Capitolo 7

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.7.

HELIA

«Non avresti dovuto ricattarla in questo modo

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«Non avresti dovuto ricattarla in questo modo.» la inseguii in mezzo al fogliame secco, fuori dall'abitazione di Gemma, e con tutti i miei sensi in allerta. La prudenza non era mai troppa.

Il sole, in procinto di tramontare ormai, tingeva d'oro la poca neve depositata sui rami degli alberi. Presto sarebbe arrivata la primavera e nessun candore avrebbe cancellato le nostre tracce...

«Eri troppo buono con lei e non avevamo tempo per la gentilezza. Sotto minaccia saremo sicuri che non dirà nulla a nessuno.» brontolò, quasi correndo fra i tronchi dormienti. Forse per scaldare le gambe nude. Sembrava essersi ingelosita, ma probabilmente era solo una mia impressione.

«Ti sbagli. Non le abbiamo chiesto una cortesia. Rischia comunque la vita!» obbiettai, faticando a starle dietro. I mucchietti di soffice nevischio, fra le spesse radici - che emergevano dal terreno -, rendevano difficoltoso il sentiero intrapreso.

Mpf... sfiancante per me, non certo per la cacciatrice notturna!

Involontariamente - o forse no? - giungemmo a Lago Minore, una riserva d'acqua nel bosco imbiancato e situata nel territorio diurno; solo a quel punto lei si fermò. Doveva aver raggiunto il suo obbiettivo, meditai con respiro affannato.

«E con questo? Anche noi.» mi rispose, apatica alle difficoltà di Gemma.

«Noi l'abbiamo scelto e poi... CHE FAI?!» sbottai completamente esterrefatto.

Laila si denudò nuovamente, spogliandosi della mia camicia bianca.

«Il bagno. Il fetore della paura di quella cosina mi si è appiccicato addosso.» mi spiegò in seguito, esitando nella profonda pozza ghiacciata, finché non si decise ad immergersi fino alle spalle con una lentezza tale, che riuscii a scorgere nel dettaglio la sua intimità priva di pelo. Distolsi lo sguardo con la faccia in fiamme. Improvvisamente la gelida brezza della sera era quasi un toccasana per i miei poveri nervi. «Cosa ti prende adesso, vuoi unirti a me o preferisci guardarmi?» udii appena.

Cosa?!

Voltai di scatto il capo, fissandola intensamente e con una certa serietà. Non stava scherzando.

Mi passai una mano fra i capelli, ma questi, ricaddero ancora una volta sulla fronte, solleticandomi la pelle. Proprio non riuscivo a capirla... «Laila, tu... tu sei incomprensibile... per me.» mormorai, indeciso se accettare o meno il suo invito.

«Questa non è una risposta al mio quesito, Helia.». C'era dell'ilarità nella sua voce. «Ti imbarazza?» chiese poi.

Tornai ad osservare le sue iridi ambrate, sempre più dubbioso: «A te no?».

La vidi fare spallucce ed ogni lieve movimento che produceva, alimentava le increspature attorno al suo corpo. Sembrava una ninfa divina, vestita di luce e acqua.

Dafne.

«Perché dovrebbe?» chiese in seguito.

«Tu, di norma, fai il bagno alla fonte con altri esemplari maschi?!» domandai esterrefatto.

Lei rise e quel suono cristallino mi provocò un formicolio al basso ventre. Scosse il capo mentre piccole gocce d'acqua camminavano sulle sue gote bronzee: «No, sei il primo con cui succede, non capisco però perché dovrebbe imbarazzarti. Ho freddo da sola...».

Ecco perché... Aspetta... COSA?!

Chiusi gli occhi e sospirai sonoramente.

Maledizione!

Non aveva tutti i torti, ma non era quello il fulcro della situazione che poi sarebbe degenerato.

Non le risposi, mi limitai a spogliarmi dei restanti indumenti ed entrare nel freddo abbraccio del lago. In un attimo, il tocco - reso gelido dalle acque ghiacciate - di Laila, mi accese, scaldandomi quanto il fuoco. Mi cinse il collo, avvighiandosi al mio corpo per attenuare i brividi di freddo. Ricambiai l'abbraccio - che non era tale -, per trasmetterle il mio calore corporeo: «Va meglio adesso?».

Percepivo ogni sua pienezza morbida e viscida, addosso. Deglutii, imbarazzato.

Lei annuì nell'incavo del mio collo, scatenandomi una scia di brividi lungo la spina dorsale: «Sei ancora a disagio, perché?».

A volte era veramente ingenua per essere una spietata guerriera, pensai.

«La tua vicinanza mi provoca desideri mai provati prima.» le risposi dopo una lunga pausa, indeciso se aver detto o meno la cosa giusta.

«Che tipo di desideri?» domandò di nuovo, curiosa di leggerli tutti sul mio viso o che trasparissero all'interno dei miei occhi.

Con molta cautela le portai una mano sul mio torace: «Credo che tu lo sappia fin troppo bene...».

Gli occhi da gatta, della mia micetta, si animarono di nuovi luccichii: «Il tuo cuore ha raddoppiato i battiti.» constatò.

E non per il gelo.

«Vuole parlarti al posto mio.» le sussurrai all'orecchio.

«Per dire cosa, non mangiarmi?» scherzò, ma avevo notato il rossore sulle sue guance.

«Che sei bellissima.».

In quel momento, un istante dilato all'infinito, le sue iridi divennero oro liquido. Mi trasmisero il mio stesso desiderio cocente, ma durò solamente un battito di ciglia.

«Ho bisogno di fare una doccia.» esalò prima di staccarsi da me e mutarsi in pantera, nuotando fuori dal lago e correndo via.

***

Tornai a casa, da Flora, ma Laila stavolta non c'era.

Mi sentivo stranamente vuoto e sfatto; pieno di dubbi e confusione. Forse anche la carnivora si sentiva così?

Stanco e spossato, infreddolito dal bacio del lago, mi gettai nella cabina-doccia e poi direttamente a letto. Non prima però di lasciare la finestra aperta...

 Non prima però di lasciare la finestra aperta

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*Angolino dell'autrice*

Ho pubblicato con un giorno in anticipo <3

Savage // Vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora