Capitolo 19

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.19.

LAILA

Cos'era una stagione senza le altre? Un guerriero senza arma o una pantera senza tenebre? Cos'era la fiducia senza fede

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Cos'era una stagione senza le altre? Un guerriero senza arma o una pantera senza tenebre? Cos'era la fiducia senza fede...?

L'odore del sangue versato di Helia aleggiava ancora sotto il mio naso, solleticandomi l'olfatto e ricordandomi la mia colpa. Promemoria indimenticabile della mancanza di fiducia e del mio addestramento fallace. La luce al neon, posta al centro del soffitto, proiettava un'aurea giallognola e spettrale sul poco mobilio circostante, rendendo quel luogo fatiscente, gettato nell'incuria. Anch'io mi sentivo diroccata e a pezzi. Ogni parte di me l'avevo abbandonata lungo la via.

Mi osservai allo specchio - o quello che rimaneva di esso -, scrutandomi le iridi dorate e odiando ciò che vedevo. Helia meritava qualcuno che fosse lodevole di stima e soprattutto, di fiducia; non certo di una guerriera, incapace di distinguere gli amici dai nemici.

Distolsi lo sguardo dalla mia nuda figura, disgustata. Gli avevo concesso una parte di me preclusa a chiunque, sperando di compensare nelle mancanze avvenute; ma nulla riempiva la voragine formatasi nel mio petto al suono del tradimento compiuto.

Fallita.

Mi coprii il volto con le mani, soffocando le lacrime, nella vana speranza di ingoiare il dolore che provavo e scioglierlo nei succhi gastrici dello stomaco; ma nulla parve essere più corrosivo della sofferenza stessa. Forse solo le occhiate fidenti del cervo, logoravano il mio animo nel modo peggiore, accrescendo il vuoto che fagocitava il mio cuore... Non avevo fatto nulla - se non peggiorato la situazione già critica - per guadagnarmi il suo rispetto e la sua benevolenza. Come poteva non essere fuori di sé dalla collera e dall'ira?! Come poteva guardarmi ancora come se fossi stata la femmina più lodevole per lui se, di fatti, non lo ero?!

Alzai il capo dai palmi delle mani per prendere un bel respiro e calmarmi. Piangere non avrebbe risolto nulla. Buttai fuori l'aria dalla bocca e scacciai le lacrime che bagnavano le mie guance. Non dovevo cedere; mostrare le mie fragilità equivaleva alla debolezza ed essa condannava alla morte. Imposi ai miei polmoni di raggruppare ossigeno maggiore e raddrizzai la schiena.

Cos'era la fiducia senza fede? Niente.

***

Uscii dal bagno solo qualche tempo più tardi, dopo essere stata sopraffatta da un attacco di pianto isterico a labbra serrate. Lo stress ammaccava le forze che impiegavo per apparire impassibile e spesso, la parte peggiore di me, cedeva.

Indossai la casacca militare di ricambio, non perché credessi ancora nella nostra istruzione, ma per mimetizzarmi col far della notte. Il tutto nella completa quiete della stanza.

Helia dormiva profondamente, spossato e privo di vigore. Mi avvicinai a lui per monitorare le sue condizioni fisiche e presa dallo sconforto, gli accarezzai il viso - con delicatezza per non svegliarlo -, cullando il suo riposo. Strofinai la punta del naso contro il suo zigomo sinistro ed infine lo lasciai al suo sonno, macinando diversi metri e raggiungendo Jude e Gavierl.

Li trovai entrambi nella zona cucina - o quella che supponevo lo fosse stata -. Discutevano da ore un piano di evasione, ma come si poteva liberare qualcuno che non si era scovato?

Ad un tratto, il mio amico canide annusò l'aria e si voltò nella mia direzione: «Odori di sangue e sesso.».

E a quel punto, pure Gav si girò: «Hai compulato con la preda! Lui, davvero?!».

Corrugai le sopracciglia.

Perché erano sbalorditi?! Non lottavamo per integrare carnivori ed erbivori, insieme?

Scossi il capo, ignorando l'irritazione che mi provocavano i loro sorrisetti sagaci: «È successo e basta. Non è importante...».

Il lupo inarcò un sopracciglio scuro: «Quindi il fatto che vi siate marchiati a vicenda come propri, è stato involontario?» si beffeggiò di me.

Il marchio, non era altro che la testimonianza dell'innamoramento fra due specie, scaturito dai ferormoni. Mi schiarii la voce, ignorando la domanda ponendone un'altra: «Dov'è Silene? Ho bisogno di chiederle maggiori informazioni per tornare in territorio nemico.».

«Tu? Non vai da nessuna parte. In questo istante sei moralmente instabile e il tuo spirito non è sereno.» si impose Jude, incrociando le braccia al petto com'era solito fare di sua abitudine quando era contrariato.

Lo imitai: «E da quando detti legge, J?».

«Da quando per poco non ti facevi catturare anche tu.» sorrise appena, ma non era affatto divertito.

Bastardo.

«Piantatela voi due. Laila, mi spiace, ma lui ha ragione. È meglio se recuperi le forze assieme all'alfa erbivoro. Quando vi sarete ripresi, ci raggiungerete...» propose il falco.

No.

«Per allora potrebbe essere troppo tardi per Seth.» aggiunsi.

Jude, sospirò, frustrato dalla piega della storia: «Per allora potrebbe esserlo anche per noi, ma sarebbe anche più stupido dispensare risorse ed energie alla cieca.».

«Forse o forse no, non lo scopriremo mai rintanati qui dentro.» continuai.

«Vado ad avvertire Lene che ci sono novità...» mi ignorò Gavriel per svignarsela.

«Faresti un viaggio a vuoto... Lei non è qui.» udì all'improvviso dietro le mie spalle.

Mi voltai di scatto: «Helia!». Lo trovai debilitato e appoggiato al muro per reggersi in piedi. Non l'avevo nemmeno sentito arrivare.

Mi affaccendai a fargli da stampella mobile mentre lui mi ringraziava. «Sto bene, non temere.» provò a rincuorarmi e, di nuovo, percepii la voragine ingrossarsi. «Credo che Silene sia tornata a casa...» disse affaticato.

«Allora noi le andremo dietro. Voi restate qui, ci servirà tutto l'aiuto possibile.» si affrettò J, avvisando il nostro amico di muoversi.

«Per cosa?» gli urlai dietro mentre mi stringevo al cervo.

«Per avere una possibilità di riuscita.» senteziò in lontananza.

Cos'era la fiducia senza fede? Niente. Bisognava credere per sperare.


Savage // Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora