Capitolo 15

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.15.

HELIA

Artifici di luce mi ferivano i bulbi oculari celati dietro le palpebre

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Artifici di luce mi ferivano i bulbi oculari celati dietro le palpebre.

Che fastidio!

Volevo solo dormire, ma il sole doveva essere di altre vedute. A lui non importava che fossi stanco e affaticato dalla vita, voleva solamente splendere e abbagliare il mondo.

Schiusi gli occhi, tornando lentamente a galla, nella realtà e mettendo a fuoco un soffitto... decisamente orrendo. Le assi di legno, che costituivano la base del piano superiore, erano da cambiare.

Corrucciato e di pessimo umore, inarcai un sopracciglio.

L'imbianchino e il piastrellista di questo posto dovrebbero cambiare mestiere.

Volevo alzarmi, ma le forze mi vennero meno. Quando ci provai, un dolore lanciante mi trafisse il fianco, rischiando di farmi urlare. Quel forte malore, mi ricordò anche chi me l'avesse procurato.

Dannazione! Che male...

Strinsi i denti e strizzai gli occhi in una smorfia sofferente, portandomi le mani all'addome; ma quello che tastai, non fu il mio corpo.

Corrugai le sopracciglia, scoprendo il letto con un gesto irruento e trovandoci Laila sotto il lenzuolo. Nuda e avvinghiata al mio corpo per scaldarmi.

Dormiva profondamente, ma tremava; forse per il freddo. Adagiai di nuovo il tessuto bianco sul suo fisico, troppo leggero per l'inverno. L'espressione rattristata e i capelli sciolti a contrastare il candore delle lenzuola che... Odoravano di noi, rendeva la sua figura fragile. Come una bambola senza padrone...

Dev'essere un sogno.

Mi guardai attorno, fissando con attenzione ciò che mi circondava; ma lei si mosse, spostando il capo sul mio petto. Solo allora notai i graffi e i lividi che tracciavano un disegno orrido sul suo incarnato bronzeo.

No, ero cosciente. Non avrei mai potuto immaginarla con quei segni immondi addosso.

Provai a sollevarmi dal materasso, ma il dolore arrivò ancora una volta a ondate maggiori, riuscendo a strapparmi un lamento.

Maledizione...

Il respiro regolare della sensuale pantera, si stoppò di colpo e nel giro di un secondo netto, sollevò la testa dal mio torace, piantando gli occhi - spalancati e luminosi come fanali - dritti nei miei. Uno sguardo che dava i brividi, ma non di paura.

Di rimando, rimasi scioccato anch'io, fissandola sconcertato.

Udii delle voci maschili, attutite dalle pareti; parvero estranee e subito dopo qualcuno schiuse la porta. Il primo istinto fu quello di proteggere Laila, cingendole le spalle, ma lei, con una certa sorpresa nello sguardo, mi acquietò. «Non temere. Siamo al sicuro... Erano Gavriel e Jude quelli che hai ascoltato; probabilmente discutevano con Silene.».

L'uscio si richiuse. «Lei è qui?» tornai a dedicarle la mia attenzione, ignorando la sofferenza.

Annuì: «Anche Gemma, ma lei... È con Tristan.».

«Cosa?!» sbottai, allucinato. Come aveva potuto permettere che quel viscido individuo le si avvicinasse?! «Non lascerò una mia protetta nelle grinfie di un mostr... Ah!». Nel vano tentativo di muovermi, il dolore mi mozzò il fiato e fui costretto ad arricciarmi su me stesso.

Respirai con forza mentre il malore si ritirava lentamente.

«Sta fermo, altrimenti la ferita si aprirà di nuovo!» mi redarguì severa, torreggiando sulla mia figura. Era vicina. Bella quanto la ninfa Dafne...

Senti da che pulpito viene la predica...

«Se non fosse stato per il tuo adorabile pugnale a quest'ora non sarei bloccato a letto!» inveii, ma non potevo darle tutta la colpa. Con la trappola piazzata a tavolino, avevo rischiato di farci ammazzare. In fondo, era andata di lusso...

Sulla fronte di Laila, la ruga dell'irritazione si distese e al suo posto, comparve quella del rammarico: «Lo so...». Gli occhi le si riempirono di lacrime ed io mi sentii tremendamente in colpa: «Non volevo ferirti.» la musicalità della voce, si incrinò un poco, traballando alla fine.

«Allora perché mi hai colpito?» chiesi piano, avvicinandomi a lei con cautela. I nostri fiati si condensarono insieme e gli sguardi si persero l'uno nel volto dell'altro.

«Perché... Avevo paura che mi avessi tradita...» singhiozzò, cancellando le lacrime appena nate con le dita. Allungai una mano e con estrema attenzione per i dettagli, le scostai un ciuffo corvino dietro l'orecchio.

«E adesso, ti fidi di me?». Le mie labbra ad un soffio dalle sue, erano un'implicita e silenziosa richiesta.

Non ero in collera. Non sarei mai stato infuriato con lei...

«Sì.» mormorò prima di baciarmi e buttarmi le braccia al collo.

Se mi avessero chiesto di descrivere la felicità, avrei sussurrato il suo nome.

Se mi avessero chiesto di descrivere la felicità, avrei sussurrato il suo nome

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*Angolino dell'Autrice*

BOOM BABY!

Care fratelle, fingiamo bellamente che l'alito di entrambi profumi di menta, vi prego. (Io me lo sono immaginato così)

Ad ogni modo, scena simile ad una di Delirio, ma Helia non ha nulla da spartire col caratteraccio di Dmitri -.-

Sembra tutto così idilliaco e bello ✨ sarebbe un vero peccato se rovinassi tutto... MUAHAHAHAHAH x)

Savage // Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora