𝑽𝑬𝑵𝑻𝑰𝑫𝑼𝑬

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Al centro della sala troneggiava un meraviglioso lampadario in cristallo, i cui pendenti erano simili a fiocchi di neve incagliati tra i rami di alberi spogli, sorretto da un tetto completamente decorato con rappresentazioni della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Era risaputo, ormai, che la famiglia di Edgar non solo fosse una delle più ricche ma anche una delle più colte, da cui discendevano i migliori maestri di arte e di cultura.
Ovviamente Atlas era stata un'eccezione che aveva appreso da Edgar, per poi tramandare le sue conoscenze di conseguenza.
Sotto il lucernario, si apriva un'enorme tavola rotonda, decorata con una splendida incisione che rappresentava la mappa di tutta Insperia, in ogni suo minimo dettaglio.

Vittima, però, dell'usura del tempo e dai tocchi delle molteplici persone passate per quella stanza, era ormai rimasta traccia solo di alcuni colori, quali l'azzurro e il verde, che stavano ad indicare la vegetazione e i percorsi d'acqua presenti. Il resto era un disegno inciso con lo stesso spessore di una penna.

Notando la maestosità presente in quel locale, non soltanto a livello di mobili ma anche di affreschi e drappeggi, Theon e Helene ebbero la sensazione che quella fosse la famosa Sala degli incontri, ovvero una di quelle stanze che Edgar apriva in occasioni speciali.

E quella lo era sicuramente.

«Viene aperta solo se succede qualcosa di potenzialmente minaccioso per il regno» aveva confessato una volta, spiegando la struttura dell'Accademia.

Attorno alla tavola, enormi sedie in legno massiccio, imbottite con cuscini in pelle sia nello schienale che nella seduta, davano le spalle ad ampie vetrate, dalla quale era possibile vedere lo strapiombo ricolmo di vegetazione su cui affacciava quell'ala dell'Accademia.

La più grande di esse, simile a un trono, era occupata da Cassian.

Helene lo osservò e per quanto fosse cambiato nel tempo, per quanto si fosse riempito di tatuaggi e anelli, adottando uno stile più piratesco che principesco, quando sollevò gli occhi e le sorrise, vide lo stesso bambino che aveva conosciuto un tempo.
Senza rendersene conto, si mosse velocemente verso di lui e si avvinghiò al suo corpo, abbracciandolo e assaporando quell'odore familiare di pino e incenso.

Cassian, dal canto suo, affondò la testa tra i suoi capelli e inspirò profondamente.

«Mi sei mancata» disse, lasciandole un bacio sotto il lobo dell'orecchio.

Helene sorrise, rispondendo con un Anche tu soffocato nel suo petto muscoloso.

Chiunque li vedesse, aveva come la sensazione di osservare due amanti che erano stati lontano per troppo tempo e che, finalmente dopo varie peripezie, si erano rincontrati.
Il modo dolce con cui Cassian accarezzava i capelli ad Helene e il sorriso con cui lei ricambiava quel gesto, in realtà, nascondeva un'amicizia nata decenni e decenni prima.

Molti anni prima, Insperia

Atlas continuava a indicare con una bacchetta in legno delle parole in latino sulla lavagna, scritte con del gesso bianco.
La sua voce arrivava ovattata alle orecchie di Cassian, il cui sguardo era rivolto fuori dalla finestra, principalmente a quella ragazza che aveva visto girovagare molto spesso per i corridoi del suo castello.

Solitamente, durante l'estate, tutti i ragazzi che erano chiamati a studiare in inverno alla corte, tornavano dalle proprie famiglie, facendo cadere così in un silenzio tombale la sua dimora. Ma quell'anno era stato diverso.

Con lui, oltre a Levi, c'era anche una ragazza.
Una ragazza dai lunghi capelli castani e dagli occhi verdi che gironzolava con un pesante grimorio sottobraccio e che cercava di praticare magia senza riuscirci.
Cassian aveva da sempre avuto un'anima pura e gentile e come tale era capace di percepirne di simili, instaurando un rapporto di amicizia con una simile alla sua.
Ma con lei, percepì qualcosa di diverso.
Qualcosa che andava ben oltre un sentimento di amicizia.
Era attrazione, e per la prima volta in vita sua, si sentì affascinato da qualcosa che non gli fosse già stato predestinato.

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