•Capitolo 14

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•Edward's Pov

Mi sedetti sulla sedia accanto al suo lettino e lei mi guardò negli occhi e mi sorrise.

Le sorrisi anche io. Incapace di far altro.

La sua era una bellezza particolare. Non una di quelle che ti toglievano i vestiti. No.

Lei era l'unica capace di togliermi il respiro.

E lo faceva sempre.

Ogni sguardo, carezza...bacio.

Perchè la bellezza non sono i capelli lunghi...le gambe magre, la pelle abbronzata e i denti perfetti.

Fidatevi di me.

Bellezza è il viso di chi ha pianto e ora sorride...bellezza è la cicatrice sul ginocchio, da quando è caduta da bambina...bellezza sono le occhiaie quando l'amore non la fa dormire.
Bellezza è l'espressione sulla sua faccia quando suona la svegila la mattina...è il trucco colato quando esce dalla doccia...è la risata ad una battuta che solo lei capisce.

Bellezza è quando i nostri sguardi si incastrano e non capisce più niente. È così tenera.

Bellezza è il suo sguardo quando mi vede. Quando le dico che la amo. Bellezza è il suo sorriso sghembo, a occhi bassi.

È il rossore che le colora le guancie quando la bacio.

Bellezza è quando piange e si arrabbia per le sue stesse paranoie.
Bellezza sono le rughe che il tempo la segneranno accanto a me.

Bellezza è tutto quello che le esplode dentro e che a fatica riesce a proiettare fuori.
Bellezza è tutto quello che è riuscita a superare, pure con tutto il mondo contro.

Bellezza è lei. Che si lascia vivere...dopo tutto. Ancora in piedi.

Era che se la mia vita era quella che era, lo dovevo a lei.

"Ti amo..." dissi e la vidi sorridere ed abbassare la testa. Un ricciolo biondino le ricadde in avanti e con un leggero soffio lo ricacciò al suo posto.

"Come stai?" mi chiese.

"Io bene...piuttosto.. Tu?".

Si irrigidì leggermente.

Si stampò un dolce sorriso sulle labbra e annuì con vigore.

"Benissimo." concluse.

Però comunque qualcosa non mi convinse in quelle parole.

"Quando potrò tornare a casa?"

"Non so...forse tra qualche giorno." risposi.

" Ma io sto bene." mugolò mettendo il broncio. Pareva una bambina. La mia bambina.

"Eri tanto ferita Diana. Hai perso tanto di quel sangue."

Abbassò lo sguardo e strinse forte i pugni.

"Perchè Diana?"

"Edward. Lascia stare. Non c'è niente da speigare o da sapere."

"Sì invece cazzo." urlai e mi alzai di scatto verso di lei.

Spaventata si rannicchiò piccola tra le coperte.

"Edward, mi son fatta tanto di quel male che, tu, neanche ti immagini." disse e i suoi occhi divennero delle languide pozze bluastre. Annacquate.

"Lo so. L'ho sempre saputo. Ma ora basta. Non devi farlo più."

"Certe volte è più forte di me. Non sono neanche io a decidere. Loro. Sono loro a farmelo fare.." disse e i suoi occhi si persero sull'intonaco bianco della parete alle mie spalle.

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