𝑻𝑹𝑬𝑵𝑻𝑨𝑸𝑼𝑨𝑻𝑻𝑹𝑶

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SPAZIO AUTRICE

Buon pomeriggio miei cari lettori, come state? Spero vi stiate godendo il mare, il sole e le vacanze! ❤️
Ormai ho preso gusto a scrivere lo spazio autore all'inizio e così farò, essendo che non sono di molte parole. ❤️
Vi dico solo che non mi sono dimenticata della promessa che vi avevo fatto, infatti troverete una piccola sorpresa all'interno di questo capitolo 😏

Vi ringrazio per il vostro supporto, buona lettura!

-imsarah_98

𝑻𝑹𝑬𝑵𝑻𝑨𝑸𝑼𝑨𝑻𝑻𝑹𝑶

Osservava quella strana teiera fischiettare allegramente con la testa inclinata verso destra.
Stringeva attorno a sé una vestaglia che Shaedis le aveva fatto trovare sul letto, insieme a un cambio per la notte e la mattina successiva.
Non indossava intimo e la camicia da notte era fin troppo leggera e trasparente per camminare solo con quella per casa. I piedi erano avvolti in delle pantofole alte, imbottite con pelo vero.
Non le era mai piaciuto indossare pelliccia o pelli vere nel corso della sua vita, ma in quel momento non poteva fare altrimenti se non voleva dover amputare i piedi per ipotermia.

Una volta che il fischiettio raggiunse la sua nota più alta, Anneka afferrò un panno da cucina e versò, in una tazza decorata in ceramica, la sua acqua bollente, immergendo poi una piccola bolla di metallo contente delle erbe aromatizzate che, lentamente, rilasciarono la loro essenza, colorando l'acqua di un giallo scuro.

Attenta a non scottarsi le dita, le avvolse attorno alla tazza e si diresse verso il piccolo divanetto posto sotto un'enorme finestra nella sala principale.
Tutte le candele erano spente e l'unica fonte di illuminazione erano i lampioni che circondavano l'abitazione, rischiarando la neve candida che cadeva copiosa, accarezzando il terreno sottostante.

Il silenzio regnava sovrano, interrotto ogni tanto dallo scoppiettio del fuoco presente nel camino.

Anneka inspirò profondamente, gustandosi quel thè senza zucchero, in un'epoca troppo lontana dalla sua quotidianità e in completa solitudine.

Non aveva visto né Shaedis né Levi per tutta la giornata e questa le aveva dato la possibilità di gironzolare per casa, facendo la cosa che più le riusciva meglio: curiosare.

Era entrata in ogni stanza, scoprendo che alcune di esse erano chiuse a chiave.
Aveva intravisto gli alloggi della servitù, la cucina e fatto insegnare dalla domestica come utilizzare quella teiera.
In lontananza aveva scorto un gazebo inutilizzato, coperto da neve e ciuffi d'erba coraggiosi, oltre che dei rami completamente essiccati di rose rampicanti.

La stanza che più l'aveva incuriosita era quella in cui si trovava in quel momento: una libreria incastonata all'interno del muro, conteneva una quantità innumerevole di libri, accanto dei soprammobili.
Proprio sopra il camino, un piccolo cervo inciso nel legno era accompagnato da una foto completamente sbiadita: delle gocce ne avevano cancellato i visi, lasciando intravisti solamente le sagome e qualche spruzzo di colore.
Nonostante fosse rovinata, era stata incorniciata con estrema cura.

Al centro di quell'ambiente, un pianoforte mai utilizzato.
I tasti avevano ancora la pellicola di protezione e non erano stanti ancora accordati.

Un tappeto persiano copriva il parquet scuro, leggermente rovinato.

Tutti quei dettagli erano stati immagazzinati nella sua memoria, come ogni cosa in quell'ultimo periodo.

Inspirò nuovamente sorseggiando quella bevanda calda, e leccandosi di conseguenza le labbra.

ONE OF USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora