capitolo 13

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Mentre la figlia continuava a scoccarle occhiate di fuoco, la signora Kim pareva divertirsi ad innervosirla interagendo con le sue "deliziose amiche". Aveva avviato un discorso scorrevole al quale Jisoo, Lisa e Rosé partecipavano volentieri. Le primine la trovavano davvero simpatica, ma a differenza di Lalisa che rispondeva tranquillamente ad ogni domanda con un sorriso, Chaeyoung spesso e volentieri lanciava a Jennie uno sguardo interrogativo, come a chiedere la sua opinione sull'argomento o il permesso di parlare liberamente. Aveva capito che la bruna non gradiva la presenza della madre, e non voleva fare nulla che potesse rovinarle ulteriormente l'umore. Eppure l'altra era troppo impegnata a trattenersi dall'urlare, cosa che avrebbe voluto fare da quando la donna fece il suo scintillante ingresso nella vita della sua ragazza. Jennie aveva sempre sperato che Chaeyoung non incontrasse mai nessun componente della sua famiglia che non fosse Jisoo. Voleva tenerla lontana dal mondo spietato di cui faceva parte a causa dei legami di sangue, e averla fatta finire in quella situazione, che probabilmente la faceva sentire a disagio, le causava un nodo allo stomaco. Infatti mangiò poco e niente, visibilmente sovrappensiero.
Per fortuna quella cena infernale, almeno dal punto di vista della piccola Kim, finì presto. La madre insisté per accompagnare le ragazze alla porta, e le salutò con un abbraccio mentre Jennie continuava a restare in disparte.
Chaeyoung le si avvicinò, rispose con un tenero sorriso alla sua espressione confusa, poi l'abbracciò forte. La maggiore inizialmente non comprese il perché di quel gesto, ma capì ricambiando la sua stretta. Stava cercando di infonderle forza e coraggio per affrontare il resto della serata, e Jennie lo apprezzò davvero.
-A domani- salutò la rossa allontanandosi, per poi entrare nell'auto lussuosa della famiglia Kim dove la tailandese la stava aspettando.

La bruna seguì con lo sguardo la vettura finché non uscì dal suo campo visivo, e seguì all'interno la madre e la cugina.
-Credo sia la prima volta che porti qualche amica a casa, almeno che io sappia- disse la signora Kim, interrompendo il silenzio che si era appena creato.
-Insomma, è passato un bel po' dall'ultima volta che hai avuto amicizie così strette.
La figlia non accennava a risponderle.
-Perché non me ne hai parlato?
-Non è così importante- disse finalmente la ragazza.
-Forse per me, ma per te lo è.
Jisoo che aveva ascoltato in silenzio quella conversazione spiccicata, annunciò alle due che si sarebbe ritirata nella sua camera, augurò loro la buonanotte e scomparve una volta salita una rampa di scale. Sporca traditrice...
Dopo qualche minuto in cui non si era sentita anima viva, Jennie domandò a sua madre: -Perché sei tornata?
-Esiste un motivo preciso per cui qualcuno voglia tornare alla propria casa?
La ragazza la guardò in silenzio. Avrebbe tanto voluto essere felice di rivederla, come quando era bambina, ma le risultava molto difficile. Non riusciva neanche più a vederla come sua madre. C'era troppa distanza tra di loro, troppi giorni trascorsi ad ignorarsi e a prendersi in giro. Eppure in quel momento sembravano più simili di quanto credessero, cadute le loro maschere e senza uno schermo a far loro da protezione. La signora Kim si diresse verso un carrello dai piani in vetro, sul quale vi era una bottiglia di scotch e dei bicchierini di cristallo. Si versò un po' di liquore e ne bevve un sorso, lasciando che il calore dell'alcol l'avvolgesse. Sospirò prima di chiedere a sua figlia: -Come stai, tesoro?
Jennie continuò ad osservarla in silenzio, cercando di capire dove volesse andare a parare, troppo presa dal difendere sé stessa per notare il dolore che divorava la donna dall'interno.
-Sai-?continuò la madre. -È un po' che ti sento diversa, durante le telefonate. Anche adesso riesco a percepirlo. Ho sempre avuto paura che presto o tardi avresti seguito le orme di tuo padre, trasformandoti in un pezzo di ghiaccio impossibile da sciogliere...
La donna bevve un altro sorso del suo alcol sotto lo sguardo attento della figlia.
-Eppure da qualche tempo, nonostante restassi schiva nei miei confronti, ho potuto notare qualcosa di diverso nel tuo comportamento. A volte ti ho visto con il morale sotto ai piedi, altre volte invece non riuscivi a nascondere la felicità sul tuo viso, per quanto lo volessi. Quindi ho iniziato a chiedermi...
La signora Kim guardò negli occhi sua figlia per poi porre a voce alta la domanda che le frullava in mente da un po'.
-Che si sia innamorata?
Alla ragazza venne un colpo. Iniziò a chiedersi quanto la madre sapesse sul suo conto, e su ciò che accadeva alla villa da un po' di tempo a quella parte.
-Non avrei mai pensato di poter parlare di un argomento del genere con te. Ci avevo perso le speranze- disse ancora la signora.
-Ma vedendoti con le tue amiche...
-Ora basta- la interruppe Jen. Stava andando in panico, doveva concludere quella conversazione il prima possibile.
-Non mi importa più il motivo per cui sei tornata, né di cosa pensi di me o del nostro rapporto. Trovo inopportune le tue chiacchiere, soprattutto dopo tutte le recite che hai messo in scena negli ultimi anni. Su una cosa hai ragione, ovvero sul fatto che non ho seguito le orme di mio padre e mai le seguirò. Farò tutto ciò che è in mio potere per non diventare come voi.
Jennie si accorse di essersi lasciata trasportare quando finito di parlare si ritrovò col fiato corto.
Sua madre abbassò lo sguardo sorridendo amaramente.
Posò il bicchierino ormai vuoto e lentamente si avvicinò alla porta che dava sul corridoio principale.
-Potrai difenderti da me e dal resto della tua famiglia se vuoi- disse la donna sulla soglia.
-Ma ricorda di stare attenta ai ragazzi, perché l'amore è come giocare con il fuoco. E quando ne rimarrai ferita non ci sarà nessuno a salvarti dalle fiamme.

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