.1.
HELIA
"Se io fossi sole, che con la sua luce irradia vita alla terra, riuscirei a scaturire in te fiducia allo stesso modo?"
***
La luna mostrava la sua piena faccia esangue e iridescente in mezzo al cielo cupo della notte. Presto sarebbe scoccata la mezzanotte e la pace perdurata fra i nostri due clan sarebbe cessata. Centocinquanta soldati erbivori erano schierati nel centro città della metropoli di mezzo, pronti a violare il coprifuoco imposto e dichiarare guerra aperta ai nostri nemici secolari. I Notturni.
Il vento freddo di Gennaio mi sferzò alcune ciocche castane dalla fronte, premonendo presagio di bufera.
E non solo metaforicamente parlando.
Era trascorsa quasi una settimana da quando l'alfa nemico era stato catturato e incarcerato. Cinque giorni di assoluto delirio in cui faide sempre più accese avevano cominciato ad accendersi sempre più frequentemente.
Sangue versato inutilmente per le strade della città.
Sulla testa di Silene pendava un mandato di cattura di massima priorità e ronde militari sempre più massicce pattugliavano la periferia diurna. Tristan fortunatamente era riuscito a portarla via, in un luogo sicuro - o così diceva lui -.
Chinato a vigilare su un gruppo armato, miei simili, osservavo silente il paesaggio che mi attorniava quando ad un tratto, un lungo pugnale scintillante mi colse improvvisamente alla gola, poco sotto al pomo d'adamo, incidendo appena la pelle.
Una leggera brezza notturna mi portò al naso un soave profumo di cocco. Un'odore che avevo già annusato in passato...
«Sei morto.» mormorò la voce femminile della carnivora alle mie spalle. Laila, la pantera nera della Congrega dei sei. Il suo nome era impresso a fuoco nella mia memoria.
Ciao micetta.
Voltai il viso di trequarti, mostrandole il mio profilo e ritrovandomi il suo a pochi centimetri di distanza. I suoi occhi ambrati rilucevano di uno scintillio dorato a dir poco magnetico ed inquietante. Uno sguardo capace di ammazzarmi prima ancora che potesse farlo l'arma che impugnava contro di me.
Predatrice.
«Sei sicura?» le chiesi pacatamente, prima di farle notare una lama nera diretta al suo ventre e nascosta in parte dal mio corpo.
Lei storse la bocca in una smorfia offesa, togliendosi dalla mia schiena com'era arrivata. La sua figura snella e definita si stagliava contro il pallore lunare, esaltando la sua bellezza letale. Era bella quanto pericolosa.
Mi alzai lentamente, in tutta la mia stazza e altezza, torreggiando di una spanna e mezza sulla guerriera nemica.
Nella nostra cultura e usunza diurne, le femmine non si arruolavano, tantomeno lottavano; andavano protette e accudite essendo sacre per la comunità.
Rinfoderai il mio pugnale dietro la schiena mentre la mia interlocutrice faceva lo stesso.
«Sei abile coi coltelli carne da macello.» si complimentò atona, ancheggiando lontano da me e saltando di sotto dalla sponda del tetto, compiendo un balzo di una decina di metri col minimo sforzo.
La seguii stando a debita distanza. Non ero stupido, era pur sempre una super predatrice, quella. Avrebbe potuto trasformarsi e uccidermi con un paio di morsi alla gola - se fosse stata abbastanza veloce -; ma oltre ad esserne impaurito, n'ero anche affascinato. Senza dubbio stavo impazzendo, mi dissi.
«Grazie micetta.» feci eco alle sue spalle, uscendo dalla feritoia di un vicolo buio.
Col favore della notte sarebbe stato difficile distinguerci.
Lei si voltò di scatto verso di me, piombandomi addosso e tornando a minacciarmi con la sua arma bianca: «Non chiamarmi così. Io non sono una micetta.» chiarì irritata, snudando i canini bianchi per marcare il concetto. «E smettila di guardarmi così!» sbottò infine.
Assottigliai lo sguardo, soffermandomi a scrutare il viso delicato della giovane guerriera. Fisicamente poteva avere uno o due anni in meno di me, ma possedeva il volto di una ragazzina...
Come quello di Flora.
«Così come?» mormai senza smettere di guardarla.
«Come se avessi bisogno di te. Della tua protezione!» scandii l'ultima parola quasi fosse un insulto.
Nel giro di un secondo la strattonai nuovamente fra le tenebre del vicolo, schicciandola contro al muro e tappandole la bocca con la mancina guantata di nero.
Un attimo dopo il marciare d'una dozzina di militari diurni ci superò senza notarci.
Il suo corpo sinuoso e fasciato da una divisa nera molto - troppo - aderente, era premuto contro il mio, facendomi percepire ogni sua forma. Non ero abituato al contato fisico, specialmente quand'era così intimo...
Ignorai la strana sensazione scatenata dalla sua vicinanza e avvicinai le mie labbra al suo orecchio sinistro: «Invece tu hai bisogno di me, guerriera.» pronunciai il suo nome come se fosse stata una nuova parola dal significato ricercato. «Ricordalo la prossima che ti salverò la vita.».
Con cautela tolsi la mano dalla bocca e indietreggiai cautamente. Non ero sicuro di quello che facevo quand'ero con lei, ma di una cosa ero certo; il suo sguardo furente e magnetico me lo sarei sognato la notte.
STAI LEGGENDO
Savage // Vol. 2
RomanceVOL. 2 DA REVISIONARE ⚠ ATTENZIONE ⚠ Prima di leggere le vicende contenute all'interno è consigliabile iniziare dal primo volume. "Chi è il vero nemico?" La trama la trovate all'interno. *** Beginning: 23/02/21 Concluded: 22/12/21 Iscritta a Pat...