«È sicuro di ciò che sta facendo, signore?»
Quella domanda suscitò al capo d'azienda un dubbio temporaneo, che poi venne scacciato con un secco e deciso:
«Certamente.»I loro occhi esitanti si incontrarono un'ultima volta, per poi spostarsi verso la mia figura, accomodata su una sedia color panna, situata davanti allo scrittoio del direttore.
«Bene Diana, come avrai già dedotto ti ho convocata qui nel mio ufficio per darti un incarico.» Disse sporgendosi in avanti ed intrecciando le proprie mani tra di loro. Il suo tono era a dir poco freddo, come sempre d'altronde, ma quella volta lo era così tanto da mettermi quasi i brividi nel sentirlo.
«E sarebbe?» Domandai con altrettanta freddezza.
«Come ben sai, è ormai da anni che la nostra azienda è in conflitto con la Greens Vault. In questo ultimo periodo molteplici progetti sono stati presentati alla nostra azienda, ma nessuno di essi aveva un potenziale che avrebbe potuto attirare clienti. Questo è ciò che pensavamo fino a qualche giorno fa.»
Ascoltai in silenzio, fissando tutta la mia attenzione sull'uomo seduto davanti a me che, con occhi attenti, continuò il suo discorso.
«Ebbene, un progetto alquanto sorprendente ci è stato proposto. Secondo i miei colleghi potrebbe raggiungere un successo strabiliante, ma purtroppo c'è stato qualcuno che è arrivato ad adottarlo ancor prima che noi arrivassimo a questa conclusione. Avrai già capito che si tratta della Greens.»
Aprì un cassetto della scrivania e ne tirò fuori una cartella rossa che fece scivolare sul piano liscio dell'immensa scrivania in legno scuro. Ne scrutai il contenuto, ma di tutte quelle scartoffie, non riuscii a decifrare in alcun modo il significato delle parole soprascritte. Questo lavoro non faceva proprio per me. Lo dissi sempre, e avrei continuato a dirlo all'infinito all'uomo che, facendo girare tra le sue dita una penna stilografica, stava aspettando che ultimassi la mia lettura e dedicassi la mia attenzione a lui.
«Sinclair è riuscito a scoprire che domani sera ci sarà un' asta organizzata dai realizzatori di questo progetto per decidere quale sarà l'impresa che prenderà le redini nell' esecuzione di questo nuovo programma.»
«Ed io cosa c'entro?» Chiesi improvvisamente curiosa di sapere quale fosse di preciso il mio ruolo in tutto ciò. Dove voleva arrivare?
«Se ricordi bene, stasera sarò costretto a partire per un viaggio d'affari, e in quanto domani non mi sarà possibile partecipare all'asta, ho bisogno che qualcuno prenda il mio posto. Ed è qui che entri in gioco tu.»
Spalancai gli occhi. Voleva seriamente che io andassi in luogo stracolmo di ricconi e convincerli che la nostra ditta era la migliore? Io? Che non avevo mai e poi mai voluto avere a che fare con la sua azienda, dovevo presentarmi in un luogo che non conoscevo, con gente che non conoscevo, da sola? Non se ne parlava.
«Vedo che sei più ubriaco del solito, papà. E vediamo, perché vorresti che andassi io al posto tuo?»
Lui mi squadrò per qualche secondo, per poi aggrottare le sopracciglia con fare cupo.
«Perché ti ostini a farmi sempre la stessa domanda? Sai perfettamente il motivo per cui voglio che vada tu, perciò non c'è bisogno che io mi ripeta.» La sua voce assunse un tono rigido e per un attimo dubitai sull'esistenza di un qualunque essere vivente che riuscisse a sopportare mio padre. Fece eccezione mia madre della quale, buona com'era, non ruscii a quantificare la vasta pazienza che possedeva.
Sinclair rimase lì, immobile come una stecca di legno, incapace di interferire o di cercare, in qualche modo, di calmare le acque. Era quasi buffo il modo in cui fingeva di osservare il panorama inesistente che si intravedeva dalla grande vetrata.
«Ho solo bisogno che tu vada lì, del resto se ne occuperà Sinclair.» Quest'ultimo si girò di scatto verso il suo capo, interrompendo la sua contemplazione di una nonnetta intenta a stendere la propria biancheria color rosa maialino su uno stendino del suo balcone.
«...Signore, non aveva detto che sarebbe stata accompagnata dal signor Harris?»
Sinclair era senz'altro un uomo di buon cuore, e per questo motivo non sarebbe riuscito a contraddire i famosi snob dell'alta società. Ecco spiegato il motivo per cui dovevo andare io. Nessuno più di me poteva essere in grado ad adulare i benestanti che si sarebbero trovati là. Sapevo com'era strutturato il loro mondo, e avevo tra le mani i mezzi per distruggerlo. Era questo ciò che mi aveva insegnato Curtis Rivera.
«Sei il mio assistente, non devo darti spiegazioni. Devi solo eseguire i miei ordini.»
«Sissignore.» Acconsentì Sinclair tremolante, intrecciando le sue dita strette e lasciandole cadere sulle sue gambe.
Calò un silenzio tombale, che venne subito interrotto dalla voce profonda di mio padre.«Allora,»cominciò, «accetti?» Fissò i suoi occhi color caffè sui miei, alzando leggermente le sopracciglia e porgendomi contemporaneamente la sua mano.
«Se lo farai, naturalmente, potrei fare un pensierino sul regalarti quella macchina che tanto volevi per quando prenderai la patente,» e fu proprio qui che persi ogni cognizione. Udire la parola macchina e regalo nella stessa frase, mi fece capire che forse non sarebbe stato male dargli retta per una volta.
Inoltre, sarebbe potuta essere una grande opportunità. Essere a capo della produzione di questa nuova app significava clienti, avere clienti significava successo, avere successo significava soldi. E partecipare all'asta significava macchina dei sogni.Afferrai la sua mano saldamente e la strinsi. «Accetto.»
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Obelus
RomanceDiana Rivera, aspirante avvocato e figlia di uno dei capi d'azienda più conosciuti della nazione, per svariati eventi sarà costretta a sostituire il padre per vincere la custodia di un'applicazione che potrebbe portare la fama della ditta al primo...