𝑫𝑰𝑪𝑰𝑨𝑺𝑺𝑬𝑻𝑻𝑬

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Un mese prima

Paura.
Dolore.
Freddo.

Erano queste le sensazioni che Anneka percepiva in quel momento.
Immersa in quell'oscurità indefinita, avvertiva il corpo fluttuare come steso tra le onde dolci dell'oceano, lasciando che quella immensa distesa blu cobalto le cullasse l'anima. Teneva gli occhi aperti, fissi in quell'infinito che si apriva sopra di sé: un miscuglio di colori, dal bianco al rosso più acceso, danzavano come nuvole mosse da un vento burrascoso che non le era permesso di sentire.
Lasciò che lo iodio le entrasse nei polmoni attraverso dei respiri profondi, mentre le mani si muovevano in modo circolare sulla superfice nitida e fresca.

Non sentiva nulla.

Era come se la sua coscienza si fosse spenta, donandole una sensazione di pace e tranquillità.

Non aveva alcuna domanda che le frullava nella testa.
Nessuna paura a tormentarle il cuore.

Semplicemente si sentiva libera dal fardello di preoccupazione e frustrazione che aveva dovuto sopportare in quelle settimane: stare per sempre in quell'indefinito non le sarebbe dispiaciuto. Sarebbe stata lontana da tutto e da tutti, non sarebbe più dovuta tornare in Accademia e rivedere Edgar; non avrebbe più dovuto nascondere quei gracili sentimenti che provava per Theon e reprimere la curiosità nei confronti di Levi.

Ma purtroppo, era solo una mera fantasia.

Sapeva, nel profondo del suo cuore, che fuggire non era un'opzione da considerare.
Non era un'opzione che lei poteva considerare: in quell'esatto momento ebbe la certezza che qualunque cosa fosse successa, qualunque cosa avesse fatto per sfuggire da responsabilità a lei ancora ignote, non sarebbero servite ad allontanarla da quel mondo che l'attraeva a sé sempre di più.
Improvvisamente, il cielo colorato da numerose sfumature si spense, trascinandola nel buio più totale.
Avvertì come una pressione spingerla verso il basso, immergendola in quell'acqua divenuta gelida, tanto da non permettere di avere più il controllo sul suo corpo. Un paio di occhi azzurri e un sorriso sinistro che aveva già visto precedentemente le si materializzò a pochi centimetri dal viso, inchiodandola in quel mare che piano piano aveva acquisito la stessa consistenza del ghiaccio.

"Non potrai sfuggirmi per sempre. Presto sarai mia"

Le sussurrò all'orecchio, tanto che quella voce sembrò stringersi attorno alla gola, facendole fuoriuscire dalle labbra le ultime bolle di ossigeno che aveva trattenuto.
Anneka cercò di dimenarsi, allontanando da lei quella strana figura, fino a che non avvertì un ronzio farsi sempre più forte.
Il suo corpo non era più immerso nel ghiaccio e i suoi occhi non fissavano più un infinito tetro.
Una luce soffusa era tutto ciò che riusciva a vedere adesso.
Il mosaico sopra la sua testa e l'odore di disinfettante le fecero capire che non si trovava in quello luogo strano.

«Anneka, sono Helene, riesci a sentirmi?»

La voce della ragazza le arrivò ovattata alle orecchie.
La mano calda e morbida dell'amica le accarezzò la fronte, togliendole i capelli appicciati dal sudore.

Il suo respiro era estremamente affannato; sentiva male ovunque e un bruciore costante alla spalla e al braccio destro, la costrinsero a voltare lo sguardo verso di esso: la pelle era rossa, come se si fosse scottata con dell'acqua bollente, e una lunga cicatrice biancastra segnava il percorso dal polso fin sotto la spalla. Su di questa, segni di denti aguzzi erano ben visibili e delle vene pulsanti continuavano a irradiare un dolore costante.
I ricordi le balzarono davanti agli occhi come lampi di luce improvvisi, ricordandole cosa fosse successo.
Senza pronunciare una parola, chiuse gli occhi e inspirò profondamente cercando di reprimere le lacrime che le pungevano i lati degli occhi.

ONE OF USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora