𝑷𝒓𝒐𝒍𝒐𝒈𝒐 - 𝑺𝒂𝒏𝒈𝒖𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒎𝒊𝒐 𝒔𝒂𝒏𝒈𝒖𝒆

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𝐏𝐫𝐨𝐥𝐨𝐠𝐨

𝑺𝒂𝒏𝒈𝒖𝒆 𝒅𝒆𝒍 𝒎𝒊𝒐 𝒔𝒂𝒏𝒈𝒖𝒆


La notte iniziò a scendere dolcemente sui boschi, arrivando ad avvolgere la piccola casa in legno tra gli alberi.

Dalle finestre si potevano osservare le lucciole riempire l'immenso giardino che circondava l'abitazione, e dare vita una splendida danza sotto le stelle luminose.

L'uomo dai capelli corvini era seduto su una sedia a dondolo, mentre la moglie soffriva a causa delle doglie: erano passate più di tre ore da quando le si erano rotte le acque e ancora il nulla. L'unico suono che riempiva il silenzio di quella notte erano le urla e le preghiere della donna, affinché il bambino nascesse senza complicazioni.

Edgar, lo stregone, uscì dalla camera da letto, asciugandosi il sudore dalla fronte con un fazzoletto da taschino. I suoi occhi erano velati da un senso di paura e angoscia per ciò che stava per accadere: la nascita di un altro Figlio del Fuoco avrebbe reso l'equilibrio della natura instabile e avrebbe potuto portare a conseguenze disastrose.

Era appunto per questo che l'uomo aveva deciso di abbandonare il bambino nel bosco non appena avesse emesso il suo primo vagito. I lupi lo avrebbero divorato, non lasciando alcuna traccia di lui.

Non avrebbe voluto nemmeno guardarlo in faccia e vedere quali tratti del viso di sua moglie, o del suo, avesse preso: non voleva soffrire più di quanto non stesse soffrendo adesso.

«Sei sicuro di volerlo fare?» sussurrò Edgar alle sue spalle, mentre riempiva il suo bicchiere con del vino rosso. «Potresti darlo in un orfanotrofio, lì se ne prenderanno cura e non verranno mai a sapere nulla.»

«La Congrega mi sta con il fiato sul collo da quando, per nove mesi, non mi sono fatto vedere. Non posso rischiare di farmi scoprire lasciando mio figlio in un posto come quello» rispose deciso, tenendo gli occhi davanti a sé.

«Lasciarlo ai lupi è un errore! Loro conoscono il sapore di ogni essere vivente, credi che assaggiando quello di tuo figlio, non sapranno da dove proviene?» continuò Edgar nervoso.

«Sarà già morto quando lo mangeranno.»

«Ti prego pensaci, per l'amore che nutri per tua moglie!»

L'uomo non fece tempo a ribattere che un urlo squarciò l'aria, seguito da un pianto simile a un canto di sirena. Si avvicinò cauto alla porta della camera da letto, non ascoltando le suppliche dello stregone dietro di lui.

Sentire quel pianto, gli aveva fatto tornare in mente tutte le sensazioni che aveva provato alla vista di colei che adesso era diventata sua moglie: era felice, una gioia che non provava da tempo e che si mostrava in una lacrima, che prese a scendere lungo la guancia coperta di barba incolta e cicatrici.

Aveva dimenticato che cosa si provasse a piangere, a sfogarsi senza far del male agli altri.

Aveva dimenticato cosa significasse sentirsi padre.

«È una femmina» disse Edgar, guardando l'uomo negli occhi e mettendosi tra il letto e la sua figura «Non farlo... P-posso fare un incantesimo di occultamento! Posso coprire ogni traccia del tuo sangue! La Congrega non verrà mai a sapere nulla!»

«Fallo...» aveva sussurrato la donna, con il viso stanco e sudato.

I suoi occhi si spostarono dal volto dello stregone a quello del marito «Possiamo farcela» disse, allungando una mano. «Insieme.»

L'uomo si avvicinò al letto, accarezzandole dolcemente il viso e posando un bacio sulla sua fronte.
Aveva ragione, potevano farcela.
Loro, insieme, potevano fare tutto.
Sentì dei movimenti sotto il suo petto e vide un piccolo fagotto, i cui occhi nocciola leggermente socchiusi lo fissavano, scrutando ogni singolo angolo del suo viso.

«È bellissima» sussurrò. «Assomiglia a te amore, guarda...» continuò, accarezzando la piccola mano della bambina.

Gli strinse l'indice con le sue piccole dita, portandolo istintivamente vicino al viso.
A quel tocco, una speranza si accese nel cuore tetro dell'uomo.
Una speranza che lo avrebbe portato alla conquista dell'oggetto proibito.
Una speranza che lo avrebbe portato alla conquista del potere assoluto.

ONE OF USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora