Capitolo Ventidue - Lord Voldemort

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Picchiò la testa contro il ciottolame.
Quando si riebbe per poco non svenne di nuovo.
Aveva un intera scuola intorno a sé che lo aspettavano paziente.
O forse, aspettavano altro.
Si girò e vide se stesso avanzare ghignando dal ponte di Hogwarts assieme ai Mangiamorte, mentre un semigigante teneva in braccio il suo acerrimo nemico.

Vedere se stesso in terza persona non era uno spettacolo. Era sempre stato il giovane più affascinante di Hogwarts, la sua quieta malvagità lo aveva reso ancora più proibito alle studentesse coetanee, e la sua lingua ammaliatrice lo aveva reso famoso.
Vedersi in quel momento invece gli creò sgomento, era diventato un mostro.
Per i primi anni di potere aveva mantenuto la sua splendida forma soprattutto per acquietare Alicia, ma già mentre stava con lei gli occhi rossi stavano prendendo il sopravvento.
Si vide mentre incendiava il cappello appartenuto a Godric Grifondoro e lo metteva in testa a un ragazzino.

Poi l'atmosfera si fece più cupa se possibile.
Un tuono squarciò il cielo e un'ondata di gelo spense l'arma infuocata che stava facendo gridare il ragazzo.
Sia gli studenti che i mangiamorte arretrarono.
Un piccolo vortice informe stava roteando scuro tra loro prendendo le forme poi di una ragazza.

Vestiva di nero in modo terribilmente simile al suo avversario e non fece tranquillizzare molto la sua gelida presenza.

Ma Lord Voldemort perse il suo sorriso alla vista di quella pelle candida su cui sbocciavano due occhi neri come la pece.

Involontariamente le puntò la bacchetta contro intimandole di andarsene.

" Ce l'hai fatta, hai ucciso il ragazzino. Hai piegato il fronte avversario.
Sei diventato il comandante.
Purtroppo, hai deciso di combattere in questo territorio per piegare la scuola che non ti ha accettato come insegnante e dimostrare a te stesso quanto sei diventato bravo.
Hai tentato di uccidere il vecchio preside che ti ha combattuto sin dalla tenera età per mano di qualcun'altro.
Notizia flash : è ancora vivo.
Ma ti do un ultima possibilità : sono preside e proprietaria di questa scuola, e se vuoi veramente commettere un altro crimine nel mio territorio dovrai passare sul mio cadavere. Solo te e non i tuoi fidati. "
Proruppe con tono controllato, alzando a sua volta la fine bacchetta e gettando sprezzo sull'ultima parola.

" Lord Voldemort è clemente Alicia. Fatti da parte adesso e verrai risparmiata " rispose con tono di voce serpentesca mentre flebilmente la sua mano iniziava a tremare.

La ragazza ghignò.
" Tom Riddle non è mai clemente nei confronti dei suoi avversari "

E dalla sua bacchetta esplose un fascio di luce rossa che prontamente venne allontanata da un fascio blu.
Tennero le posizioni per forse una manciata di minuti, poi lui fece esplodere i loro incantesimi sull'ala ovest della scuola.

" Non fare la sciocca! Non hai avuto vita facile come erede Serpeverde, cosa ti batti a fare per altre tre case che ti sputano addosso?! Ti conosco Alicia, lo sai benissimo. Posa la bacchetta, non ne vale la pena "
Disse con tono arrabbiato

" Tu con me l'hai posata quando ero indifesa? " Rispose con così tanta rabbia che stordì l'avversario a cui costò millesimi di secondi utili per difendersi.
Se a questo ci aggiungi anche il fatto che dalla bacchetta di Alicia uscì un fascio di luce verde che non si era mai visto puntare contro, rimase spiazzato.
Rispose anche lui con un fascio di luce, però oro, per difesa.
Lo sgomento era palpabile : mai si era visto Lord Voldemort agire in difesa e senza l'utilizzo delle imperdonabili.
L'ultima cosa che il giovane Tom Riddle vide furono gli occhi ormai incendiati di rosso della sua avversaria, poi il nero totale.

Tom Riddle vide se stesso cadere a terra senza vita e non si rese conto neanche che il ragazzino a cui aveva poggiato il cappello in testa aveva sguainato la spada con cui uccise Nagini, il suo ultimo Horcrux conosciuto.

Non vide neanche i Mangiamorte smaterializzarsi verso luoghi sicuri in cui fuggire dal Ministero.

Nè la felicità degli studenti quando Harry Potter scese dalle braccia del gigante e zoppicando si diresse verso Alicia.

Lei si era avvicinata al suo corpo senza vita e lo stava guardando in silenzio. Harry Potter guardava altrove mentre la sua mano le stringeva la spalla.

Nessuno notò che la ragazza si impadronì della bacchetta del defunto e nessuno notò come essa rispose sprigionando vapore nero.

Ormai la baraonda della vittoria si era scatenata ma lui vide soltanto lei sparire da quel posto e con lei anche il suo ricordo. Si ritrovò infatti nella sua camera. Alicia la mise a soqquadro alla ricerca di qualcosa.
Poi si fermò, ormai impazzita, con i capelli scapigliati e il trucco colato, impugnò la bianca bacchetta e si sporse verso la vasca ricolma d'acqua.

Tom Riddle vedeva il riflesso della ragazza nella vasca e non riusciva a capire cosa lei stesse cercando. Poi avvertì l'acqua incresparsi e vide che i capelli si accorciarono e si arricciarono, il volto tondo si sfinò marcando la mascella e il naso si ingrandì leggermente. Era il suo volto.
Alicia scaraventò via la bacchetta e cadde in terra gemente mentre si teneva il petto.

Lord Voldemort era morto, ma Tom Riddle era stato amato e il suo ricordo era stato conservato al sicuro nel proprio cuore. Tom Riddle aveva dato anche amore e con esso anche una parte di se stesso, una parte di anima.

Successivamente Alicia avrebbe trascinato il corpo morto di un pazzo attraverso il velo tenendosi stretta l'anima di un ragazzo.

E così finì l'orda di pensieri che lo aveva colpito e uscì dal pensatoio.
Senza pensarci due volte scese le scale del soppalco e si catapultò fuori dall'ufficio della ragazza.

Il sole si era già alzato dalle colline e stava illuminando il pavimento del maniero.

Percorse frettolosamente l'ampia scalinata che portava al piano inferiore e corse alla ricerca della sua migliore amica.

Alicia avvertendo quei passi pesanti e veloci attraversare il castello si alzò dal tavolo e uscì dal salone principale.

Quando lo vide stava per dire " Tom, ma che stai facendo? " Quando venne fermata alla seconda parola perché venne letteralmente investita dal ragazzo che se la strinse forte al petto.

Era basita da quell'esplosione di affetto ma le era mancato così tanto quel tenue calore che si lasciò cullare dalle sue braccia senza timore.

Poi si sentì tirare leggermente i capelli in un invito a sollevare la testa e non se lo fece ripetere, perdendosi nell'ammirare il candido viso angelico del suo migliore amico.
Non le sfuggì come lui le stava apertamente fissando le labbra mentre passava al vaglio le sue scelte : baciarla gli avrebbe quietato lo spirito ardente che non lo abbandonava sin dal primo giorno, ma non sarebbe stato giusto nei confronti della giovane che stava inesorabilmente cercando di farsi una nuova vita senza la presenza del defunto.

Lei riusciva benissimo a capire come si stesse tormentando il giovane da quei semplici tic che aveva imparato a riconoscere : le rughette d'espressione si tendevano, il labbro gli si sollevava verso sinistra e respirava attraverso la bocca.

Fu con grande dispiacere che lo sottrasse dai suoi pensieri allontanandosi per prima e tornando a mirare il paesaggio dalle ampie vetrate, con occhi colmi di tristezza e qualche lacrima solitaria.

" Dovremo tornare a Hogwarts. Non ti consegnerò la pozione fino al controllo di Piton " disse squarciando l'imbarazzante silenzio che si era creato e aspettando una risposta che non avrebbe mai ricevuto.

Così, in silenzio, girò sui tacchi e se ne andò.

Uno strappo improvviso all'altezza dello stomaco gli fece sgranare gli occhi, e un secondo dopo si trovava nella sua vecchia scuola assieme alla ragazza che stava scendendo le scale per i sotterranei.

Doveva assolutamente fuggire dalla valanga di ricordi che le stavano assediando la mente durante il soggiorno al maniero, e conosceva un buon metodo per questo.

ℰ𝓋ℯ𝓇𝓎 ℒℴ𝓋ℯ 𝒮𝓉ℴ𝓇𝓎 𝒾𝓈 𝒶 𝒢𝒽ℴ𝓈𝓉 𝒮𝓉ℴ𝓇𝓎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora