𝑽𝑬𝑵𝑻𝑰𝑻𝑹𝑬 - 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒖𝒏𝒐

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𝑽𝑬𝑵𝑻𝑰𝑻𝑹𝑬 

𝑷𝒂𝒓𝒕𝒆 𝒖𝒏𝒐

*la tastiera non mi ha permesso di scrivere Ventitré nel modo corretto* 

Delfi, 1200 a.C

Il sole, unito in un abbraccio con l'orizzonte, illuminava la città assopita dopo una giornata di duro lavoro.

I pastori riportavano in casa le bestie, mentre le donne si apprestavano a preparare la cena con il pescato del giorno.
I più ricchi si riunivano, invece, in banchetti ricchi di vino e agnelli ben cotti, mentre delle ballerine muovevano i fianchi a ritmo di lira, provocando con i gioielli, con cui erano solite adornare la loro pelle mulatta, dei dolci tintinnii e creando la giusta atmosfera per una serata ricca di risate e divertimento.

Levi se ne stava seduto poco lontano dalla sua abitazione, mentre accordava la cetra attentamente, accompagnato dal dolce sussurro delle onde che si infrangevano sulla battigia.
Lo iodio si faceva spazio nelle sue narici, permettendo così al suo petto di rilassarsi ad ogni respiro.

Il torace nudo e piatto, decorato da una semplice collana di pietruzze turchesi, veniva baciato dal sole caldo e ormai dormiente; le braccia, leggermente muscolose, abbracciavano la lira, mentre le gambe erano incrociate e coperte da una semplice gonnellina in tela beige.

Finalmente, dopo diverso tempo, erano riusciti a stabilirsi in periferia della città di Delfi, conosciuta principalmente per l'oracolo e il tempio più importante dedicato al dio Apollo.
Nonostante fosse stata una scelta ardua, dato il continuo via vai di gente e la confusione persistente durante la giornata, Levi e Anneka avevano comunque mantenuto un basso profilo, acquistando per poche dracme quella casa, costituita solo da quattro mura e un tetto di paglia.
Dentro di essa non c'era assolutamente nulla, se non un piccolo spazio dove stendere pelle di mucca come brandina e della lana di pecora per coprirsi dall'umidità che, nella notte, saliva dal mare. Il fuoco non poteva rimanere acceso a lungo, dato che poteva attirare non solo predatori ma anche saccheggiatori, e il cibo dovevano procacciarlo ogni giorno, non volendo girovagare nei marcati giornalieri, per evitare di essere scoperti.
Possedevano solo due scodelle in ceramica su cui mangiavano, dei bicchieri in rame e una sorta di intruglio formato da olio di ulivo e timo che utilizzavano come bagnoschiuma.

Se, poche settimane prima, non fossero stati minacciati dalla presenza di Caym che si faceva sempre più vicina, sarebbero ancora distesi tra le morbide lenzuola di lino della loro casa a Londra, nel 1890.
Lì avevano luce, acqua calda e domestici pronti a servirli in qualunque momento.

Ma, se avessero tenuto almeno un po' alle loro vite, sarebbero dovuti rimanere in quel luogo ancora a lungo.

A questa paura costante di essere trovati, bisognava unire anche gli strani comportamenti che Levi avevano notato in Anneka nell'ultimo periodo.
Più volte aveva riscontrato degli episodi di sonnambulismo o l'aveva sentita delirare nel sonno; per non parlare di quella volta in cui si erano ritrovati nella Russia del 1907, nel bel mezzo di un combattimento tra menscevichi e bolscevichi.
Più volte, ormai, episodi di perdita di controllo del potere da parte di Anneka si erano manifestati ed era principalmente per quel motivo che, Levi, aveva deciso di stabilirsi per un po' in un luogo dove avrebbero potuto riposare indisturbati. L'Antica Grecia era lontana nel tempo e per nulla scontata.

Spesso, però, si era soffermato a pensare a delle possibili motivazioni che avevano spinto Anneka ad avere tali comportamenti, arrivando alla conclusione che la semplice paura non bastasse. Forse la preoccupazione del loro invecchiamento inesistente, che li spingeva a spostarsi dopo anni; o forse il semplice fatto che erano solo loro due da fin troppo tempo.
Da quando avevano iniziato questa fuga, avevano preferito non instaurare alcun rapporto di amicizia con altre persone esistenti in una determinata epoca storica, per evitare sia ripercussioni nel futuro e sia per non permettere a Caym di trovarli con più facilità.

ONE OF USDove le storie prendono vita. Scoprilo ora