Un anno

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I Capitolo

Il sole splendeva su Vanaheimr, uno dei più importati tra i nove mondi. Vanaheimr è il mondo in cui risiedono le divinità della fertilità, lo stesso mondo da cui proviene la grande madre Freya e la stessa regina Frigga. In quel mondo tutti si vantano di essere altruisti con il prossimo, affermando che è uno dei valori intrinseci alla vita stessa e che come tale, debba essere sempre perseguito.

Tuttavia la verità nascosta nell'ombra di quel mondo è ben diversa. In realtà nessuno muove un muscolo per aiutare chi ne ha davvero bisogno, se non ci sono tante persone che assistono e che possono confermare che quella buona azione è stata compiuta. Insomma tutte le azioni buone vengono fatte per i motivi sbagliati. Nessuno è diverso da questo scenario, perché tutti non cercano altro che approvazione o vicende per tornaconti personali e la famiglia di Liv non è diversa.

Il signor Terje faceva parte di una antica famiglia nobile che vantava la discendenza più invidiata da tutti: quella che deriva direttamente dalla grande madre fertile, creatrice di tutti i mondi, Freya. Era sempre stato educato ad essere il migliore in qualsiasi cosa e fin da piccolo gli era stato detto di avere una grande responsabilità sulle sue spalle, avrebbe dovuto far continuare la discendenza della famiglia a qualsiasi costo. Proprio per questo motivo gli fu imposta una sposa quando era ancora molto giovane.

La ragazza, di nome Else, era anch'ella di buona famiglia anche se non poteva vantare gli stessi natali del giovane Terje. Tuttavia era sempre stata molto apprezzata dalla buona società per le sue innumerevoli doti artistiche e per i suoi modi praticamente perfetti. Fu grazie a questa nomea, che riuscì ad entrare nelle grazie della famiglia di quello che sarebbe diventato, pochi anni dopo suo marito, riuscendo ad accaparrarsi il matrimonio più ambito da molti secoli.

Per le stesse ragioni, anche Liv era stata cresciuta affinché si sposasse e continuasse la nobile discendenza della famiglia del padre e proprio come lui anni prima, la giovane non poteva avere nessuna opinione al riguardo, era semplicemente un obbligo che andava assecondato.

Quella mattina soleggiata di primavera, di un anno non specificato, Liv si era alzata come sempre molto presto. Dopo solo qualche istante per cercare di mettere a fuoco l'intera stanza, prese il campanellino che aveva sempre a portata di mano vicino al letto e lo sventolò delicatamente, facendolo suonare. Grazie a quel suono la domestica che era fuori la sua porta, entrò e iniziò la solita routine mattutina. Quella donna conosceva Liv da quando era nata, infatti era sempre stata lei ad accudirla e prendersene cura, e aveva continuato a farlo anche quando la piccola bimba era diventata una giovane donna.

Come tutti i giorni mentre la donna preparava la vasca con acqua cada e petali di rose, Liv si sedette alla toletta a pettinare i capelli per evitare che si annodassero. Quando si immerse nell'acqua, costatò che era della temperatura perfetta come solo la sua domestica sapeva fare. Si rilassò mentre la donna aiutata da un'altra cameriera le lavava braccia e gambe. Purtroppo quel bel tepore non poteva durare a lungo perché c'erano degli orari abbastanza precisi da dover rispettare, così quando si alzò dalla vasca la domestica le avvolse un telo intorno a tutto il corpo per asciugarla. Così mentre Liv continuava a strofinare quella stoffa sulla pelle per eliminare le goccioline d'acqua ancora presenti, le due domestiche le prepararono l'abito che avrebbe indossato quella giornata.

Poco dopo si svolse il solito rito di vestizione che la giovane tanto odiava, non capiva infatti il motivo del non potersi vestire da sola, ma quelle erano le regole e lei le rispettava. Quando si vide allo specchio, per quanto odiasse il colore di quel vestito, decise che alla fine non era niente male. L'abito era blu di organza morbida, aveva lo scollo a barca e delle piccole spalline che le coprivano solo parte delle spalle. Il corpetto le fasciava perfettamente il petto sino alla vita e di lì in poi, la stoffa scendeva sinuosa fino ai piedi creando un piccolissimo strascico quasi inesistente, che però metteva il risalto la siluette della ragazza.

La routine proseguì con l'acconciatura di cui si occupò la cameriera più giovane. Non ci mise poco, ma alla fine il risultato fu splendido. Con le ciocche vicine al volto, le creò una lunga treccia che girò tutta intorno al capo formando una corona di capelli e i restanti li lasciò sciolti all'indietro, creando soltanto qualche boccolo di tanto in tanto. Finalmente la trafila delle insensatezze mattutine era finita.

Uscì composta dalla camera da letto, lasciando le due donne ad aggiustare le lenzuola, recandosi nella sala da pranzo dove i due genitori la aspettavano per fare la solita colazione triste e silenziosa. Di fatto quella mattina fu uguale a quella precedente e alle altre quattrocento di prima, con il solito cibo misero e le solite parole di convenienza che scambiava con i due.

<<Dormito bene?>> chiese la madre come ogni singola mattina.

<<Certo madre, come sempre>> rispose Liv con tono basso e composto, e senza un vero interesse in quello che diceva. Lo disse addirittura senza staccare gli occhi dalla zuppa di miso che tanto odiava e che era costretta a mangiare ogni volta.

Mentre i genitori continuarono la colazione tra una portata e l'altra, fece il suo ingresso nella sala uno dei camerieri più fedeli alla famiglia con un vassoio, sul quale vi era posta una lettera. I coniugi alzarono gli occhi dai loro piatti e aspettarono che l'uomo parlasse. <<Una lettera per la signorina Liv>> disse e porse il vassoio alla ragazza. Come era stata educata a fare, la giovane chiese il permesso al padre prima di prenderla e leggerne il contenuto.

Cara Liv

Oggi il capo dei domestici mi ha dato la giornata libera, ha detto che aveva delle cose urgenti da fare e non poteva pensare a badare ad un impiastro come me. Ma ci pensi?

Beh comunque sia, riesci a liberarti dai tuoi impegni? Magari possiamo passare qualche ora insieme come facevano da bambini.

Tuo, Thomas

La giovane lesse con foga quella lettera che le rallegrò il volto. Finalmente dopo tanto tempo aveva la possibilità di vedere l'unica persona che poteva considerare veramente un amico. Di fatto avrebbe voluto dirgli di si all'istante, ma sapeva bene che la decisione non steppata a lei. Così senza indugiare troppo, ma con un briciolo di timore si rivolse al padre <<Padre, potrei trascorrere qualche ora con Thomas?>> chiese gentilmente.

<<Thomas lo stalliere?>> domandò stranito il patriarca.

<<Si, sapete che lui è mio amico>> gli rispose Liv con la speranza che accettasse e la consapevolezza che non sarebbe mai potuto succedere.

Mentre Terje rimase in silenzio per un po', Liv ne approfittò per ridare la lettera al cameriere che se ne andò. Quando riprese a mangiare con la certezza di una risposta negativa da parte dl padre, udì queste parole <<Così sia>>.

La giovane ragazza alzò di scatto gli occhi, puntandoli in quelli celesti del padre, incredula di aver davvero sentito quelle sillabe <<Posso davvero?>> allora chiese.

Il padre posò il coltello al lato del piatto, si pulì gli angoli della bocca con il tovagliolo e poi le disse <<Si, se vorrai potrai passare anche tutta la giornata con questo tuo amico>>.

Liv non riuscì a credere davvero a quello che aveva sentito, in vita sua non aveva mai visto il padre così accondiscendente e iniziò a chiedersi il motivo di tanta bontà d'animo <<Vi ringrazio padre. Tuttavia posso chiedervi come mai avete deciso di annullare le mie lezioni giornaliere?>> allora gli chiese non sapendo proprio cosa aspettarsi.

<<E' molto semplice Liv...>> si fermò un istante, guardò sua moglie che gli fece un cenno con la testa e poi continuò il discorso <<...Questo sarà l'ultimo giorno della tua vita in cui potrai vederlo. Nel giro di una settimana partiremo per Asgard. Lì conoscerai finalmente il tuo futuro sposo e tra poco meno di un anno celebreremo il matrimonio, proprio nella città dorata>> esclamò il padre.

"L'ultimo giorno in cui posso vederlo?" pensò subito dopo la giovane.

"No, non può essere!" ripensò e poi tutto le divenne più chiaro. Quella vita che stava cercando di allontanare, la stava inghiottendo senza che lei avesse la forza di respingerla.

La volontà (Loki)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora