrutto a causa della stanchezza fisica e mentale ed era impegnato a mettersi in contatto con Kenny - Kenny Ortega, il produttore dello spettacolo, poiché era desideroso di andare a fondo alla questione

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Il fanciullo di soli diciannove anni, era distrutto a causa della stanchezza fisica e mentale ed era impegnato a mettersi in contatto con Kenny - Kenny Ortega, il produttore dello spettacolo, poiché era desideroso di andare a fondo alla questione.
Sbuffò, mentre Bonnie gli accarezzava le spalle a mo' di rassicurazione, con le sue minute e calde mani morbide. Erano ormai le tre del mattino quando riuscì a rintracciare il suo numero, e con fare professionale intraprese quella discussione.

«Signor Ortega, sono Frank Cascio - il manager di Michael Jackson» disse.
L'altro sospiró, probabilmente era appena stato svegliato nel cuore della notte. «Oh, Cascio - mi dica» rispose, con voce leggermente impastata per via del sonno.

Il ragazzo prese parola nuovamente, spiegando a grande linee quanto era accaduto quella sera, durante l'esibizione.

«Oh, mi dispiace molto!» si affrettò a dire Ortega, ormai completamente sveglio ed arzillo. «Mi scuso così tanto ma non tema Frank - mi occuperò personalmente di scoprire quanto è successo questa sera» aggiunse, con fare gentile.

«La ringrazio, il Signor Jackson ci tiene molto» continuava il ragazzo, stringendo la mano della fanciulla Bonnie, tra le sue. «D'accordo, a presto» concluse, mettendo fine a quella telefonata alquanto bizzarra e professionale al medesimo tempo.

Bonnie lo avvolse con entrambe le braccia e lui, poté appoggiare il volto sul suo ventre piatto. «Natalie» disse poi, chiamando la fanciulla dalla chioma bionda, mentre era intenta a scrutare dal vetro trasparente che la divideva dal cantante.
«Si, Frank?»

«Michael, vorrebbe vederti» mormorò, accennandole un sorriso. «Và da lui, per favore»

La ragazza aprì di poco gli occhi, leggermente interdetta dal fatto che la celebrità, in quelle miserie condizioni - avesse chiesto di lei. Prese coraggio e ancora un po' scossa, raggiunse l'atrio della stanza.
Con entrambe le braccia al petto, si appoggiò allo stipite della porta, virando lo sguardo sul corpo - immobile, quasi dormiente dell'uomo steso sul lettino.
Aveva il volto girato dalla parte opposta - poteva intravedere solamente la sua chioma corvina circondargli il collo. Indossava una maglia leggera, di color bianco che lasciava scoperte entrambe le braccia.

Michael si voltò, alzando di poco i lati delle labbra quando vide la fanciulla sull'uscio della stanza. «Nat, entra pure.» esordí, facendo un leggero movimento con la mano sinistra.

«Michael» gli sussurrò, avvicinandosi di poco a lui - e prendendo una sedia di plastica, si sedette al suo fianco. «Come ti senti?»

Lui sbuffò, virando le sue iridi scure nelle sue chiare. La osservó per svariati secondi, rimanendo in assoluto e tombale silenzio. Lei di canto suo, intravide delle leggere chiazze scure - lungo tutte le braccia. Le sfiorò appena con le dita, risalendo con i polpastrelli - tutto il perimetro fino alla spalla.

«Me ne vergogno così tanto, Nat.» le confessò, leggermente scosso dal fatto che anche ella, avesse scoperto il suo segreto - la sua malattia.
«Che cosa sono?» gli domandò, continuando ad accarezzare la pelle calda del suo braccio sinistro.

𝐓𝐡𝐞 𝐁𝐫𝐞𝐚𝐭𝐡 | 𝐌𝐉Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora