𝑸𝑼𝑰𝑵𝑫𝑰𝑪𝑰

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La luna splendeva alta in quel cielo di fine luglio.
I suoi raggi freddi illuminavano tetramente la strada ad Anneka, la quale aveva da poco lasciato il bosco fitto e rigoglioso, immettendosi in quella che le sembrava la via principale per raggiungere Lostwinter.
Il rumore delle onde del mare sulla battigia le arrivava ovattato alle orecchie, e una leggera aria frizzantina aveva preso a scontrarsi con la sua pelle sudata.
Aveva corso molto per arrivare lì e adesso sentiva il petto esplodergli per lo sforzo a cui aveva sottoposto il suo corpo. I capelli le si erano appiccicati alla fronte a causa del sudore e le guance avevano assunto un colore simile alle rose rosse.
Non si spiegò se fosse per quell'aria fredda o per l'ansia che l'aveva accompagnata durante la fuga, ma avvertì dei brividi che la costrinsero a stringere le braccia al petto.

Erano da poco passate le 23 e Lostwinter sembrava stranamente taciturna: non vi era stata nessuna macchina che era entrata o uscita dalla città e la vegetazione attorno a lei sembrava essere stata colpita da un mutismo inverosimile.
Gli alberi parevano spettatori silenziosi, posizionati nei loro palchi teatrali ad attendere che lo spettacolo iniziasse.

Vi era qualcosa di strano e Anneka lo avvertiva sulla pelle.

I suoi passi, appesantiti dagli anfibi neri, si poggiavano velocemente sull'asfalto e i suoi occhi saettavano in ogni direzione.
Quell'atmosfera così tenebrosa la metteva a disagio e sentiva come se ci fosse qualcosa di pericoloso in agguato, nascosto in quel silenzio assordante.
Più di una volta aveva preso a guardare dietro le sue spalle, per vedere se qualcuno la stesse seguendo.

Ma nulla.

Il silenzio era il suo unico compagno di viaggio.

Arrivò velocemente al centro della piazza dove, poche settimane prima, aveva ammirato la stravagante varietà di librerie presenti; notò come l'acqua della fontana scendesse più lentamente rispetto al suono che produceva e come le luci dei lampioni presenti avessero preso a sfavillare nell'esatto momento in cui si era fermata.
Percepiva una staticità ambigua, come se tutto fosse costretto a rimanere fermo.
Ma Anneka non si fece condizionare da quelle sensazioni.
Aveva un obiettivo preciso e sarebbe arrivata fino in fondo.

Stringendo l'impugnatura della spada che aveva deciso di infila tra la cintura e il pantalone, cercò la via più vicina per raggiungere casa.
Si ricordò del vicolo in cui sua madre aveva iniziato a costruire lo studio di veterinaria e, voltando verso destra, imboccò una via stretta che via via si fece sempre più angusta, come se le case circostanti premessero sempre di più l'una all'altra.
Arrivata alla fine dovette strusciarsi contro le pareti come una lucertola all'interno di un'insenatura tra le pietre per riuscire ad uscire da quella strada, ritrovandosi difronte a un'altra strada. Le luci balenarono leggermente e, voltandosi indietro, notò come l'oscurità avesse inghiottito l'ambiente che la circondava: poteva solo procedere in avanti.
Inspirò profondamente e, mantenendo la calma, aguzzò vista e udito verso a qualsiasi tipo di suono o ombra che la insospettiva.

"Se pensi di avere paura, avrai paura"

La voce di suo padre le venne in mente, riportandola indietro a quando era bambina.
Ricordò di come l'albero accanto alla sua finestra, durante i temporali, avesse la tendenza a trasformarsi in un mostro dalle mille braccia lunghe e ispide, pronte ad infilarsi sotto al suo letto e a trascinarla via con sé.
Quando una notte aveva preso ad urlare con tutto il fiato che aveva in corpo, il padre era arrivato in suo soccorso, al pari di un cavaliere dall'arma lucente, e le aveva fatto notare come in realtà fossero solo dei tralci spogli.

Nonostante adesso fosse cresciuta, la speranza che il padre uscisse da un angolo di quella via e la svegliasse da quell'incubo si era nuovamente accesa: sperava con tutta sé stessa che quella storia finisse quella sera, così da dimenticare la vacanza da incubo che era costretta a vivere e tornare alle sue vecchie abitudini.

ONE OF USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora