Capitolo 9

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.9.

HELIA

Ideare era più semplice del fare

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Ideare era più semplice del fare.

Il piano consisteva nell'introdurre Gemma nel condotto di ventilazione, entrare, stordire un paio di guardie armate durante il cambio del turno, a telecamere spente, aprire la cella blindata e portare il leone lontano dal territorio erbivoro. Il tutto il più velocemente possibile.

Applicare la mia idea alla realtà era tutt'altra questione...

Tornati nel punto di esplorazione della mattinata precedente, scrutammo nuovamente la zona altamente sorvegliata. Ispezionare e calcolarne i rischi o le possibili variabili, non era mai abbastanza...

«A cosa pensi?» domandò di punto in bianco Laila, accostandosi al mio fianco fra gli arbusti secchi. L'odore dolciastro delle foglie morte e del terreno umido, si mischiò a quello vanigliato della pantera, disorientandomi.

Mi voltai di tre quarti verso di lei, trovando il suo viso ad un soffio dal mio.

Imbarazzato, distolsi lo sguardo dal suo e mi schiarii la voce: «M-Medito sul da farsi.» balbettai un poco.

«Medita in fretta, allora. Alle otto, ci sarà il cambio turno dei soldati e il portale di azione - in cui potremmo agire - si chiuderà fino a l'indomani.» mi ricordò, agitata ed ansiosa. Una molla carica e pronta a scattare.

L'elettricità statica nell'aria era palpabile ad ogni respiro. Annuii, proteggendo dal freddo la nostra piccola prigioniera: «Seguimi.» incitai la mia interlocutrice.

Eludemmo il sentiero principale e ci imboscammo sul retro, meno trafficato della facciata. Dovevamo essere invisibili; ma non riuscii a rifletterci oltre che l'urlo di Laila mi rimbombò nelle orecchie.

Mi voltai di scatto e venni colpito in faccia.

***

Mi svegliai di soprassalto, tirandomi su a sedere repentinamente e in cerca d'aria fresca. Percipivo la pelle accaldata dalla pesante coperta ed i polmoni che bruciavano a forza d'inalare aria gelida. Ingurgiatavo boccate d'ossigeno con naso e bocca mentre il mio cervello metabolizzava ch'era stato solo un brutto sogno.

Che incubo stupido.

La mia stanza, immersa nella totale penombra, era parzialmente schiarita dai raggi lunari, che delineavano il mobilio e decoravano l'arredo. Un luogo familiare e che mi aiutò a riprendere il controllo della situazione.

Sospirai sonoramente, ancora avvilito dalle reminescenze oniriche, e mi passai una mano fra i capelli scarmigliati, scompigliandoli ancora di più. Girai il capo per adocchiare l'orologio digitale quando mi bloccai. Il mio cuore accelerò ed il respiro al contrario si smorzò. Sgranai gli occhi.

Al mio fianco c'era Laila, avvolta solo in parte dalle lenzuola e rannicchiata con la faccia riversa verso di me. Le palpebre abbassate ed il respiro regolare e silenzioso.

È venuta davvero alla fine...

Stentavo quasi a crederci.

La osservai per qualche minuto, titubante se stesse riposando o meno. Non volevo disturbare il suo sonno, ma se fingeva, la situazione cambiava drasticamente...

I lunghi capelli neri, disegnavano ghirigori fantasiosi sul cuscino inamidato. Avevo voglia di passarci le dita attraverso...

Scossi il capo.

È meglio che vada sul divano e lasci il letto solo per lei.

Pensai mentre scostavo le coperte e coprivo le sue forme esposte al freddo.

Mi spostai nel salone, vagando sicuro nell'oscurità più totale e stendendomi sull'ampio sofà.

Qualche minuto dopo percepii qualcuno coricarsi insieme a me ed il profumo della predatrice fu il promemoria di chi fosse. Mi irrigidii e spalancai gli occhi al buio.

«Laila... Che fai?» domandai piano quando sentii il suo corpo accoccolarsi contro il mio.

«Provo a dormire.» mi rispose, tranquilla. La voce non era impastata dal sonno ed i suoi capelli erano ancora umidi di doccia appena fatta.

Lei non voleva dormire; ma tenermi d'occhio.

Non si fida di me...

Corrugai le sopracciglia.

«Helia... Sei bellissimo anche tu.» mormorò appena e rabbrividii quando percepii il suo fiato caldo sulla giugulare.

Prestai la massima attenzione nello stringerla a me, per non farla cadere dal bordo del divano, e ringraziandola a tono basso.

«Non mi fido di te...» sussurrò in seguito come risposta.

Ecco, appunto.

«...ma voglio lo stesso assaporarti.» concluse, ammaliata.

L'ascoltai, completamente rapito dal suono della sua voce. In quel momento non mi sarebbe importato se mi avesse sbranato di lì a poco, abbracciarla era come possedere un pezzo di paradiso fra le mani.

La sua lingua calda e ruvida, passò sul pomo d'adamo e le sue dita, vagarono dal mio petto al triangolo degli addominali, sfiorandomi l'intimità. Le unghie che accarezzavano l'incarnato erano la tortura più dolce che avessi mai saggiato.

Sarà una lunga notte...

Mi morse delicatamente il mento sbarbato, titubante se farlo davvero o meno ed io presi la decisione per entrambi.

La baciai.

*Angolino dell'Autrice*

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*Angolino dell'Autrice*

Nel prossimo capitolo Helia e Laila faranno le cosacce <3 ma sarà davvero amore o solo curiosità? X) o peggio... Chi è davvero innamorat* e chi invece no?




Savage // Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora