Capitolo 20

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(...)

POV KATNISS

Non potevo crederci...l'ibrido era tornato! Avevo una paura grandissima, immensa, che da un momento all'altro, come già accaduto, quella bestia avrebbe potuto uccidermi. Non Peeta.

Non era colpa sua. Lui non c'entrava niente, era solo colpa di Snow.

Menomale che l'avevo ucciso.

Calde lacrime rigavano il viso di Peeta, della persona che amavo, per colpa di quello stupido ibrido.

-Ka...Katniss, non sai quanto...quanto mi...mi dispiace...- disse tra i singhiozzi.

-No, Peeta, non è colpa tua...so che non lo è-

-Invece sì, Kat, è colpa tutta colpa mia...- continuò.

-Io so che non è colpa tua, Peeta-

Detto questo gli presi il viso e feci per baciarlo, ma lui mi fermò:-No, Kat, non posso farlo-

-Cosa stai dicendo?? Hey, ormai è passato, tranquillo-

-No, Kat, non è passato. Può tornare da un momento all'altro-

-Allora staremo attenti-

-No, Katniss, non puoi correre questo pericolo-

-Che cosa intendi fare, allora?-

-Devo andarmene-

Corse di sopra e fece le valigie.

Se ne stava andando. Un'altra volta. No, quella volta non potevo lasciarlo andare.

-Peeta, ragiona, non puoi farlo-

-Devo, mi dispiace tanto, Kat-

-E...il matrimonio?-

-Non ci sarà nessun matrimonio-

No. Non poteva averlo detto.

-Nessun matrimonio??! Cosa dici?!-

-Katniss, lo faccio per proteggermi-

-Ma così non mi proteggi, mi provochi solo delle sofferenze che tu solo puoi colmare-

-Katniss, io ti amo con tutto il mio cuore, ed è per questo che me ne vado-

-No, Peeta, se te ne vai non mi ami!-

-Katniss, lo sai che ti amo-

E uscì.

Adesso le lacrime bagnavano il mio volto, lacrime pesanti come il gocce do sangue, come grumi di sabbia in mezzo a una città desertica.

Ecco come mi sentivo.

Come una città enorme, immensa. Ma desertica, perché mancava la gente, mancava la vita in quella mia città, mancava Peeta.

Ma in realtà, nel profondo del cuore, sapevo che sarebbe finita così, sapevo che la mia vita sarebbe caduta così in basso, sapevo, insomma, che non sarei stata felice.

Era...tutto finito. Tra me e Peeta era tutto finito.

Però non potevo farcela.

Non potevo sopportarlo.

Avevi un enorme bisogno di sfogarmi.

E fuori, in mezzo a tutta la neve, che non curai, mi buttai a terra.

C'era freddo, molto freddo, ma nonci feci caso.

Una volta a terra, in ginocchio, urlai contro la casa di Peeta:

-Devi proprio farmi sentire come se non mi fosse rimasto nulla?!?!-

Mi scaraventai sulla neve, ricoprendo una piccola parte di neve delle mie calde lacrime.

Avevo la faccia appoggiata a terra, mi sentivo un mostro, non so il perché, mi sentivo vuota.

Ma non avrei fatto lo stesso errore di mesi fa, quello di buttarmi...aspetta...era proprio quella la risposta!

Sapevo come far tornare Peeta da me, dovevo solo usare l'astuzia. Distrutta mi incamminai -ancora una volta- verso il fiume, e dai passi sentivo che qualcuno mi stava seguendo, doveva essere lui, Peeta. Ma non potevo girarmi, se no avrebbe capito il mio piano, così continuai a camminare senza sosta, fino ad aggrapparmi alla diga.

Appena "stavo per buttarmi", sentii una forte presa dietro di me, sì, Peeta.

Mi girai. Non era Peeta.

GALE.

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