Capitolo 3

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.3.

HELIA

Un fruscio di foglie secche attirò la nostra attenzione prima che potessimo concludere il discorso e organizzare un piano di fuga d'attuare

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Un fruscio di foglie secche attirò la nostra attenzione prima che potessimo concludere il discorso e organizzare un piano di fuga d'attuare. Scattai in allerta, scrutando l'oscurità della vegetazione circostante alle mie spalle. Il buio regnava sovrano, soffocandoci con le sue gelide spire; persino le stelle non mostravano la loro faccia, eclissate dietro a fosche nubi plumbee. «Non siamo al sicuro qui.» riferii a bassa voce ad entrambi.

«Sarà meglio separarsi per stanotte allora.» aggiunse il guerriero rapace trasmutandosi in un abile falco e prendere quota verso l'alto.

Laila lo imitò, lasciando le spoglie umane e assumendo quelle animali. La sua pelliccia corvina e che immaginavo soffice come velluto, era talmente scura da confondersi con l'oscurità della boscaglia grazie al favore della notte; solo i suoi occhi da gatta rilucevano di luce ambrata. I luccichii delle sue iridi ricordavano quelli dei fiocchi di neve quando la debole luminescenza della luna piena li colpiva.

La vidi girovagare attorno a me. La sua altezza e possenza, arrivava quasi al mio bacino. Con passo felpato attorcigliò la lunga coda attorno alla mia gamba destra. Un saluto, un gesto particolare che durò un secondo.

Mi accigliai sorpreso, vedendo infine la felide correre via fra i rami spolverati di neve.

Ciao Micetta.

La brezza notturna accarezzò la mia fronte. Il freddo mi baciava la pelle e intorpidiva i muscoli fasciati dalla divisa; in pochi attimi un trio di sentinelle diurne mi raggiunse sulla linea di confine del nostro territorio. «Alfa, tracce nemiche in periferia hanno rivelato la presenza di intrusi.».

Annuii. «Ispezionavo la zona per questo.» mentii: «Vogliono riprendersi il prigioniero. Voi continuate a vigilare, ma non sconfinate in città. È l'ora dei notturni questa.» li misi in guardia sovrappensiero, osservando ancora il punto in cui lei era sparita.

Nelle mie ricerche, svolte con discrezione e nei giorni passati, per rasserenare l'animo di Silene, ero riuscito a trovare delle incongruenze che avevano portato me a dubitare sulle manovre politiche attuate. E prima di scegliere da che parte stare, volevo fare chiarezza. Stava accadendo qualcosa tra il Senato erbivoro ed il Consiglio degli Anziani carnivoro, me lo sentivo.

Per il bene di Flora e Silene speravo solamente che fosse un presentimento e null'altro...

***

La mattina seguente mi svegliò un delicato brusio femminile. Schiamazzi accennati e risate flebili di due femmine.

Ero esausto; da settimane oramai non riuscivo a dormire decentemente e più di cinque ore a notte. A lungo andare, la mancanza di sonno era destabilizzante per i miei sensi, rallentando drasticamente i riflessi.

«Vuoi un altro po' di thé?» bisbigliò Flora cordialmente. Corrugai le sopracciglia. Dovevo essere proprio stanco perché avevo l'impressione che fosse all'interno delle mie stanze.

«Ti ringrazio tesoro, sei super carina a prenderti tanto disturbo.» le rispose piano...

Laila?!

Spalancai gli occhi, ritrovando la sensuale carnivora stravaccata sul mio letto e stesa al mio fianco. Si sosteneva su entrambi i gomiti, affossati sul materasso, con aria rilassata e tranquilla mentre io al contrario ero rigido quanto un masso.

«Buongiorno principessa.» si beffeggiò di me, snudando i canini in un sorriso smagliante. Dentatura finemente curata e bianca che risaltava sul suo incaricato color caramello.

Che diavolo ci fa lei qui?!

Mi sorressi sulle braccia, flettendo la schiena nuda e alzando la guardia. Non importava che fosse bellissima e che avessimo una sottospecie di tregua; la sicurezza di Fiore veniva prima di tutto. «Come hai fatto ad entrare?» domandai teso, pronto a scattare contro la notturna.

«Ho chiesto a tua sorella il permesso e lei mi ha accolta.» fece spallucce Laila mentre Flora tornava con una tazza di thé fumante fra le mani per offrirla al nemico.

La fulminai con un'occhiataccia severa, attirando la sua attenzione: «Ops, scusami fratellone... vado a prendere un bicchiere anche per te.» mi riferì frettolosamente.

Cosa?! Dannazione, no!

Mi stropicciai la faccia stravolto dal sonno e dalla frustrazione, accompagnato dalla fragorosa risata della femmina accanto a me. Un suono armonico e che riuscì ad allentare la tensione sulle mie spalle. «Non essere severo con lei, è colpa mia.».

L'alba non era ancora sorta, ma l'imbrunire del cielo era già in parte dissipato.

«Non avrebbe dovuto accoglierti.» bofonchiai a bassa voce.

«Questo è vero. Non dovrebbe fidarsi del nemico; è una preda fin troppo facile...» costatò pragmatica.

Annuii, sistemandomi composto al suo fianco. Le condizioni salutari di Fiore peggioravano e miglioravano a seconda dei giorni.

«La giustizia personale dell'amore, era un discorso riferito a lei, non è vero?» se ne uscì improvvisamente fuori la mia ospite.

«Per questo sei qui?» risposi alla sua domanda con un altro quesito. Quando la vidi ricambiare il mio sguardo curioso, decisi d'essere sincero. Mi passai una mano fra i capelli, esausto malgrado fossi appena sveglio: «Sì... mia madre ha sacrificato la vita per donarla a mia sorella...».  

La ragazza-pantera a quel punto inarcò un sopracciglio: «L'amore dà, l'amore toglie?».

Annuì nuovamente: «Precisamente.». Mi sfuggii uno sbadiglio e notai di sfuggita l'orario sull'orologio digitale, poggiato sul comodino a fianco al letto: «Sono le cinque di mattina, ma vuoi scherzare! Voi carnivori non dormite mai?!» mi lamentai, provocandole un'altra risata.

 Mi sfuggii uno sbadiglio e notai di sfuggita l'orario sull'orologio digitale, poggiato sul comodino a fianco al letto: «Sono le cinque di mattina, ma vuoi scherzare! Voi carnivori non dormite mai?!» mi lamentai, provocandole un'altra risata

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Savage // Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora