capitolo 12

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Jennie giocava con i capelli di Chaeyoung. Adorava sentire quelle morbide onde rosse tra le dita. Quella sensazione la rilassava al punto da farle dimenticare tutto il resto, come Rosé stessa ogni volta che stavano insieme.
-Jen- chiamò la rossa. Aveva una guancia premuta contro il petto nudo della maggiore, inspirando il profumo della sua pelle mentre si lasciava coccolare distesa al suo fianco.
La bruna le spostò un paio di ciocche dietro le orecchie, in modo da esporre al suo sguardo il viso malinconico della minore.
-Cosa c'è?- le chiese.
-Sono le otto.
Ecco perché il muso lungo...
Jennie sospirò.
-Ultimo bacino?
A quella richiesta Chaeyoung sorrise stancamente, si puntellò sui gomiti e raggiunse le labbra dell'altra con le proprie. In principio era un bacio dolce, ma il pensiero che una volta fuori dalla villa sarebbero tornate ad essere due estranee spinse entrambe ad approfondire il contatto.
Jennie prese tra le mani il viso della più piccola e non esitò a chiedere accesso alla sua bocca, cosa che non le fu negata. Ma purtroppo in quel preciso momento non potevano permettersi di lasciarsi andare oltre. Nonostante fosse quella che soffriva di più delle particolari condizioni della loro relazione, fu Chaeyoung ad allontanare l'altra. Le posò le mani sulle spalle e la spinse via, per poi alzarsi velocemente con gli occhi velati di lacrime.
-Faccio una doccia veloce e scappo-
disse senza guardare Jennie. Raccolse i suoi vestiti dal pavimento e si chiuse nel bagno annesso alla stanza. Lanciò tutto per aria correndo nel box doccia, lasciando che il getto d'acqua gelida si mischiasse alle sue lacrime amare, lavando via tutta la tristezza che le faceva pesare il cuore. La bruna si prese la testa tra le mani sentendosi tremendamente in colpa.
Erano passati tre mesi da quando le ragazze avevano abbandonato il Bling Bling nel bel mezzo della festa. Avevano trascorso la notte insieme, abbracciate sotto le stelle, parlando di cose futili o restando semplicemente in silenzio a godersi quel momento. Fu allora che Jennie propose a Chaeyoung di intraprendere una relazione che andasse oltre l'amicizia o, nel loro caso, della guerra perenne. Inizialmente la sua era pura curiosità. Voleva cercare di capire come quella ragazzina era capace di farle accelerare il battito cardiaco, e magari prolungare la felicità che provava in quel momento. Non aveva pensato alle conseguenze di quella proposta. Le pareva l'ideale per riempire le crepe del suo fragile cuore di vetro, nonostante cacciarlo dal suo contenitore di pietra avrebbe significato esporlo al rischio di un danno irreparabile. D'altro canto anche la rossa agì impulsivamente accettando. In genere si teneva alla larga dalle ragazze appartenenti ad una ricca famiglia e a coloro ancora confuse riguardo la propria identità sessuale, ma il suo bisogno di essere amata non le permise di riflettere sul fatto che Jennie apparteneva ad entrambe le categorie.
Quella sera furono le ragazze più felici del pianeta. Trascorsero insieme anche l'intera giornata seguente, ignorando il resto del mondo, come se si bastassero a vicenda per essere felici, e in effetti era così. Stava andando tutto così bene...
Poi la loro piccola felicità entrò in collisione con l'amara realtà.
Come erede di un'importante azienda di moda sud-coreana, Jennie non poteva permettersi di rovinare la sua immagine uscendo ufficialmente con una ragazza. Non che le importasse qualcosa se la gente avrebbe sparlato o meno su di lei, tanto a questo era più che abituata, ma non poteva mandare a puttane la reputazione della sua famiglia. Nonostante fosse arrivata ad odiare i suoi genitori, doveva ancora loro del rispetto, per averla messa al mondo, e per permetterle di vivere quella vita agiata e lussuosa. E per niente al mondo avrebbe voluto mettersi contro suo padre, sapendo cosa sono in grado di fare uomini tanto potenti.
Certo, poteva mostrarsi in pubblico con Chaeyoung, magari in compagnia di Jisoo e Lalisa dato che come gruppo funzionavano bene, ma anche quelle uscite avevano un limite per non danneggiare le amicizie fittizie della piccola Kim, delle quali aveva ancora bisogno per sopravvivere in quell'inferno di scuola.
Per Rosé valeva la pena vivere nell'ombra, perché grazie ai momenti che poteva condividere con lei era riuscita a conoscere Jennie. Era stata in grado di vedere con i suoi occhi la ragazza meravigliosa che si cela sotto la maschera da regina delle nevi. Aveva conosciuto la ragazza timida che cercava di prenderle la mano senza dare troppo nell'occhio, quella che rubava il cibo dal piatto della cugina solo per vederla prendersela con la povera Lisa, e addirittura la Jennie che nonostante indossi pantaloni firmati gucci non esita a sporcarsi il sedere di polvere cercando di acchiapparla...
Eppure c'erano lati di sé che Jennie rendeva inaccessibili a chiunque. Le emozioni negative, come rabbia, paura, angoscia, le teneva ben nascoste e non le mostrava a nessuno, a volte neanche a sé stessa.
Un'altra cosa che aveva esplicitamente messo fuori dalla portata di Roseanne, era l'avere un qualsiasi contatto con la sua famiglia. Non che si vergognasse di lei... o forse sì, la primina non poteva saperlo, ma di certo ogni volta che veniva nominata la sua famiglia l'umore della bruna cambiava radicalmente.
Per questo motivo la maggiore aveva messo in chiaro che per far durare la loro relazione l'unica regola che doveva rispettare, oltre alla riservatezza e alla distanza necessaria in certe occasioni, era non fermarsi mai alla villa oltre un certo orario. Jennie le aveva spiegato che ogni sera al solito orario, i suoi genitori le facevano una videochiamata, probabilmente per rimediare al modo in cui la distanza stava distruggendo il loro rapporto, o molto più probabilmente erano spinti dal senso di colpa.
Per ragioni sconosciute a Chaeyoung, Jennie non voleva che assistesse a ciò che accadeva durante e dopo quegli incontri cibernetici.
A causa di ciò un paio di di sere capitò che la bruna cacciò via in malo modo la minore quando questa s'intrattenne troppo a lungo, e nonostante le rassicurazioni della signora Choi, la governante della villa, spesso Rosé si sentiva solo usata dalla maggiore. Viveva nella perenne paura di essere abbandonata da un momento all'altro e per questo piangeva spesso. Si chiedeva quanto tempo avrebbe impiegato Jennie a sbarazzarsi di lei e poi trovare un valido rimpiazzo. In più di un'occasione stava per mollare tutto, ma ogni volta un ricordo in particolare occupava la sua mente, forse il più significativo che aveva di Jennie.

