Jennie si trovava sul tetto dell'ala est dell'istituto, ubicazione dei vari laboratori scolastici. Era in compagnia del suo amico Kim Jiwon. Entrambi si recavano in quel posto quando seguire le lezioni era improponibile per le loro menti stressate. Il ragazzo era il tipo di persona che non mostrava alcuna emozione se non davanti a persone a cui era davvero legato. Quando era in sua compagnia dalle labbra del moro uscivano due o tre parole, e le offriva sempre una sigaretta. A Jennie andava benissimo così. Anche quella mattina i due stavano affacciati tranquillamente sul cortile interno della scuola, senza mai osservare seriamente qualcosa, cacciando placidamente dalla bocca il fumo precedentemente aspirato. Nonostante i polmoni della bruna si lamentassero non essendo abituati a quelle intrusioni, il leggero giramento di testa l'aiutava a sgombrare la mente. Eppure quella volta parve non funzionare.
Le era bastato pensare per un istante a come sarebbe stato condividere quel momento con Park Chaeyoung, per mandare il suo cervello a puttane ancora una volta.
La dannata mattina in cui si era svegliata accanto alla rossa, le girava fortissimo la testa. Aveva bevuto; non quanto bastasse a cancellare dalla sua memoria l'accaduto, ma forse abbastanza da non rimpiangere nulla, come la minore le aveva imposto. Infatti rimase tranquillamente distesa, contemplando il viso della ragazza che le dormiva accanto. In quel momento le era parsa bella e fragile come un fiore. Quasi temeva che sfiorandola l'avrebbe mandata in frantumi. Poi pensò alla notte precedente, al modo in cui l'aveva guidata alla scoperta del suo corpo, a come la chiamava dolcemente sussurrandole ad un orecchio. Sorrise nel notare un suo marchio sulla pelle candida di Rosé, all'altezza della clavicola. Quasi non riusciva a credere che qualcosa di tanto bello potesse appartenerle. E fu allora che si destò dal suo sogno ad occhi aperti.
Balzò in piedi allontanandosi dal letto e senza preoccuparsi di coprire la sua nudità si chiuse nel bagno annesso alla stanza. La realtà l'aveva travolta con la forza di un treno in corsa. Chaeyoung non sarebbe mai stata sua. Non poteva. L'unica cosa che era capace di fare Jennie Kim, era distruggere tutto ciò che amava, o che per pura sfortuna amasse lei. Non poteva permettersi di affezionarsi a qualcuno, non era pronta a mostrarsi per ciò che realmente era. Doveva pensare a difendere sé stessa, era l'unica in grado di farlo, e se per riuscirci avrebbe dovuto rinunciare ai sentimenti, li avrebbe sotterrati abbastanza a fondo da farli sembrare un vago ricordo. Il mondo era senza scrupoli e così doveva essere lei.
Quella mattina evitò Rosé, evitò sua cugina, le domestiche, una delle telefonate di cortesia dei suoi genitori, i messaggi di quelle oche delle sue "amiche", persino la sua ombra. Provava a tenere la mente occupata con la musica, con le tendenze, con qualche stupida app sullo smartphone, ma la minima distrazione la riconduceva a Park Chaeyoung. Era diventata quasi un'ossessione, le faceva fischiare le orecchie e non capiva più nulla. Eppure continuò a pensare che evitandola abbastanza se la sarebbe tolta dalla testa.
Jennie sospirò, volute di fumo fuoriuscivano dalle sue labbra schiuse. Jiwon la guardò incuriosito, ma lei lo ignorò semplicemente, come sempre. Oh, andiamo! Pensò. Sei Jennie Kim, una delle ragazze più popolari della scuola. Tutti i ragazzi ti guardano, tutti pensano di poterti avere, e tu... ti fai mettere il cervello sottosopra da una maledetta primina!
Fu così che decise di cambiare tattica. Lasciò cadere per terra ciò che rimaneva della sua sigaretta, per poi spegnerla calpestandola per bene.
-Ci si vede in giro Bobby- disse a Jiwon. -Salutami Mino-oppa.-
Non diede neanche il tempo al ragazzo di ricambiare il saluto con un cenno del capo, dato che si era già allontanata. Si fiondò all'esterno diretta verso l'ala ovest. Sarebbe arrivata in classe in tempo per la seconda ora di lezione. Pensava che come minimo Park Chaeyoung fosse indignata per l'accaduto, e che se avesse voluto giocare ad ignorarsi a vicenda, o a chi sparge più odio, l'avrebbe assecondata volentieri.