•Capitolo 13

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•Diana's Pov

Mi accasciai a terra, sul pavimento ruvido e freddo. Mi presi la testa fra le mani...e l'unica cosa che sperai, fu che mi scendesse un colpo al cuore.

Tutto sarebbe stato meglio di quel posto...tutto. Il pianto che trattenei in gola fino a poco tempo prima, mi esplose nel petto.

Mi bruciò i polmoni. Mi sentivo vuota...senza senso.

Ero arrabbiata col mondo, ma in special modo con lui. Lui che m'aveva promesso la luna...ed ora che ero all'inferno, tra i meandri più bui della mia stessa anima, non sarebbe stato capace di far apparire neanche un raggio di sole.

Ero arrabbiata con lui perchè pensavo che mi avesse abbandonata. Ed io da sola...non ero capace di occuparmi di me stessa.

Ero troppo complicata persino per me.

"Ho paura. Ho paura che tu non tornerai questa volta, ho paura che sia finito davvero tutto, ho paura di poter dimenticare la tua calda e bellissima voce, ho paura di dimenticare l'effetto dei tuoi occhi su di me, ho paura di dimenticarmi il tuo sapore...ho paura di perderti, questa volta, per sempre. Ti prego torna e dimmi che è solo una mia stupida paura, perchè in fondo anche tu hai paura di perdere me...giusto?"

E per qualche secondo mi balenò per la testa l'idea che magari ad Edward non gliene potesse importare più niente di me...di noi.

Ma, esattamente dieci minuti prima, mi dissero che lui c'era. Era venuto e mi aveva cercata.

Ma lo avevano cacciato via, perché qui dentro poteva entrare solo chi voleva adottare e il personale dell'orfanotrofio.

Lo avevano cacciato via.

Da questo posto...da me.

E la cosa mi spezzava il cuore a morte e volevo solo abbracciarlo e volevo solo tornare tra le sue braccia.

Volevo solo poter mordere quelle labbra ancora una volta.

Avevo solo 16 anni...e riuscivo a pensare solo a lui...lui via da me.

Perchè purtroppo io non ero niente senza di lui. Niente.

Allora mi venne in mente quella sera.

Facemmo l'amore per tutta la notte e mi promise cose...che ora mi parevano impossibili. Le lacrime continuavano a scendere copiose...e il mio corpo era in preda agli spasmi causati dai singhiozzi.

"T-ti am-mo Edward.." urlai contro la porta...nella speranza che potesse sentirlo anche lui.

Non avevo lamette a disposizione, così in preda alla disperazione iniziai a grattarmi i polsi, dove c'erano le cicatrici.

Il sangue iniziò a sporcarmi le dita. Ma non riuscivo a fermarmi...io ne avevo bisogno.

Ormai non riuscivo più a sentire niente.

Con lo sguardo perso nel vuoto, il respiro che mancava, le mani sporche e distrutte dal sangue.

I capelli sparsi sulle spalle. Le lacrime secche sulle guancie e il cuore, quello pensavo di averlo perso un po' prima. Quando mi resi conto che quando sei felice...non devi urlarlo. La tristezza ha il sonno leggero.

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•Edward's Pov

Mi precipitai alla porta per aprire. Edvige mi crollò tra le braccia con gli occhi gonfi e rossi dal pianto.

La abbracciai forte, poi la scossi leggermente per farla riprendere. Abbracciai forte anche Iride, pure lei distrutta tanto quanto me. Non avevano parole...erano semplicemente dei fantasmi in carne ed ossa.

"Mamma ti prego...andiamo!" urlai dall'ingresso e notai che mi si stava formando un groppo in gola.

Oggi sarei riuscito a portarla via da lì...ci rimase una settimana circa ed era già troppo tempo.

Lo ingoiai e un dolore acuto mi punse nel petto. Mi traforò i polmoni e il cuore.

In macchina, per tutto il tempo compilai i moduli per l'adozione.

Dovevamo sbrigarci.

Lei non aveva colpe, semplicemente nessuno le aveva mai insegnato a convivere con se stessa.

La cosa che mi spaventava di più, era sapere che le diedero una stanza singola e in quel preciso istante...chissà cosa stava facendo.

La amavo ed ora più che mai la volevo al mio fianco.

Non avrei accettato che me la riportassero via...mai.

Arrivammo davanti all'orfanotrofio e con una mossa veloce scansai chiunque mi stesse davanti.

Arrivai davanti alla segreteria e buttai i fogli in faccia alla stronza che qualche giorno prima mi sbattè fuori.

"Dov'è?" le chiesi il più calmo possibile.

"Signorino, la prego di portarmi rispetto altrimenti i-..."

"Dove diavolo é?" urlai facendola sobbalzare.

Sia Iride che Edvige mi presero per le spalle per tenermi buono.

"E-edward.." sentì da lontano. Proveniva dalle scale.

Guardai sù e la vidi...era lì in piedi sulla tromba delle scale. Con l'orrore negli occhi e il dispiacere sulle labbra.

Si lasciò cadere giù dalle scale. Un grido disumano mi graffiò la gola.

Corsi da lei e la presi in braccio. Probabilmente aveva picchiato la testa...venendo giù.

Teneva gli occhi socchiusi...le guance annerite e solcate dalle lacrime.

"Chiama un'ambulanza!" urlai a papà e quando mi girai verso di lui...stava già dando l'indirizzo.

"Non potete portarla via...fino a quando il giudice non firmerà!" ci urlò addosso quell'arpia.

"Vedendo in che condizioni é...il giudice ha già firmato prima ancora di saperne qualcosa." le disse mamma puntandole un dito contro.

La guardai con tutto il disprezzo di cui ero capace, dovevano solo proteggerla per un po', ma non ne erano stati capaci.

Uscì fuori e la posai delicatamente sulla barella.

"Ti amo." le dissi baciandole la fronte e accarezzandole le mani.

~"Dammi la luce, il sole, il mare. Un posto che non sia una gabbia dove stare."~

#SpazioAutrice

Holaaa people. Non ero morta...ho solo passato un periodo un po' brutto e ho anche avuto un piccolo blocco. Poi sono stata male per la cosa di Zayn...ma ora credo di star meglio.

Ora sono qui e spero di riuscir ad aggiornare più spesso.

Volevo ringraziarvi di cuore.

E poi volevo dirvi che io e @BreakVeronica stiamo scrivendo una ff  "La bambola vestita di stracci" e la potete vedere sul suo profilo...quindi se vi va passate e vedete se vi piace. Ditemi cosa ne pensate...perché ne sarei felice.

Un beso grande.

~Demy

{•Only together•}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora