Capitolo 4

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.4.

LAILA

«Spiegami di nuovo perché ‘di giorno’ dovrebbe essere meno rischioso imbucarsi nella struttura più sorvegliata dei vostri confini che ‘di notte’?!» bisbigliai piccata, al fianco di Helia, acquattati entrambi dietro un muretto di confine ed immersi...

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«Spiegami di nuovo perché ‘di giorno’ dovrebbe essere meno rischioso imbucarsi nella struttura più sorvegliata dei vostri confini che ‘di notte’?!» bisbigliai piccata, al fianco di Helia, acquattati entrambi dietro un muretto di confine ed immersi nella vegetazione cristallizzata.

Era una bella giornata di Gennaio. Il cielo era azzurro e limpido, ed io, non avrei neanche dovuto guardarlo! Dovevo essere impazzita a vagabondare per tutta la città di mezzo, allo scoperto, e sotto la luce diffusa del pallido sole invernale.

In compagnia del loro Alfa.

L'odore del suo bagnoschiuma alla menta ed imbevuto all'aria gelida mattutina, intasava i miei polmoni, rendendolo un piacevole quanto pericoloso promemoria.

«Non ho detto meno rischioso, ma meno operoso. Il rischio rimarrebbe invariato ventiquattro ore su ventiquattro.» precisò a tono basso, osservando diligente la turnazione bellica dei suoi simili davanti all'entrata principale. «Il leone dagli occhi blu è rinchiuso qui. Se vuoi liberarlo non hai altra scelta che seguirmi.».

Tutto questo era quasi comico. Da morirci...

«Ah, fantastico... adesso sì che non ho nulla da temere e potrò fidarmi ciecamente di te...» sbuffai ironica, pronta a rintanarmi fra le ombre dell'edificio alle nostre spalle.

Fu a quel punto che accadde l'impensabile.

Lui, mi agguantò il polso con uno scatto fulmineo, piantadomi il suo sguardo serioso addosso. Il verde foglia delle sue iridi si scurì d'una gradazione: «Stammi a sentire. Non dormo da giorni per attuare questo tradimento contro la mia specie. Eppure non sono io che possiedo un amico incarcerato nella prigione della fazione apposta alla mia; al contrario, sono il tuo nemico che cerca di aiutarti. Non pretendo la tua fiducia, ma la tua collaborazione, ti è chiaro?». Il timbro della voce aveva assunto note rauche e severe: «Ti è chiaro?!» ripeté un'altra volta e con fermezza - stringendo maggiormente il mio polso sinistro - quando notò la mia esitazione.

Alfa.

Tutto il suo atteggiamento sbandierava il fatto che lo fosse. Il comando li distingueva da tutti gli altri.

Avvampai per la vergogna e deglutii a disagio, divincolandomi dalla sua stretta. Il contatto fisico era estremamente intimo per me...

Annuii dopo un tempo interminabile e sperai che quegli occhi dal colore estivo, cessassero il supplizio a cui ero stata costretta a sottostare.

In quel momento l'odiai; ma non mi smossi di un solo millimetro. Prima recuperavamo Seth, e prima mi sarei allontanata da Helia.

Avrei dovuto rammentare che Il pranzo della domenica non era affatto una preda facile come l'era stata Silene. Tra noi due si percepiva sempre dell'elettricità statica e sottocutanea; una sensazione che sensibilizzava il mio corpo allo stremo.

Chissà se anche all'erbivoro capitava la medesima cosa...?

«E adesso ascoltami bene. Non possiamo varcare la porta principale, e provare ad entrare dall'alto sarebbe un suicidio, però... Io potrei sbloccare la serratura della porta sul retro dall'interno...». Lasciò intendere il seguito.

Mi voltai a guardarlo e granai gli occhi. Sarebbe stato veramente così semplice?

«Se non potrò dormire, tantovale attuare la fuga di Mister Arroganza...» borbottò infine.

Sorrisi appena di quel commento, ma fu un cenno breve.

***

HELIA

Architettare un piano ben studiato e metterlo in pratica, erano due attività distinte e separate; difficile che combaciasse tutto, ma non impossibile

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Architettare un piano ben studiato e metterlo in pratica, erano due attività distinte e separate; difficile che combaciasse tutto, ma non impossibile. Avevo calcolato tutto... Almeno così credevo.

La prigione diurna, in soli cinque giorni, era diventata un carcere di massima sicurezza. La sorveglianza e la manodopera militare impiegata a vigilare la struttura al limitare dei campi di lavanda - coperti da un manto di neve e ghiaccio -, aveva svuotato le file di difesa erbivore.

Laila ed io ci dividemmo. Avrebbe aspettato il mio segnale fra le ombre dell'edificio vicino - sperando che nessuno fiutasse la sua scia nel breve lasso di tempo in cui sarebbe stata allo scoperto -.

Mi presentai al cospetto della prima ronda: tre gruppi, suddiviso da quattro soldati ciascuno. «Riposo. Sono qui per vedere il prigioniero.» ordinai.

Nessuno avrebbe potuto impedirmi di vederlo.

«Giovane Wilde... Che piacere trovarti inaspettatamente qui...».

Nessuno... Eccetto lui.

La voce del Senatore Fawn, il padre di Silene e il mio tutore legale, mi gelò il sangue nelle vene; tuttavia provai a mantenere un certo contegno quando mi voltai indietro a fissarlo: «Il piacere e la sorpresa sono reciproci.» risposi al saluto.

Il tempismo. Maledetto tempismo...

*Angolino dell'Autrice*

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*Angolino dell'Autrice*

Nuovi aesthetics! Cosa ne pensate? Finalmente ho aggiornato Canva e mi ha proposto dei bei template <3 e finalmente ho aggiornato anche Savage, scusate il ritardo raga, ma avevo scritto un capitolo che non mi piaceva >•< Nel prossimo guai in vistaaa (e quando mai con me? Eheheh).


Savage // Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora