Capitolo 13

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-Un'intervista-

Io e Peeta ci guardammo in faccia, per poi fare la stessa cosa con tutta quella gente, salutavamo fingendoci felici.

Riguardai Peeta, lo vidi acconsentire, così mi girai dalla parte di Haymich e, anche se un po' indecisa, esclamai:-Okay-

Rientrammo tutti e tre in casa, ma con ancora la gente alle nostre calcagna.

-Allora, per quando la fissiamo?-ci chiese Haymich, con un taccuino e una penna in mano.

Peeta mi guardò facendo spallucce, così io risposi:

-Anche domani, basta che ci lascino in pace-

Vidi Haymich scrivere e, poi chiedere:- A che ora?-

-Qualunque- risposi, ovviamente con il consenso di Peeta.

-Allora alle tre e quaranta alla stazione principale, in modo da essere a Capitol City per le quattro e mezza-

Io e Peeta annuimmo, e lui scrisse su quello strano taccuino che aveva in mano.

-A domani- ci salutò poi lui, sorridendo, per poi sussurrare -Grazie-.

Lo salutammo, dopodiché se ne andò.

Io, stremata già di prima mattina, mi buttai sul divano; Peeta, invece, controllò alla finestra se la gente se ne fosse andata, ma era ancora lì. Lo sentii sbuffare.

-Non avremmo mai un momento di pace- mi lamentai.

-Dai, Kat, bisogna avere pazienza- mi rispose dolcemente. Già, la sua voce era dolcissima.

-Ah e...scusa per...stanotte.-esclamai imbarazzata.

-Tranquilla...non devi scusarti, se non ti senti pronta non è colpa tua-

Lo abbracciai, sussurrandogli in un orecchio:-Mi sei mancato stanotte-

-Anche tu, Kat-

Sciolto l'abbraccio, io e Peeta guardammo in basso, prima che lui si avvicinò a me, mi prese con una mano un fianco e con l'altra mi toccò la guancia, e mi baciò.

Era bellissimo. Perché ogni volta che ci baciavamo sentivo le farfalle nello stomaco, sentivo qualcosa che mi diceva che lui era quello giusto.

Io lo amavo. Lui amava me.

Non desideravo di più dalla vita, solo il suo amore.

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