Capitolo 25

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SILENE

Di tutte le situazioni perigliose, in cui ero andata a cacciarmi, questa, fu decisamente la peggiore in assoluto

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Di tutte le situazioni perigliose, in cui ero andata a cacciarmi, questa, fu decisamente la peggiore in assoluto.

Non vedevo ad un palmo dal naso e non potevo affidarmi all'olfatto in un luogo sterilizzato. L'unico senso buono, era l'udito. Lottavo contro il bisogno di trasformarmi, seguendo il buon senso. Non volevo farmi prendere dal panico. Seth, affamato e debole, riuscii a sostenerlo per grazia divina, concessami da qualche divinità clemente. Ascoltai i colpi e le voci lontane, seguendone la scia: «Jude, Jude, siamo qui! Gavriel, Gavriel, mi sentite?!» gridai più volte. Sperai che quel buco oscuro non fosse insonorizzato, ma appena ripresi fiato, udii un boato dall'altra parte della parete.

Il mio amato ebbe i riflessi pronti, trascinandomi con sé in retromarcia, prima che la porta blindata crollasse al suolo, cedendo il posto alla luce artificiale dei neon. Il chiarore ci investì con brutalità mentre le figure bipedi dei nostri compagni si stagliavano contro luce.

«Piccioncini, direi che potete anche smetterla di amoreggiare e tagliare la corda da questo Inferno.» commentò sarcastico Gav, guardandosi attorno con circospezione. I carnivori erano particolarmente attenti ad ogni dettaglio, come se non credessero ai loro occhi.

«Ammettilo che ti mancavo.» lo prese affettuosamente in giro il leone mentre Jude mi aiutava a sorreggerlo.

«Ci sarà tempo per i saluti, Tristan sarà qui a momenti con un elicottero...» ci informò lui.

Un elicottero?! E la mia amica??

«Spero che Gemma stia bene...» mugugnai pensierosa.

«Intanto augurati di raggiungerla. Non so se usciremo vivi da qui.» mi redarguì il falco, spostando le macerie metalliche dal nostro cammino con molta fatica. Era a torso nudo e in gran forma...

«Amico, ma non ce l'hai una maglietta? Non sei mica un cazzo di spogliarellista.» si ingelosì Seth.

«Silenzio! Lo sentite anche voi...?» ci interuppe il lupo, attirando la nostra attenzione.

«Sì, è Laila... È accerchiata.» rispose di nuovo il leone, tornando serio, dopo aver annusato l'aria e mosso impercettibilmente la testa verso destra.

«Helia non è con lei?» chiesi preoccupata, ma nessuno mi rispose.

Helia, dove sei?

Il posto misterioso in cui eravamo, non era altri se non un labirinto claustrofobico, colmo di porte blindate e numeri in serie. Era un luogo che disorientava l'istinto animale e rendeva paranoici. Gavriel aveva ragione. Era l'Inferno.

«Dobbiamo aiutarla e dobbiamo farlo insieme. Non possiamo dividerci ancora. Sarebbe troppo pericoloso affrontare gli ostacoli di questa clinica, da soli.» ci informò Jude.

«Clinica?» domandai, frastornata e confusa. Cosa sapevano di cui io ero all'oscuro?

Seth annuì: «È il posto in cui hanno detenuto Tristan. Qui, usufruiscono delle persone per sperimentazioni genetiche. Credevamo che fosse stato distrutto molti anni fa...». Ci fu una pausa, poi aggiunse: «Mio padre è morto per smantellare questo posto.».

A quelle parole, allacciai le braccia alle sue spalle, abbracciandolo come potevo.

«Questo è Savage. L'inferno per ogni animale che vi mette piede... Che io sappia, Tristan è stato l'unico a sopravvivervi, da piccolo.» aggiunse Gav.

«Sì, e guarda come l'hanno ridotto.» bofonchiò il mio interlocutore, aiutandosi da Jude per sorreggersi meglio. «Laila non ha informazioni di questo luogo. Un motivo in più per soccorrerla.». Mi strinse un braccio attorno ai fianchi come protezione, inquieto.

«Recuperiamo gli altri due innamorati e filiamo via da qui, allora.» propose Jude. Anche lui parve nervoso.

Ad un tratto, mentre camminavamo con difficoltà, sentì un lieve zigare, un mormorio che mi chiamava...

Non poteva essere!

«Aspettate... Fermi!» bloccai la nostra marcia e come una trottola impazzita iniziai a sbirciare nelle celle restanti, abitate da altri prigionieri.

I carnivori si scambiarono delle occhiate ambigue. «Sei impazzita di colpo?» pose quel quesito all'improvviso il falco, inarcando un sopracciglio.

Voltai il viso verso di loro, stupita: «Cosa?! No! Qui c'è una mia amica! Doveva recuperarmi la sera che ci siamo incontrati, un passaggio in macchina, ma non è più arrivata. Adesso capisco perché! L'hanno portata qui per impedirle di aiutarmi. Devo liberarla!» insistetti.

«Lene, anche Laila ha bisogno di aiuto, non possiamo dividerci e...».

Stoppai il discorso conciso del lupo: «Eccola! Questo posto brulica di animali maltrattati. Dobbiamo aiutarli!».

La situazione era critica. Non riguardava più solo noi, ma tutti quanti.

*Angolino dell'Autrice*

Come avrete capito, Savage è un modo per denunciare anche i maltrattamenti sugli animali. A presto con l'ultima capitolo e i ringraziamenti di questo secondo volume <3 non vedo l'ora di iniziare il terzo x)

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Savage // Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora