𝑫𝑰𝑪𝑰𝑨𝑵𝑵𝑶𝑽𝑬

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Un altro giorno era giunto al termine.
Il sole, nella sua grandezza e luminosità, si avvolgeva dolcemente nella coperta blu cobalto dell'Oceano, lasciando spazio all'occhio bianco della luna.
Silenziosa e delicata, si innalzava sulle creste degli alberi rigogliosi che circondavano l'Accademia.
Quell'essere candido, immune alle cattiverie e alle ingiustizie del mondo, sembrò interessarsi a un'anima particolarmente abbattuta quella sera: Anneka, con addosso il suo pigiama estivo, aveva abbandonato l'idea di addormentarsi e aveva deciso di recarsi in palestra, cercando di dare pace ai suoi pensieri scompigliati.
Seduta sulla panca nera dove Dusan era solito lasciare tutte le attrezzature per la boxe, avvolgeva le nocche con del nastro bianco, per evitare di farsi male, mentre gli occhi erano fissi su un punto indefinito della stanza.
Il solo suono udibile era il suo respiro, appesantito dalla frustrazione e dalla rabbia che aveva avvertito nell'istante in cui Edgar aveva preso a raccontarle la verità su di lei.

Aveva sperato così tanto di conoscerla in quelle settimane.
Si era posta così tante domande che finalmente avevano trovato delle risposte esaustive.
Sapeva tutto ciò di cui aveva bisogno, eppure quella sensazione di inadeguatezza non aveva fatto altro che peggiorare.

«Sarò felice di raccontarti tutto ciò che devi sapere, pur essendo consapevole del fatto che non sarai più te stessa. Da questo momento in poi, non riuscirai più a riconoscere il tuo stesso riflesso allo specchio. Tu sarai un insieme di vite, di vissuti dolorosi e piacevoli»

Erano queste le parole con cui Edgar l'aveva avvertita, poco prima di sconvolgerle il mondo.

Non si era mai sentita come tutti gli altri.
Non aveva mai avvertito il mondo nello stesso modo degli altri, ma non ci aveva mai dato peso, perché non si era mai vista come una persona incline a plasmarsi a ciò che la circondava.

Anneka aveva sempre avvertito sé stessa come diversa e adesso ne aveva avuto la conferma: era figlia di uno psicopatico, un uomo che non aveva fatto altro che distruggere tutto ciò che lei aveva meticolosamente costruito.

A causa sua, tutto ciò a cui era legata, adesso, non esisteva più.
A causa di Caym, era diventata una menzogna dalla quale non riusciva a scollarsi.

Ma, nonostante ciò, non era pronta a dire addio a quella vita che aveva creduto sua per ventidue anni.
In quel momento la sua mente, come immagini di un cortometraggio, le mostrò ciò a cui era più affezionata: vide sé stessa da bambina spegnere le candele di ogni compleanno e scartare i regali di ogni Natale che ricordasse.
Sentì attorno al suo corpo, ormai irrobustito dai continui allenamenti, il calore dell'abbraccio che suo padre era solito darle prima di andare al lavoro.
Avvertì la dolcezza con cui sua madre le accarezzava i capelli, poco prima di andare a dormire e la delicatezza con la quale era solita lasciarle un bacio sulla fronte, sussurrandole poi di fare dei bei sogni.
Serrando gli occhi, sentì le lacrime pungere dolorosamente ai lati degli occhi e una strana energia avvolgerle il corpo. Un calore viscerale, unito a una rabbia venale, si impossessò di lei, facendole avvertire una forza mai provata prima.
Sferrò il primo pugno contro il sacco imbottito, sentendo il muscolo del braccio destro bruciare a causa della violenza con cui lo aveva colpito.
Ne sferrò un altro, e poi un altro ancora, facendosi trascinare da quel flusso di energia estremamente intensa: non avvertiva i suoni dei suoi pugni contro il sacco, il rumore incessante dei suoi pensieri e il respiro affannato che aveva preso ad uscirle dalle labbra socchiuse.
Il cuore, nonostante palpitasse rumorosamente nel suo petto, aveva acquisito la stessa frequenza di una foglia trascinata da un torrente.
Anche le gambe presero a muoversi da sole, alternando un ritmo violento con le braccia.

Avvertiva solo un ronzio, lo stesso che si percepisce poco prima che un fulmine colpisca la cima di un albero.
I capelli, sfuggiti dalla coda alta, erano ora appiccicati sulla fronte e sul collo, mentre il sudore freddo aveva preso a colarle lungo la schiena.

ONE OF USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora