𝑺𝑬𝑫𝑰𝑪𝑰

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Da quel giorno le cose cambiarono per tutti.

L'Accademia non sembrava più essere un campo estivo per giovani apprendisti: ogni ragazzo e ragazza giunto lì per imparare a gestire i propri poteri, veniva adesso istruito secondo le leggi militari di Insperia.
Non era più una scuola, ma una fabbrica di soldati pronti a combattere contro Caym.

Edgar se ne stava in piedi difronte la finestra del suo ufficio e osservava tutto con estrema attenzione. In mano reggeva il suo solito bicchiere di whiskey e, tra l'indice e il medio adornati con due anelli in oro e pietre preziose, un sigaro sottile acceso.
Sulla scrivania perfettamente ordinata, una lettera proveniente da Insperia lo avvisava che presto il Principe gli avrebbe fatto visita.

Tutto si stava ripetendo con uno schema ben preciso, che non si discostava dalle volte precedenti.
Ancora una volta Caym era giunto nelle loro vite con il solito effetto sorpresa, portando via con sé un'amica come se fosse un souvenir.
Da quando avevano deciso di adottare quella soluzione, non avevano fatto altro che arrivare sempre un passo dopo rispetto a Caym. Adesso, che si erano illusi di essere molto più avanti rispetto a lui, li aveva colpiti in modo estremo e molto più da vicino: non si era mai spinto fino a tanto e, per non averlo predetto, Edgar si sentiva impotente.
Nonostante avesse cercato di mantenere tutto sotto controllo, di istruire al meglio quei ragazzi senza dargli alcuna preoccupazione che un giorno avrebbero dovuto mettere in atto ciò che avevano appreso; nonostante avesse provato a seguire uno schema diverso, era giunto solo a una conclusione fallimentare.

Adesso, si trovava ad allenare soldati e non giovani maghi, come aveva sempre fatto.

Tutti i buoni propositi con cui aveva dato inizio a questa nuova sessione in Accademia, sembravano svaniti; il suo piano di mantenere una certa linearità negli avvenimenti era andato a monte, come anche la volontà di non commettere gli stessi errori del passato.
Si trovava immerso nel buio della sua stessa inettitudine, difronte al suo riflesso completamente martoriato da tutti quegli anni di lotta che parevano non avere fine.

Aveva creduto che quella volta fosse diversa, che mai Caym si sarebbe spinto fino a tanto. Ma aveva sbagliato.

Quel demone, che un tempo era stato suo amico, adesso se ne stava lì, dietro le sue spalle, con un coltello dalla lama affilata puntato alla gola, mentre un sorriso alzava gli angoli delle sue labbra sottili. Era pronto ad attaccarlo in qualsiasi momento, senza esitazione.
Ed Edgar lo sapeva bene.

Immerso nei suoi pensieri, non si accorse che Theon era entrato dalla porta del suo ufficio e si era fermato al centro del tappeto persiano. Teneva le mani dietro la schiena e il petto dritto, mentre gli occhi erano fissi davanti a lui.
Sulla mascella perfettamente scolpita, un accenno di barba incolta rendeva il suo viso ancora più stanco e marcato e i capelli biondi, divenuti lunghi fino sopra le spalle, erano lasciati liberi con solo i due ciuffi ai lati del viso legati in delle piccole trecce, così che non gli dessero fastidio.

«Novità?» proruppe l'uomo, spegnendo il sigaro sul portacenere in marmo rosso.

«Ancora nessuna, siamo in attesa che si sveglino»

Rispose il ragazzo, schiarendosi la voce.
Edgar si voltò lentamente verso di lui, tenendo lo sguardo fisso nei suoi occhi: la sua negligenza si era ripercossa su suo figlio e su Anneka.

Se solo non gli avesse fatto leggere quel messaggio, Levi non sarebbe mai stato così ostinato a voler parlare con Caym.
Se solo avesse raccontato tutto ad Anneka il primo istante in cui aveva messo piede in Accademia, non sarebbe mai fuggita.
Forse, sarebbe anche arrivato a salvare quella che lei credeva essere sua madre.

ONE OF USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora