Capitolo 18

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.18.

HELIA

La felicità la ricercavo nei piccoli gesti, e all'occorrenza ne creavo le dinamiche assieme ad una spensieratezza costruita, mai del tutto sincera, ma pur sempre autentica

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La felicità la ricercavo nei piccoli gesti, e all'occorrenza ne creavo le dinamiche assieme ad una spensieratezza costruita, mai del tutto sincera, ma pur sempre autentica. Questo faceva di me un bugiardo, forse?

***

«Ahi!» stridetti, mentre una smorfia sofferente si palesava sul mio viso, storcendo la bocca e strizzando l'occhio destro per il dolore patito: «Fa male.» mi coprii il bacino col tessuto e le indicai la ferita al costato - lascito scoperto - con ovvietà. Alcuni punti di sutura erano saltati, scucendo la medicazione a cui Laila stava gentilmente porvendovi rimedio. Supino sul letto, vidi la sua lingua leccare un paio di rivoli di sangue prima che macchiassero le candide lenzuola, umide per la doccia condivisa insieme, poco prima. Trattenni il fiato nel notare sulla pelle il segno delle labbra imbrattate di plasma...

La seconda finestra, da cui penetrava più luce, svelava un pallido tramonto che opacizzava i vetri rotti e da cui filtrava aria gelida. Si scorgeva ben poco della foresta che circuiva la casa.

«Questo perché continui a muoverti e ad agitarti.» obbiettò lei, con una calma misura che io non possedevo, riprendendo a venerare il mio corpo con la bocca. Il momento dei baci e delle coccole sembrava essersi dissolto, uno smarrimento momentaneo e sfumato nel niente assoluto. Il kit di primo soccorso, sistemato sul comodino - chissà da quanto - a fianco al materasso matrimoniale, era ciò che rimaneva ad aiutarmi a cicatrizzare la ferita, ancora fresca. Strumenti rudimentali e sterilizzati con alcol puro.

Grandioso.

«Ah, no?» chiesi ironico, prendendomi affettuosamente gioco di lei, ma Laila doveva essere un tipo vendicativo perché, approcciando una pressione strategica sul mio braccio sinistro, riuscì a pizzicarmi la pelle: «AHI!».

«Sta fermo.» precisò, ritornando ad osservare con attenzione il taglio profondo e srotolando in contemporanea un gomitolo di filo scuro. Sbiancai in volto. Quando notò il mio timore, fu il suo turno a beffeggiarsi di me: «Mpf... Sei proprio un cucciolo. Non puoi essere considerato un vero carnivoro se non ti fai ricucire senza anestesia.».

Stava scherzando, vero?

«Ma io non sono un carnivoro.» la canzonai, sorreggendomi sui gomiti. «Ahi.» strizzai gli occhi; ogni movimento mi procurava dolore, ma anche la giovane felide non ci andava leggera nel medicarmi alla bel meglio.  Il disinfettante bruciava.

«Ops. Scusa, sono moooolto mortificata.» disse, mostrandomi un finto sorriso a trentadue denti.

«Bugiarda.» mugugnai dolorante.

«Ti farà meno male se starai buono. È la seconda volta che te lo dico.» mi riproverò lei, cercando nella cassetta arancio fluo un ago da utilizzare.

«È difficile rimanere immobili quando sei nuda ad un palmo da me.» mormorai, riprendendo fiato lentamente e acquietando in questo modo il malore all'addome.

La giovane felide al suono delle mie parole si bloccò, guardandomi di sottecchi con un'espressione imperscrutabile: «Ti dà fastidio?».

Stava scherzando sicuramente...

Mi accigliai: «Scherzi, vero? È più o meno l'unica cosa che mi trattiene dallo svenire.» accennai un sorriso di circostanza.

Notai di nuovo del rammarico nel suo sguardo, ma lo distolse in fretta, ritornando a curiosare all'interno del kit, in silenzio. Fra di noi c'era una strana atmosfera, un miscuglio di contingenza e imbarazzo; non avrei saputo definirlo con precisione, ma di una cosa ero certo. Sapevo di non esserle indifferente. E questo un po' mi rincuorava dal suo ambiguo turbamento. Perché c'era qualcosa tra noi, no?

Mi ricucì senza proferire altre parole ed io rimasi fermo al mio posto, cullato dal battito regolare dei nostri cuori e dal mordere la federa del cuscino per non urlare. Il duetto cardiaco appena udibile fu la mia unica distrazione alla sofferenza.

Quando ebbe finito di fasciarmi con garze pulite, si congedò dalla stanza, rifugiandosi in bagno. La seguii con gli occhi per tutto il tempo, finché non chiuse la porta a chiave. Lei non si voltò a ricambiare il mio sguardo neanche una volta.

Forse...

Abbassai lo sguardo, afflitto. Forse la mia certezza non era poi così certa.

 Forse la mia certezza non era poi così certa

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*Angolino dell'Autrice*

*Sospiro sospiroso* è stato bello finché è durato... Singh*

Laila, che ca**o ti è preso adesso?! Uff...

Savage // Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora