Savage // Vol. 2

Capitolo 6

.6.

LAILA

Gemma Cooper.

La scoiattolina rossa - la nuova ossessione di Tristan -, non faceva altro che fissarmi in cagnesco; e questo era decisamente imprudente per una preda di piccola taglia come lei.

Quasi quanto andarsene a spasso per il territorio erbivoro come se niente fosse successo, ma questa sarà soltanto una delle molteplici pazzie d'aggiungere all'elenco di: “Come farsi ammazzare nella maniera più stupida possibile.”... E tutto a causa di un cornuto!

Infastidita, incrocrai le braccia sotto al seno pieno e poggiai la schiena contro lo stipite della porta d'entrata del soggiorno.

La riccioluta chioma fulva e la diafana pelle lentigginosa della proprietaria di casa, erano un pugno nell'occhio. Appollaiata sul divano, di fianco ad Helia, la bellezza alquanto discutibile di quel bocconcino stonava col mio gusto estetico.

Adocchiai furtivamente Helia. Lui sì, ch'era bello...

C'eravamo diretti da lei con un'unica speranza e a caccia di guai...

«Io non ce la voglio in casa mia, quella! Helia, hai perso il senno anche tu?!» sbottò improvvisamente Gemma.

E lei era un guaio enorme.

Tornai a guardarla, incurante del discorso e apatica alla situazione creatasi.

«Sssh, zitta! Tu non sai cosa sta succedendo davvero.» rispose il suo interlocutore.

«L'unica cosa che so e di cui m'importa, è quella del suo amico che voleva mangiare la mia carne!» inveì ancora, sempre più rossa in faccia e distogliendo gli occhi dai miei.

«Lui è fatto così. Ha un debole per gli scoiattoli.» mi lasciai sfuggire - di proposito, per provocarla -.

Helia mi ammonì con un'occhiataccia: «Non stai aiutando, Laila.».

«La chiami addirittura per nome?! Sei uscito veramente fuori di testa!» lo aggredì completamente indemoniata, lei.

«Neanche tu a quanto pare.» ironizzai.

Lui mi ignorò bellamente, rasentando tutta la sua attenzione su quel brutto roditore.

Ma che diavolo avrà mai di speciale la ‘Mangiaghiande’?!

«Gemma, ascoltami, ti prego. Non potrei mai chiederti una cosa tanto meschina e pericolosa se non fossi già coinvolta. Sei l'unico esserino, tanto piccolo, da riuscire a passare nel condotto di ariazione, disattivare allarme e telecamere di sorveglianza, e filartela via indisturbata. Non ti chiederei tutto questo se avessi altre scelte.» la pregò, supplichevole e preoccupato. Schifosamente gentile nell'accarezzarle la mano.

Mi stavo innervosendo...

L'erbivora ritrasse l'arto, scottata dalle sue parole: «La hai invece. Puoi fare la cosa giusta e dare un taglio a tutta questa storia.» chiarì lapidaria, indicandomi con una mossa vaga del braccio sinistro.

Glielo avrei spezzato.

«Ho fatto una promessa.» protestò il suo Alfa, ma per la sua controparte era ingiustificabile.

«Io non ti aiuterò. Voglio bene a Silene e anche a te, ma non sono folle... E se non te ne vai subito comincerò ad urlare più forte e chiamerò aiuto!».

Era troppo. Avevo ascoltato abbastanza. E la mia pazienza era arrivata al limite.

In un attimo divenni animale e balzai addosso alla fanciulla dai capelli rossi, distruggendo la fodera del prezioso divano e sbalzando il suo corpo da sopra di esso.

***

«Non occorreva tramortirla.» mi biasimò Helia, fulminandomi con lo guardo nel momento in cui ritornai bipede. Anche se era arrabbiato con me, si sbottonò la camicia bianca per offrirmela.

«Sì invece.» brontolai, accettando l'indumento con riluttanza. Quando l'amichetta di Helia riprese i sensi, ancora stordita dalle mie zampate giocose, non le diedi neanche il tempo di urlare, che le fui nuovamente addosso. «Ascoltami bene, bocconcino. Se non ci aiuterai, chiamerò il mio amico e lui ti darà la caccia. Conosce il tuo buon odore a memoria, ormai. Non importa in quale buco profondo ti celerai o in quale ramo più alto fra tutti, andrai. Tristan ti troverà, lui scova sempre le sue prede, e ti mangerà in un unico boccone.» la minacciai. «Ma, se farai quello ti chiede Helia, potrai star certa che non rivedrai mai più nessuno dei miei compagni o me, e continuerai ad ingozzarti serenamente di ghiande e nocciole.» sorrisi angelica, mostrando denti bianchissimi. «Allora, abbiamo un accordo?».