Era un fresco pomeriggio d'Aprile e Chaeyoung aveva appena finito di farsi una doccia dopo aver fatto l'amore con Jennie. Se "fare l'amore" era il modo giusto di definire i loro rapporti carnali. Insomma loro non si amavano, o forse sì? No. Ma di certo non "scopavano" e basta... giusto? La rossa scosse il capo avvolgendo la chioma bagnata in una delle asciugamani che Jennie le aveva messo a disposizione. Si vestì velocemente, per poi iniziare a cercare il phon in una cassettiera. In quel momento le vibrò il cellulare. Jisoo le aveva mandato un messaggio, chiedendole se lei e la sua ragazza avessero voglia di raggiungere le altre ad un ristorantino messicano che avevano scoperto per caso.
Rosé arrossì. Definire Jennie Kim la sua ragazza le faceva uno strano effetto. Ancora con lo sguardo fisso su quel messaggio uscì dal bagno, strofinando i capelli bagnati con l'asciugamano che le si era aperta sulle spalle.
—Jisoo e Lisa mangiano messicano, ti va di raggiungerle?
Dato che la ragazza non ebbe alcuna risposta, alzò lo sguardo dallo smartphone alla ricerca della bruna, che sedeva sul parquet davanti alla grande finestra che mostrava il cielo plumbeo. Indossava solamente un maglione molto largo in cui sprofondava, abbastanza lungo da coprirle metà coscia. La ragazza aveva lo sguardo fisso sul panorama esterno. Da un momento all'altro nuvoloni neri avevano coperto il sole, e le prime gocce di pioggia iniziarono a cadere. Jennie osservava quello spettacolo in silenzio. Dapprima lo stupore regnava sul sui viso, ma si trasformò presto in un'espressione neutra. Sembrava avere il vuoto nello sguardo. Preoccupata la minore la raggiunse, le si sedette accanto e restò ad osservarla in silenzio.
Il primo fulmine cadde, e come le gocce d'acqua iniziarono a scivolare lungo i vetri, così le lacrime scivolarono lentamente lungo il viso della maggiore. Il pianto di Jennie mutò con la pioggia. Da qualche schizzo a un acquazzone, da una lacrima a un fiume inarrestabile. La ragazza piangeva disperata, scossa da tremiti e singhiozzi. Quando sentì il bisogno di urlare non esitò ad affondare il viso nel petto di Chaeyoung, che poco prima le aveva circondato le spalle con un braccio. Ora la piccola Park teneva stretta a sé la ragazza. Non diceva niente dato che nessuna parola di conforto avrebbe coperto le grida che l'altra soffocava nella sua maglia. Tutto ciò che fece fu restare in silenzio, abbracciando Jennie e accarezzandole il capo, cercando di farle sentire il suo calore.
Quando le grida cessarono, la bruna era ancora visibilmente scossa e il suo petto sobbalzava ancora . D'istinto Rosé chiuse gli occhi e fece la cosa che le riusciva meglio: iniziò a cantare. Continuò fino a quando il respiro della ragazza non si stabilizzò, notando con sollievo che era caduta tra le braccia di Morfeo.
Delicatamente le accarezzò una guancia ancora umida. La vista di quegli occhi gonfi e la sua espressione tormentata le fece pesare il cuore. Spesso aveva desiderato che la maggiore le aprisse il suo cuore, che le mostrasse tutta l'oscurità che tratteneva al suo interno, ma capì che non avrebbe mai voluto vederla in quello stato. Avrebbe fatto di tutto pur di vederla sorridere, per cacciare il male che la distruggeva dall'interno... se solo le avesse permesso di farlo.
In quel momento Rosie desiderò con tutta se stessa di poter essere in grado di proteggere Jennie, nonostante l'altra non le avrebbe permesso di farlo. Voleva essere forte per lei, voleva che lei si fidasse, e voleva continuare a tenerla tra le braccia come in quel momento.
E allora Park Chaeyoung si rese conto di essere irrimediabilmente innamorata di Jennie Kim.
Anche quella sera ci pensò.
Uscì dal box doccia asciugandosi svogliatamente, e aprì la cassettiera alla ricerca di qualche vestito che aveva preso l'abitudine di lasciare da Jennie. Ormai conosceva bene quella stanza da bagno. Quelle quattro mura erano state testimoni di tanti crolli, ma di altrettante ricostruzioni. Rosé sciolse i capelli che aveva legato precedentemente per non farli bagnare, li fece ricadere sulle spalle. Ancora una volta andò a reggersi al lavandino osservando il suo riflesso nell'enorme specchio di fronte a se. Ancora una volta aveva un aspetto orribile e ancora una volta sarebbe dovuta uscire a testa alta, e mostrare al mondo che poteva farcela. Perché arrivata a quel punto, la maggiore avrebbe potuto trattarla come le pareva, usarla a suo piacimento, ma lei non avrebbe mollato. Perché quella ragazza era la causa dei suoi problemi, ma era in grado di risolvere tutto sorridendole. Perché oltre ad essere la fonte del suo dolore, era anche la sua felicità. Perché quell'espressione spontanea che le regalò quando rientrò nella sua camera, le aveva ribadito che l'amava. Ma non riusciva a capire se quell'amore fosse il suo veleno o la sua medicina.

La signora Choi bussò alla porta della camera di Jennie, interrompendo così la fusione degli sguardi delle ragazze, e l'assordante silenzio che regnava nella stanza.
La padrona di casa andò ad aprire alla sua governante, che le mostrò la sua solita espressione distesa. Eppure c'era un pizzico di panico nei suoi occhi, e un accennato tremolio nella sua voce.
-Signorina deve...
-Lo so- la interruppe Jennie. Era maledettamente in ritardo, probabilmente i suoi erano già in linea. Rassegnata si voltò verso l'altra ragazza, che stava già raccogliendo la sua borsa dal pavimento.
-Rose...
-Lo so- tagliò corto la rossa, superando lei e la signora Choi, per poi uscire dalla porta. Jen sospirò.
-Signorina, non ha capito— tentò ancora la donna.
-Lei...
-Sì, sì, ho capito benissimo. Di' loro che aspettino!— sbottò la ragazza, correndo in corridoio all'inseguimento della più piccola. Una volta raggiunta l'afferrò per un polso facendola voltare verso di sé.
Visibilmente sorpresa, la minore le chiese: -Cosa c'è?
-Resta per cena. Sbrigo un attimo quella faccenda e poi ceniamo insieme.
La rossa sgranò gli occhi.
-Ma Lali? È con tua cugina, sta venendo a prendermi.
-Si unirà a noi. Farà piacere anche a Jisoo. Dopo vi farò accompagnare dall'autista.
—Non credo sia una buona idea...— disse Chaeyoung abbassando lo sguardo. Non voleva forzare Jennie a tenerla con sé, nonostante lo volesse con tutta sé stessa.
Prima che la maggiore potesse rassicurarla, qualcun altro le rubò la battuta.
-Per me è una splendida idea!
Lo sguardo della ragazze corse in fondo al corridoio dove una splendida donna dai corti capelli neri, con indosso un tailleur blu scuro dall'aria più che costosa, camminava verso di loro.
Il silenzio aveva preso possesso dell'ambiente, eccezion fatta per il suono dei tacchi a spillo della donna e il battito cardiaco che rimbombava nelle orecchie di Jennie.
-Ciao tesoro!- salutò una volta vicina alla bruna, prendendole il viso tra le mani e baciandole la fronte. Strinse a sé la ragazza, che guardò verso la sua governante con un sguardo indecifrabile. Nell'espressione della signora Choi leggeva a chiari caratteri: "ho cercato di avvisarla"; e per l'ennesima volta Jennie si maledisse.
-Ciao... mamma.

Jennie sarebbe sprofondata volentieri nelle viscere della terra.
Non era psicologicamente pronta al ritorno a casa di sua madre. Insomma, oltre a sorridere come una deficiente in videochiamata, parlando di quanti soldi avesse speso in una settimana e quanti ne avrebbe messi sul conto della ragazza, non si era mai interessata tanto a lei da improvvisare un ritorno a casa. "Volevo farti una sorpresa", tsk. Va' ad incantare qualcun altro.

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