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Trascorse una buona mezz'ora, lasso di tempo in cui Taehyung non faceva altro che incolparsi e piangere mentre Jimin tentava invano di calmarlo. Roseanne invece se ne stava in disparte rispetto ai due ragazzi intrappolata tra i suoi pensieri. Non piangeva o si disperava come stava facendo il biondo in quel momento, proprio non riusciva ad esternare le emozioni. Semplicemente aspettava. Stava cercando di mantenere la calma sufficiente sia per sé sia per il maggiore e anche per Jungkook stesso nonostante in quel momento non si trovasse lì con loro. Non poteva lasciarsi andare in un pianto isterico, doveva essere forte un po' come aveva fatto per tutta la vita.

Jungkook era diventato il suo migliore amico dopo tanto tempo che l'aveva incontrato e anche solo il pensiero di poterlo perdere la destabilizzava parecchio, eppure lei doveva semplicemente mantenere la calma. Calma come il mare prima della tempesta. La mano destra le tremava involontariamente a causa dell'ansia e aveva il respiro leggermente irregolare, ma niente di più.

In quella piccola sala d'attesa nessun rumore era udibile fuorché i loro battiti cardiaci accelerati e qualche singhiozzo fuoriuscire dalle labbra di Taehyung. Quest'ultimo faceva avanti e indietro da un angolo all'altro della stanza. Non ci pensava minimamente a fermarsi o calmarsi, era estremamente terrorizzato e aveva bisogno di sfogare le sue energie in ogni maniera possibile.

«TaeTae ti prego, calmati e siediti. La tua ansia non aiuta nessuno, tantomeno velocizzerà il tempo.» sbuffò Jimin passandosi una mano sul viso stanco non riuscendo più a sopportare quell'iperattività. Certe volte trovava il proprio migliore amico così irritante e infantile.

«Non riesco a stare calmo sapendo che lì dentro - indicò la sala di rianimazione - c'è Jungkook privo di conoscenza.» respirò affannosamente mentre tentava di controllare un'altra, l'ennesima, crisi di pianto.

Roseanne li guardava da lontano in silenzio con le mani unite in grembo. Con un'estrema calma si alzò dal proprio posto e si avvicinò al biondo. Neanche lei sapeva come riusciva a mantenere tale pacatezza in quelle circostanze. «Tae - lo richiamò -, credi che lui ce la farà?» chiese con un fil di voce e occhi lucidi. Sembrava che avesse le corde vocali spezzate o prive quasi del tutto del suono dolce che era normalmente la sua voce.

Taehyung tirò su col naso e sorrise tristemente annuendo alla sua amica. «Certo che ce la farà, lui è Jungkook dopotutto. Riesce a superare tutto nel miglior dei modi.» tentò di non piangere invano mentre abbracciava la rossa, che lo accolse dolcemente tra le sue esili braccia.

Dopo minuti che parvero giorni un dottore sulla cinquantina uscì dalla sala e alle sue spalle una barella con al di sopra una sagoma distesa dormiente. I tre ragazzi si girarono verso il rumore che sentirono alle loro spalle e a Taehyung gli sembrò di poter respirare dopo interminabili ore di apnea. «Jungkook!» urlò correndo verso il ragazzo, ma il medico lo bloccò.

«Siete parenti del ragazzo?» chiese con fare annoiato leggendo chissà che cosa sulla sua cartella.

«Sono il suo ragazzo-»

«Sono sua sorella, Roseanne.» intervenì immediatamente la rossa piazzandosi proprio di fronte all'uomo. «Allora, come sta mio fratello?»

Il dottore le lanciò un'occhiata incerta prima di cominciare a parlare. Non poteva ribattere dinanzi un familiare. «Il ragazzo ce l'ha fatta, ma è comunque molto debole ancora per dirlo con certezza. Ha bisogno di restare sotto sorveglianza come minimo l'intera notte per essere sicuri al cento per cento che sia fuori pericolo. Le pillole che ha continuato ad ingerire in quest'ultimo periodo sono droghe estremamente pesanti e nocive per il corpo umano. Una sola in più e Jungkook non avrebbe superato l'overdose, certamente non le avrà prese sotto prescrizione medica.» spiegò velocemente il medico barbuto guardando con consapevolezza e serietà i tre ragazzi rimasti pietrificati dalle sue parole.

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