•Capitolo 7

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•Diana's Pov

Il risveglio fu abbastanza traumatico, ma dovevo svegliarmi alle 05:30 solo per un'altra settimana, perché quella dopo sarebbero iniziate le vacanze di natale.
Già Natale..da sola.

Cioè da sola tecnicamente, a farmi compagnia ci sarebbero stati Edward e i suoi.

Ma comunque un natale dove non avrei potuto riabbracciare nonna, e coccolarmi Buzz, il suo -a dir poco orribile, ma adorabile- carlino.

Un Natale, in cui non avrei più potuto vedere, un sorriso da parte di mia zia, un Natale dove forse avrei sentito la vera essenza dei festeggiamenti.

Mi buttai giù dal letto -letteralmente- tanto che Edward scoppiò a ridere, cadendomi addosso.  

Grugnì sotto il suo peso e così si tolse dalle palle. Lo amo sì, ma dai..chi li regge sessanta chili di prima mattina..? Io no.
Corsi in bagno, mi lavai di fretta e ne uscì già completamente vestita.

"Pronto panda?" chiese Edward ed io annuì.

-

Me ne stavo tranquilla sul corridoio aspettando Iride ed Edvige, quando qualcuno mi spinse a terra. Scivolai e andai a sbattere la guancia contro il termosifone blu in ghisa.

"Oh, sta attenta che ti fai male." mi sfotté quella troia di Allison al che mi trascinai nell'angolo del muro e iniziai a respirare profondamente.

Io sono quel tipo di persona che quando gli girano o piange per il nervoso o ti spacca il culo a suon di sberle.

"Lasciami stare." ringhiai e lei in tutta risposta cinguettò qualcosa, prese il succo di carote e arancie di un ragazzino di prima che passava in quel momento sul corridoio e me lo rovesciò in testa.

Boccheggiai per un po' incapace di dire, di replicare, di vendicarmi almeno in un modo.

"1. Non rivolgermi la parola.

2. Decido io se lasciarti in pace, e per il momento, finché non riavrò Edward, io ti rovinerò la vita.

3. Non illuderti cogliona, che lui non ti vuole veramente." sputò spostandosi in modo teatrale i capelli biondo ossigenato dietro le spalle.

Stropicciai le punte dei miei di capelli castani per liberarle dalle goccioline arancioni. Cazzo, avevo i capelli schifosamente appiccicosi.

"Allison, lasciaci stare, non sei nessuno, io lo amo e credo che per lui sia lo stesso, non puoi neanche rederti conto di tutto quello che sta facendo per me..per noi, ora vattene.
É il mio turno di essere felice." dissi e mi rialzai, dandole una forte spallata per uscire dall'angolino in cui mi aveva intrappolata.

La vidi mentre contraeva la mascella e diventare rossa dalla rabbia, la spallata deve essere stata forte, perché cadde di culo.

"Sei morta, puttana."sibilò serrando gli occhi e per la prima volta, avevo paura di Allison.

Fece un cenno con la mano e Malcolm, uno stupido morto di figa e pieno di steroidi, mi si avvicinò.

Nei miei occhi il terrore, che poi divenne dolore ed infine orrore.

Mi ritrovai a terra, piegata in due. La testa di cazzo mi aveva sferrato un calcio nello stomaco, mentre Allison rideva a crepapelle.

Con gli occhi umidi e il ventre dolorante, mi alzai. Sicuramente avevo qualche emoraggia interna, ma non me fregò più di tanto.

Uscì di scuola e mi incamminai verso casa, erano ancora le dieci e sicuramente Edward aveva già messo a soqquadro la scuola, ma io avevo bisogno di una cosa ora come ora, perciò tra le fitte alla testa e quelle alla pancia entrai in casa.

Non era cambiata molto, solo non si vedevano i miei genitori e le loro cose.

-

Fluttuavo sopra una pozza di sangue, priva di forze ed emozioni, i polsi intorpiditi, il sangue sbiadito scendeva sulle dita e gocciolava sul pavimento.

Gli occhi gonfi e rossi come le labbra. Le guancie solcate dalle miriade di lacrime, le sentivo scendermi in bocca, erano salate e ovunque passassero la pelle mi bruciava.

Una cosa sola pensavo.. perché tutte le volte che ero felice, qualcuno mi rovinava tutto? Non avevo forse pure io il diritto di essere fottutamente felice per una cazzo di volta.?

•Edward's Pov

A scuola non c'era, a casa mia neanche. Ero preoccupatissimo, avevo pure chiamato mio fratello e mi aveva detto di averla vista vicino al cancello di casa sua.

Dove sei Diana? Nella confusione mi si accese una lampadina.

"State qui nel caso torni." dissi a Iride ed Edvige e loro annuirono.

"Dianaa" urlai, ma nessuno rispose. Allora salì di corsa le scale e vidi che camera sua era vuota.

Da sotto la porta di una stanza,usciva una luce fioca, quasi sbiadita, così andai e l'aprii.

Era per terra, appoggiata con la schiena al mobile del lavandino.
I polsi massacrati.
Le guancie rosse e rigate, su una aveva anche una bruttissima mora viola.

La presi e la strinsi a me. Era fottutamente fredda, senza vita. A malapena respirava. "Dianaa..Dianaa" la chiamai un paio di volte.

"Ti prego rispondimi..ti prego, non lasciarmi..io ti amo..io ho bisogno di te.." ma lei continuava a non rispondere e allora la scossì per un po'.

Schiuse di poco gli occhi, sorrise e appoggiò la testa sul mio petto.

"P-perdonami" disse e si lasciò cadere la testa di lato.

Un urlo disperato mi uscì dalla bocca. Non l'avrei persa, non ora almeno.

-

"Quando posso tornare a casa?" mi chiese. "Oggi."

Lei batté le mani in preda all'euforia.

"Diana, ancora non mi hai detto cosa é successo l'altro ieri." dissi e il mio tono di voce si fece severo.

"Edward te l'ho detto, ho discusso con la prof e lei mi ha detto che mi avrebbe bocciata, e allora non ciò più visto. Ma ora sto bene, guardami, come nuova." disse, fece un giro su se stessa e mi si avvicinò stampandomi un dolce bacio sulle labbra.

Sapevano di miele. E anche un po' di casa.

Sapevano di troppe bugie, e sapevano di me, che ero innamorato perso di lei.

Ma poi mi venne in mente una cosa: come avrebbe potuto bocciarla, se aveva i voti più alti della classe..?

Feci finta di credere alla sua presunta litigata con la prof e ce ne tornammo a casa.

I medici mi dissero che oltre ai lividi e ai polsi, tutto andava bene.

Ma perché tutti quei lividi, ora i polsi va bene, ma la guancia e la pancia..? Scoprirò quello che é realmente successo, costi quel che costi.

Perché proprio Diana mi ha insegnato che i veri mostri, quelli di cui aver paura e ribrezzo son proprio quelli che ti sorridono, ma la prof qui non c'entrava molto. E io ormai l'avevo

[Io non posso prometterti che ti salverò, ma giuro puoi scommetterci che ci proverò, sono un perdente e tu sei tutto quello che ho.]

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