𝑻𝑹𝑬𝑵𝑻𝑼𝑵𝑶

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𝑻𝑹𝑬𝑵𝑻𝑼𝑵𝑶



La primavera era sbocciata nell'esatto momento in cui Shaedis era venuta al mondo.
Il sole si era spogliato delle nuvole spesse e brontolone, vestiti pesanti che utilizzava per proteggersi dal gelido inverno, avvolgendo le giornate in un ritmo più tranquillo e caloroso.
Aveva asciugato pian piano tutta la neve accumulatasi sull'enorme giardino che circondava l'abitazione, permettendo ad alcuni fili d'erba coraggiosi di emergere dalla terra scura.

Alcune margherite si erano svegliate in quei campi brulicati dai cavalli, appartenenti alla famiglia Wallace da diverse generazioni.

«La mamma sta bene?» continuava a ripetere Levi, saltellando da una parte all'altra della casa, seguendo Edgar come un'ombra insegue il proprio corpo.

Lo stregone, il cui sorriso non aveva abbandonato le labbra nemmeno per un attimo, aveva preso un borsone in pelle e, al suo interno, adagiato alcuni abiti comodi sia per sua moglie che per sua figlia.
Era diventato padre, per la seconda volta.

«Sì Levi, stai tranquillo» rispose in modo dolce.

«Ma quando posso vederla?» chiese ancora, arrampicandosi sul letto matrimoniale e sedendosi accanto a quel bagaglio. «Sono stato tutto il tempo al Castello ad allenarmi con Atlas, è da tanto che non la vedo e mi manca» disse, arrossendo di conseguenza per ciò che aveva detto, «però non tanto... Cioè sono grande ormai» continuò, incrociando le braccia al petto.

Edgar gli accarezzò il capo, scompigliandogli ulteriormente i capelli leggermente mossi.

«Lo so» disse, «ormai sei un ometto e come tale devi cambiare i tuoi vestiti. Non vorrai che la sorellina ti veda conciato in questo modo» si inginocchiò davanti a lui, indicando gli indumenti che usava per le sue lezioni di equitazione, sporchi di fango.

Levi scosse la testa deciso, scendendo dal materasso e fiondandosi verso il bagno.

Felicia, la donna che si occupava di gestire la tenuta di Edgar, gli aveva riempito di acqua calda la vasca in ottone, sfregato le unghie di mani e piedi, sciacquato i capelli con olio a base di miele e vestito con abiti puliti che il giorno prima aveva lavato e stirato.
Davanti allo specchio, Levi si lisciò addosso il completo che aveva scelto per quell'occasione: un pantalone e una casacca in cotone beige, con alcuni ricami lineari in bianco.

«Levi, sei pronto?»

Urlò Edgar dal piano di sotto, facendo scendere velocemente il bambino dalle scale.

«Quante volte ti ho detto di non correre?» lo rimproverò, afferrando il borsone.

«Tante!» rispose sorridendo beffardo, prima di voltarsi dalla parte opposta. «Devo prendere una cosa!»

«Ti aspetto in carrozza»

Uscì dalla porta presente in cucina, dalla quale erano soliti scaricare merci e altri beni per la casa, recandosi alla piccola serra che sua madre aveva da sempre curato.

Afferrò il piccolo coltellino regalatogli da Atlas, tagliando alcuni dei boccioli di tulipani più belli, preparando un mazzo colorato.

Inoltre, prese un piccolo giocattolo che aveva intagliato un po' di mesi prima, conservandolo per quel fatidico giorno: era un piccolo cervo, con tanto di corna e posa fiera.

Non era perfetto, ma era pur sempre un regalo per la sua sorellina.

Sentì nuovamente il suo nome in lontananza e si affrettò, stando attento a non sporcarsi con il fango.
Emozionato, si sedette sulle poltrone morbide di quel calesse, osservando casa sua farsi sempre più distante.

ONE OF USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora