Regole

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Prologo

Rigidità, severità, castità, rigore ferreo.

Tutte leggi morali a cui Liv è sempre stata costretta ad obbedire. La sua vita è un continuo succedersi di regole a cui sottomettersi, senza poter obbiettare. Esistono regole per ogni cosa: come vestirsi, come acconciare i capelli, come salutare o rapportarsi agli altri, quanta distanza mantenere con le persone di rango inferiore e ancora a quali orari poter passeggiare in giardino. Tutta l'esistenza di Liv è sempre stata un continuo andirivieni di gente facoltosa, uomini rugosi a cui porgere i propri omaggi e donne che non vedono l'ora di spettegolare su qualcuno o qualcosa, tutte in cerca di qualche scandalo da divulgare. Sempre gli stessi balli e cene di società, con lo stesso cicaleccio ogni volta in cui è costretta a parteciparvi.

Da bambina le era stato subito imposto di poter giocare solo per due ore al giorno, le restanti le avrebbe passate a studiare con il suo precettore ogni materia che facesse piacere ai suoi genitori. Passava ore ed ore a leggere quei libri di letteratura, così come quelli di lingue e culture straniere, passò in rassegna ogni libro di matematica e geometria, studiando anche la storia del suo mondo. Sin da piccolissima, fu obbligata a prendere lezioni di musica e canto, rivelandosi davvero abile e con il passare del tempo sua madre, le insegnò anche l'arte del ricamo e della poesia.

Si sapeva, una nobildonna doveva conoscere tutti gli usi e i costumi del proprio mondo e avrebbe dovuto impararli al meglio delle proprie facoltà. Tutti gli insegnamenti che le venivano offerti non erano per il suo bene ne tantomeno per farle piacere, ma servivano tutti per far si che Liv fosse perfetta nei gran balli di società in modo da mettere in luce ogni sua perfezione.

Fu da subito educata a eseguire ogni regola le venisse imposta dal precettore, dalla madre e soprattutto dal padre. Ogni desiderio dei suoi genitori doveva essere per lei un desiderio da dover esaudire con rapidità e perfezione. Tutta la sua vita fu così.

A tre anni le fu vietato di giocare con un bambino perché di rango inferiore, a Sette non poté partecipare ad una festa perché doveva ripetere per la centesima volta lo stesso brano al pianoforte. Più cresceva più aumentavano le regole e le obbiezioni dei genitori, così a dodici anni capì che la sua vita non era affatto sua e che era nata solo per soddisfare le aspettative altrui. Alla fine si arrese a quell'esistenza priva di emozioni lasciando la sua intera vita nelle mani del padre che non si fece sfuggire tale occasione. In questo modo, più cresceva e più le regole si dimostravano indispensabili, per lei non esisteva quel limite tra regole e liberta, tra dovere e piacere.

Passarono anni e anni e la sua vita era sempre la stessa, spesso si sentiva in trappola come se si trovasse in una stanza piena di gente, urlando a squarciagola senza che nessuno si girasse ad aiutarla o semplicemente a guardarla. Spesso sognava il giorno in cui avrebbe compiuto la maggiore età, sperando che qualcosa sarebbe cambiato, ma quella speranza fu futile ed effimera. Le venne infranta quando al suo centocinquantesimo compleanno il padre le annunciò di aver trovato il suo futuro sposo.

Erano anni che Liv non andava contro il volere dei suoi, ma quella rivelazione la sconvolse a tal punto da farla reagire. Chiese più volte al padre il perché di quella decisione, ma ogni volta la risposta era sempre la stessa: "Perché ogni nobildonna deve avere un marito a cui obbedire, prima o poi!". Ovviamente quella risposta non rassicurò la giovane che continuò a chiedere spiegazioni e chiarimenti che però non arrivavano. Il padre le disse soltanto che era un giovane di buona famiglia, che era di Asgard e che l'avrebbe conosciuto e sposato solo al compimento del cinquecentesimo compleanno, raggiunta la maggiore età.

Ancora una volta Liv non poté far nulla per evitare quella sorte, l'unica cosa che le fu concessa era aspettare che arrivasse quel giorno e sperare che quell'uomo fosse almeno gentile. Ma la gentilezza non le bastava, Liv voleva di più, molto di più. Con tutti quei libri che aveva letto, conosceva a memoria ogni storia d'amore e lei aveva sempre sognato per sé una fiaba che fosse magica, romantica e unica. Aveva sempre immaginato che avrebbe riconosciuto il suo amato al primo sguardo, ma in quel momento capì che quello sguardo d'amore non sarebbe mai avvenuto.

E gli anni passarono ancora, le stagioni si susseguivano e gli alberi cambiavano, così come anche lei. I suoi corti capelli rossi divennero lunghissimi e i ricci si trasformarono in un mosso molto più morbido. Le lentigini le comparirono sul naso e sulle guance, ma erano così poco evidenti che spesso anche lei si scordava di averle. I suoi occhi divennero più grandi e l'azzurro si mischiò al verde, mentre le labbra divennero più carnose e morbide. In quel tempo che la separava da quell'uomo misterioso si dedicò come sempre all'arte della scrittura, che in fondo le piaceva, e al canto, affinando la sua voce sino alla perfezione.

E in questo modo passarono quattro anni, poi dieci e poi ancora altri trenta. Liv imparò anche a cavalcare e divenne bravissima nelle danze da sala. Alla fine la sua vita scivolò più in fretta del previsto e lei passò dai centottant'anni ai trecento.

Ormai Liv era diventata un'adulta che si comportava in modo perfetto e a cui non importava più di dover seguire le regole, perché erano l'unica cosa che conosceva. La ragazzina divenne col tempo, una giovane perfetta che seguiva ogni moda le venisse imposta, tuttavia col passare degli anni riuscì a prendersi una minima libertà: convinse la madre, con l'arte dell'adulazione, di far scegliere a lei come vestirsi e aggiustarsi la fluente chioma rossa. Liv amava gli abiti che le cadevano morbidi sulle gambe snelle, ne portava uno di un colore diverso ogni giorno e tutti quanti venivano adornati da cinture d'oro molto raffinate e ampiamente decorate. Non portava mai i gioielli, li riteneva troppo appariscenti, era costretta solo ai gran balli quando doveva incontrare qualche vecchio ricco di buona società.

Liv amava vestirsi a dovere, ma se c'era una cosa che adorava ancora di più era prendersi cura dei suoi capelli. Praticamente non li tagliava da anni, facendoli arrivare sino a sotto il fondoschiena e con una chioma così lunga, si divertiva a creare ogni possibile acconciatura, dalle più complicate alle più semplici.

Pian piano passò altro tempo e arrivò anche il quattrocentonovantanovesimo compleanno. Così che ormai solo un anno la separava da quell'ignoto matrimonio.

La volontà (Loki)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora