𝑽𝑬𝑵𝑻𝑰𝑻𝑹𝑬 - 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒅𝒖𝒆

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𝑽𝑬𝑵𝑻𝑰𝑻𝑹𝑬 
𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒅𝒖𝒆

Anneka aprì improvvisamente gli occhi, sollevando la schiena dal terreno morbido sulla quale era atterrata. Simile a quella volta in cui si era ritrovata nell'antica Roma, all'interno delle prigioni del Colosseo, la ragazza venne catapultata in un altro ambiente a lei estraneo.

E non perché fosse passato o futuro nel tempo.

Il luogo in cui si trovava era surreale.

Il suo corpo era adagiato su una distesa di erba rigogliosa che si perdeva in un infinito; il manto verde, rifletteva la luce calda del Sole, tramontato e lontano. Una folata di vento caldo alzò degli sfortunati petali di margherite, che le colpirono dolcemente il viso.
Sollevò gli occhi scuri ritrovandosi, al posto del cielo imbrunito, la Via Lattea illuminata dalle sue stesse stelle mentre la luna, piena e vigorosa, si godeva lo spettacolo in disparte, adagiata su due nuvole scure.

Delle rovine antiche, di diversa forma e misura, erano sparse per l'ambiente e, da una di queste, intravide una figura. In penombra, snella e alta, scese a saltelli da un vecchio tempio greco demolito, raggiungendola velocemente.

«Credevo di averti persa!» urlò Levi dal fondo della collina su cui si trovava lei.

Anneka si alzò, pulendosi dall'erba che le si era attaccata sulle cosce nude.
Quando aveva indossato il vestito, non si era accorta dei due profondi spacchi presenti rispettivamente su ogni gamba. In piedi, il suo corpo era totalmente coperto, ma bastava muoversi per permettere alla pelle di fuoriuscire dal tessuto morbido.

«Non dirmi che ti sei preoccupato per me» cantilenò Anneka.

Ogni volta che si trovava in una situazione stressante, Anneka cercava di sviare l'ansia attraverso l'ironia. Solitamente riusciva a scatenare l'ilarità da parte del suo interlocutore, ma in quel momento, ebbe la sfortuna di essere in compagni di Levi Wallace, l'essere privo della capacità di divertirsi.

«Mai» rispose alla sua affermazione, rivolgendo lo sguardo verso l'orizzonte.

Si portò una mano sulla fronte, per poter riparare le sue iridi dai raggi luminosi.

«Non abbiamo molto tempo» disse semplicemente, rivolgendosi poi verso di lei. «Stai al mio passo e non allontanarti per nessuna ragione» le ordinò, scendendo dalla collina.

Il suo sguardo attento saettava ovunque, osservando ogni angolo e ombra di quell'ambiente che, ad Anneka, apparve completamente desolato.
Non le sembrava che ci fossero altre persone oltre a loro due, per questo non comprese la sua fretta fino a quando non vide una freccia passarle davanti agli occhi e conficcarsi sull'albero che aveva alla sua sinistra.
Non fece in tempo a girarsi per capire chi fosse stato che Levi l'afferrò per il braccio, iniziando a correre.

Ogni passo che compivano verso i cespugli più alti era una freccia conficcata nel terreno.
L'ambiente, che fino a pochi secondi prima raffigurava un semplice tramonto, si trasformò presto in un luogo tempestoso, cupo e inquietante.
Pioggia, fitta e funesta, cadeva su tutto ciò che incontrava nel suo percorso, inclusi loro due.

L'acqua dolciastra cadeva talmente forte, che Anneka non riusciva più a vedere Levi, nonostante la stesse tenendo per mano. Cercò di riparare gli occhi con il braccio, ma con scarsi risultati.
L'abito le si appicciò al corpo, rendendo i suoi movimenti più lenti e impacciati.

«Si può sapere cosa sta succedendo?» urlò, sperando che il ragazzo la sentisse, mentre si immettevano all'interno del bosco fitto.

Corsero fino a quando non trovarono riparo in una casa abbandonata e dal tetto spiovente. Al centro di questo, piccoli buchi permettevano all'acqua di entrare, creando così una piccola pozzanghera, formatasi attorno a una candela.
Anneka osservò l'ambiente, riconoscendolo come il luogo che aveva sognato la notte precedente.

ONE OF USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora