Non ricordava quasi nulla del tragitto fatto in auto, immerso nel più vuoto dei silenzi.
Aveva chiesto all'autista di portarla a casa di Lalisa, infatti si trovava davanti alla sua abitazione, dalla quale, come sempre, proveniva una gran baccano. Non era riuscita a salutare e ringraziare decentemente il ragazzo che l'aveva accompagnata e le dispiaceva, ma in quel momento aveva solo bisogno di essere accolta in un porto sicuro.
Bussò alla porta e la signora Manoban corse ad aprirle. L'accolse con un sorriso stanco e occhiaie scure, ma nonostante l'evidente sonno arretrato gli occhi della donna restavano vispi come quelli che aveva ereditato la figlia.
La donna la fece accomodare al tavolo rettangolare in cucina, prima di scomparire nel corridoio annesso.
Rosé non poté trattenere un sorriso quando la sentì rimproverare in tailandese i nipotini, che fino a qualche istante prima si stavano azzuffando sul pavimento.
Almeno lì, nulla era cambiato.
La donna tornò in cucina, si versò una tazza di caffè e si sedette di fronte a Rosé, passandosi una mano tra i capelli scuri.
-Lali? Non scende?- chiese la ragazza.
-Pranpriya è a lavoro- disse la donna sorseggiando la sua bevanda.
-A lavoro?
La rossa era confusa.
-Sì, in quel ristorante messicano a Gangnam. Probabilmente ha dimenticato di dirti gli orari, ma come biasimarla con due lavori part-time...
Lisa aveva un lavoro part-time. Anzi due. E Roseanne non ne sapeva nulla.
-Sai- continuò la tailandese -Si sta dando davvero un gran da fare per aiutarci. Da quando le ho detto che mia sorella è andata in banca rotta e che i suoi cugini si sarebbero trasferiti qui in Corea, non si è fermata un attimo. Sono davvero orgogliosa di lei.
La donna sospirò prima di sfoderare un sorrisetto complice.
-Ma forse è meglio se non lo viene a sapere, altrimenti si monta la testa e solo questo ci manca!
Buttò uno sguardo all'orologio prima di alzarsi in tutta fretta e avvicinarsi ai fornelli.
Rosé era letteralmente sconvolta. La famiglia della sua migliore amica era in difficoltà economiche e per dare una mano lei lavorava tanto. Ecco perché era sempre impegnata. Ma perché non le aveva accennato una parola al riguardo?
La signora Manoban si affacciò al corridoio e con il suo solito tono acuto chiamò: -Jisoo! Vieni a darci una mano a preparare!
-Arrivo tra un attimo, signora!- si sentì rispondere. Poi soddisfatta mise a scaldare il cibo che aveva già preparato quel pomeriggio.
Ancora una volta la rossa rimase spiazzata.
-Jisoo?
-Sì, la vostra amica- rispose ovvia la madre di Lisa. aÈ qui da un paio di giorni, pensavo che Pranpriya te lo avesse detto.
Ma non l'ha fatto...
-Dice che non vuole tornare a casa per un po'- disse poi la donna, rimestando pazientemente in una pentola.
-Pensa che data la situazione voleva anche pagare per vitto e alloggio- aggiunse.
-Ma ovviamente io e mio marito non abbiamo acconsentito. Come dico sempre: dove mangia uno, mangiano anche in due! Ma poi mangiasse... praticamente non tocca cibo. L'unica cosa che consuma è l'acqua che usa per lavarsi...
In quel momento in cucina entrò anche Jisoo. Chaeyoung avrebbe voluto non vederla in quelle condizioni. Sembrava il suo fantasma: pallida, inespressiva, con due occhiaie scure sotto agli occhi e lo sguardo perso. Quando la vide le sorrise stancamente. Quella vista era troppo da sopportare.
-Forza ragazze, apparecchiate. Allora, con Chaeyoung siamo...
La signora Manoban s'interruppe vedendo la ragazza alzarsi e correre fuori.
Rientrata in contatto con l'aria ancora fresca di quella sera di fine Giugno, Roseanne si prese la testa tra le mani. Era disorientata. D'un tratto si era sentita come se fosse stata sbalzata in un universo alternativo del quale non faceva parte. Riordinare i suoi pensieri le pareva impossibile.
Ad un tratto la porta alle sue spalle si aprì rivelando la figura di Jisoo.
-Chaeng? Ti senti bene?
La rossa si voltò a guardarla.
Perché ti preoccupi per me mentre stai così male? pensò. Io non l'ho fatto.
-Sì, sì, tranquilla- mentì.
-Ti va... ti va di parlare?
-Sto bene, sul serio- disse più a se stessa che all'altra.
Ma Jisoo sapeva che non era così, perché quelle erano le stesse parole che ripeteva ogni giorno a Lisa e alla sua famiglia. Le era quasi sembrato di aver sentito la sua voce al posto di quella della dongsaeng. La ragazza sospirò. In quel momento sbucò sulla soglia uno dei cuginetti di Lalisa.
-Noona, la mangi la torta stasera?— chiese aggrappandosi alle gambe magre di Jisoo.
-Dai, l'abbiamo fatta io e la zia!- continuò prima che la corvina potesse aprir bocca.
-Va bene, va bene- concluse la ragazza spingendolo dolcemente verso l'interno. -Vieni?- chiese poi diretta a Chaeyoung.
-Oh, no. Avevo dimenticato che zia sunhee mi aspetta per cenare. Devo scappare.
Così dicendo indietreggiò di qualche passo. Doveva allontanarsi il prima possibile da quella realtà che non le apparteneva più.
-Se non ti dispiace chiedi scusa alla signora Manoban da parte mia.... oh, e salutami Lisa.
Quando si voltò poté abbandonare quel falso sorriso che avrebbe dovuto rassicurare la maggiore. Un'altra bugia.
Camminando per le strade di Seoul si chiese quante volte avesse mentito a qualcuno da quando si trasferì in Corea. Ma delle volte in cui aveva mentito a se stessa aveva già perso il conto.