Assicurandomi la via fosse libera, uscii velocemente dal bagno e, mimetizzandomi come un camaleonte circondato da trouppes di ricercatori, raggiunsi l'angolo della stanza.
Mi rifugiai in un corridoio buio, non troppo da poter sbattere contro qualcosa, ma almeno le luci intermittenti non mi appannavano la vista. In teoria sarei dovuta essere al sicuro visto che Tim lavorava al centro della sala, e anche se si fosse spostato non sarebbe mai dovuto venire lì. Mi appoggiai svogliatamente sul muro, sentendo la superficie fredda e ruvida sulla mia schiena scoperta. Sospirai inclinando la testa di poco, facendo cadere alcune ciocche di capelli sul mio viso stanco di quella serata tanto incasinata. Due ragazzi smilzi mi si avvicinarono.
«Sei Diana?» Chiesero quasi speranzosi di ricevere una risposta positiva. La musica assordante, dirigendosi più lontani dall'immensa sala, era divenuta più offuscata. Feci un semplice cenno di sì e i due ragazzi in completo bianco si spostarono, facendone passare un altro, ben piazzato, che aveva, avvolto attorno al collo, il braccio di un ubriacone che a malapena si reggeva in piedi. L'odore pungente di alcool mi si attaccò addosso, proprio come Elia che sembrava un morto vivente, più morto che vivente.
«Non capisco. Perché lo avete portato da me?» Sembravano non aspettarsi una reazione simile visti i loro visi sorpresi, e con la loro risposta ne capii il motivo. «Continuava a ripetere il tuo nome. Diceva Diana! Portatemi da lei, voglio stare con Diana!»
Imitò Elia con una voce canzonatoria, ma ciò che mi fermò il cuore furono le sue parole. Voleva stare con me? «Era disperato, avresti dovuto vederlo, non è vero vecchio mio?» Sferrò una pacca energica sulla schiena dell'amico, ormai andato, che si strinse a me. Il ragazzo lo osservò con un sorriso gentile stampato in viso e, rivolgendomi un saluto con la mano, si voltò con gli altri due compagni per poi andarsene.
«Diana,» la sua voce distorta dall'alcool mi chiamò. Era ovattata, proprio perché aveva affondato il naso tra i miei vestiti, i quali strinse quasi con l'intento di strapparli via. I suoi capelli mi provocarono un leggero solletichio, «Diana,» continuò a ripetere il mio nome come un mantra, soffocando nell'incavo del mio collo quella parola che avevo iniziato tanto ad amare solo perché detta da lui. Non aveva alcuna intenzione di muoversi, era rimasto lì, attaccato a me come un bambino di quattro anni lo è con la mamma, annusando il mio profumo, i miei capelli. Probabilmente non aveva neanche notato la mia presenza.
C'erano varie opzioni. La prima era chiamare qualcuno che potesse accompagnarlo a casa visto che in quello stato, se avesse avuto un volante tra le mani, sarebbe andato a schiantarsi contro qualche albero. I suoi complici erano scomparsi, e con loro anche Eleonor. Non potevo assolutamente rovinare la serata agli sposi, era proprio fuori discussione. La seconda era accompagnarlo a casa, ma non avevo la macchina visto che ero venuta con Eleonor. Non potevo lasciarlo lì in quello stato.
«Elia,» il mio fu come un richiamo per lui, che alzò il volto quasi subito e mi fissò con un'espressione incantata.
Mi ero ubriaca alcune volte, ma non in quel modo. «Dove hai messo le chiavi della macchina?» Cercai di fargli capire cosa stessi dicendo, ma non sembrò intendere molto la mia richiesta. «Diana?» Alzai gli occhi al cielo perché in quello stato non era per nulla d'aiuto.
Non aveva nulla con sè, quindi doveva avere per forza le chiavi in tasca. Era un'azione pericolosa ed azzardata quella, ma fin quando non capiva nulla, allora non avrebbe dovuto reagire. Toccai la stoffa dei suoi pantaloni neri ed iniziai a rovistare nello scomparto. Lui era rimasto a fissarmi, aveva il viso rosso e sembrava ne fuoriuscissero bollicine per quanto era brillo.Perché diavolo aveva bevuto così tanto?
Nello stesso momento in cui tirai fuori le chiavi, venni attaccata al muro in una mossa veloce e brusca. La sua gamba era andata ad insinuarsi in mezzo alle mie, e le sue braccia divennero improvvisamente così forti da riuscire a bloccare le mie. «Sei davvero tu o me lo sto immaginando di nuovo?»
Di nuovo?
Respirava affannosamente, ed ogni volta che lo faceva, sentivo l'aroma di whiskey fuoriuscire dalla sua bocca.
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Obelus
RomanceDiana Rivera, aspirante avvocato e figlia di uno dei capi d'azienda più conosciuti della nazione, per svariati eventi sarà costretta a sostituire il padre per vincere la custodia di un'applicazione che potrebbe portare la fama della ditta al primo...