Capitolo 5. Amichette

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Svogliatamente, camminai verso le scale che portavano al piano inferiore, venendo attirata dalla suoneria di un telefono che sostituì il silenzio rilassante che prevaleva nella casa. Mi approssimai alla fonte del suono fastidioso, ritrovandomi davanti una porta in legno. Non feci in tempo ad aprire che il suono cessò, sostituito da una voce profonda, pronta a prendere parola.

«Hola abuela,» l'accento immacolato mi stupì notevolmente. La lingua spagnola mi appassionava da sempre, e per questo motivo fui felice di assistere ad un discorso interamente spagnolo. La voce sembrava quella di Greens: profonda e decisa. «Sí, no te preocupes estoy bien.» Appoggiai l'orecchio sul legno battuto per ascoltare meglio la conversazione, percependo dei movimenti all'interno della stanza.

«Sí, comì lo que me enviaste, las patatas eran deliciosas.» Ci fu qualche secondo di silenzio, quando la voce non riprese il suo discorso.

«Yo también te quiero, abuelita,» se fosse stata una mia impressione non lo seppi, ma il suo tono acquisì un accenno di dolcezza. Affidandomi alle mie lezioni di spagnolo giornaliere su Duolinguo, sapevo che aveva detto Ti amo.
Ti amo? Era fidanzato? Avevo indossato i vestiti di un uomo occupato e dormito in casa sua?!
Cazzo. Questo sì che era inaspettato.

Staccai l'orecchio d'impulso sentendo lo scricchiolio della porta, che nel frattempo si era aperta di scatto, mostrando l'uomo più irritante che potesse esistere sulla faccia della terra. La sua mano venosa era ancora stretta alla maniglia della porta, l'altra invece reggeva il cellulare, con il quale continuò a conversare assieme ad un'espressione per nulla sorpresa. Allacciò il suo sguardo al mio rimanendo ritto sul posto con il suo torso completamente nudo a sovrastarmi. Certo, la ragazza era davvero fortunata, ma da un lato mi fece pena: Chissà di quanta pazienza usufruiva per riuscire a sopportare una tale spina nel fianco come Elia Greens. 

«Te voy a llamar mañana, està bien?» Proseguì con il suo discorso come se nulla fosse, aspettando una risposta dalla donna che si trovava dall'altra parte della cornetta. Premette il tasto per finire la chiamata, e subito si rivolse a me.

«Buongiorno collega,» mi salutò lui con uno strano sorriso stampato in volto.

«Giorno,» affermai sicura, evitando di manifestare un mio qualunque stato di nervosismo per la notizia appena scoperta. Oddio. E se lo avesse chiamato per informarlo che stava tornando a casa?

«Già sveglia?» Scrivendo con una maestria sorprendente sul suo telefono utilizzando una sola mano, mi sorpassò dirigendosi verso il soggiorno, «le farei la stessa domanda, signor Greens,» mi rivolse un'occhiata confusa e, realizzando di cosa stessi parlando, si appoggiò al muro, incrociando le braccia al petto.

«Sei preoccupata per me?»
«Non è rilevante.» Risposi secca, fissandolo dritto in viso.
«Oh sì che è rilevante. Non sarà forse che ti sei affezionata a me? Che carina.» Io, affezionata a lui? In così poco tempo, mi sarei affezionata ad un essere così presuntuoso? Na-a. Neanche per sogno. Dormire poco portava conseguenze e io potevo saperne qualcosa, per questo motivo non volevo che altri provassero questa sensazione. Poteva diventare una brutta abitudine e sarebbe stato difficile tornare indietro. 
«Chiama anche i sassi carini per caso?» Aggrottai le sopracciglia, assumendo un'espressione offesa. Era impegnato, e si permetteva di dire una cosa del genere ad una donna. Incredibile! «E poi deve per forza stare senza maglietta?» I miei occhi scivolarono sul suo petto, ispezionandone distrattamente le rifiniture.

«Fa caldo. E poi dovresti esserne onorata, molte vorrebbero essere al tuo posto.» Farfugliò lui, avviandosi verso la mia direzione e fermandosi davanti a me.
«Onorata di cosa precisamente? Non mi impressiono per un uomo a torso nudo come le altre di cui lei parla,» incrociai le braccia al petto, tuoni e fulmini nei miei occhi. Chi diavolo si credeva di essere? Pensava forse che, vedendo il suo fisico ben piazzato, mi sarei fatta false aspettative e avrei iniziato a corrergli dietro e a fargli la corte? Ne avevo visti di ragazzi nudi nella mia vita, quindi non c'era bisogno di continuare a fissare i suoi maledetti pettorali e quelle spalle che avrebbero potuto ospitare un'intera squadra di Rugby, allenatore ed arbitro compreso. 

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