Capitolo 17. Sorridi sorellina

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«Se ne è andato così quindi?» Chiese Eleonor incredula. «Insomma ti ha lasciata a New York da sola?» Il suo sguardo divenne cupo. Nella sua mente intravedevo corde lunghe tre metri, martelli di grandezza media e nastro adesivo lucido a volontà pronti all'uso. «Non fraintendere, siamo solo ritornati separati,» il suo istinto omicida sembrò calmarsi, ma non del tutto.

«E tu che pensavi fossi innamorato di lui, certo che ne hai di coraggio,» intervenne Eskild con un milkshake color mandarino in mano. «Conoscendo i tuoi gusti...»
«Hey! Ho standard molto più alti io,» disse teatralmente agitando la mano libera in aria. «Ah, davvero? Devo ricordarti della venditrice di tacos sulla tredicesima-» mi tappò la bocca interrompendo il mio discorso. «Avevamo detto che non ne avremmo più parlato,» suscitò una risata in Eleonor, consapevole dell'accaduto. Il povero Eskild si era preso una cotta bella grossa per una cuoca di strada e durante un'attiva conversazione, fu così aggraziato nel rovesciarle sbadatamente una bibita gassata addosso e facendosi uscire il liquido dal naso. Scoprì subito dopo che era sposata e con tanto di pargoli.

«Non vergognartene tesoro, succede quando si nasce imbranati come te,» rise sotto i baffi Eleonor e in risposta ricevette una strizzata di guance da parte del biondo. Con il tempo, tra i due si era instaurato un rapporto molto stretto, quasi di fratellanza. Si erano incontrati per caso: Eskild stava entrando in casa mia ed Eleonor, seguendo il suo istinto da cane furioso e fedele al padrone, lo sbatté al muro facendogli domande su domande riguardo a chi fosse, da dove venisse e cosa facesse davanti casa mia. Risolvemmo tutto con un caffè dall'aroma al cioccolato ed un pomeriggio di chiacchiere riguardo alla forza sovrumana che Eleonor possedeva.

«A proposito!» Presi l'attenzione dei due, «tra una settimana c'è il matrimonio. Con chi verrai, biondo?» Ammiccai verso la sua direzione e Lea non ci pensò due volte a reggermi il gioco. «Non sperateci troppo, penso che vi farò compagnia. Saremo il trio dei single quella sera.»

Simulò un arcobaleno con le mani, immaginando la scritta Single trio fare la sua apparizione. Eleonor sorseggiò il suo the e sgranando gli occhi, stando ad indicare che si era appena ricordata qualcosa. «Gordon mi ha detto che ci saranno imprenditori ed imprenditrici di lavoro e,» fece una pausa mostrando un ghigno soddisfatto, «e so anche che parecchi amici di Elia verranno a festeggiare.»

Mi ero fermata ad Elia. Che bel nome che era il suo, mi piaceva ascoltarlo, pronunciarlo. Erano giorni che non avevo notizie di lui, ed anche la più piccola novità sul suo conto, mi rendeva malinconica, facendomi venire una voglia matta di vederlo. Non vedevo l'ora arrivasse quella data.
Il 31 Ottobre, il giorno di Halloween, avrei rivisto il mostro che girovagava tra le pareti della mia mente giorno e notte come se fosse una casa infestata da mille spiriti diversi. Avevo deciso di parlargli, volevo chiarire il tutto. «Mi stai ascoltando?» Mi richiamò la mia amica sventolando una mano davanti al mio viso. «Stavo dicendo, potrebbe essere la nostra opportunità, la tua opportunità per conoscere qualcuno. Non voglio che tu rimanga bloccata nel passato a causa di uno stronzo,» posizionò una mano sulla mia. Aveva pienamente ragione, come biasimarla? Le avevo raccontato ciò che era successo con Luke, tralasciando possibili fraintendimenti riguardo ad Elia, ma la realtà però era tutt'altra: Non volevo conoscere nessun altro perché c'era già qualcuno che non smetteva di perseguitare i miei pensieri. Sapevo benissimo cosa quella sensazione significasse, e sapevo sarebbe stato inutile provare a dimenticarmene.

«Sarà tutto da decidere lì,» strinse la mia mano con rassicurazione, sulla quale poi si poggiò anche quella di Eskild, ritornato dalla cassa dopo aver fatto gli occhioni dolci alla barista. «Non penserete di fare patti di sangue senza di me,» riuscì a strapparci una risata.

E come le foglie ingiallite che cadevano trasportate dal vento sulla terra secca, arrivò il grande giorno.
Furono due giorni impegnativi quelli che lo precederono, dove ci occupammo del ritiro dell'abito nell'outlet dove si era scoperto che il pagamento non era stato registrato. Per fortuna il vestito venne finito in tempo ed Ellen poté mettersi l'anima in pace almeno per l'argomento abito mancante. Passammo la nottata in bianco, trascorrendo una bella serata a fare chiacchiere tra donne e scolandoci una bottiglia di birra per uno. Eleonor se ne scolò ben tre, ammettendo il fatto che non era pronta a perdere la sua mamma e farsela portare via da un uomo più ricco e bello di lei. Fu una scena adorabile, l'amore reciproco tra le due era un qualcosa di fortissimo e per questo decisi di lasciare che si godessero il momento. Si fecero le quattro del mattino e verso le dieci del mattino sarebbe arrivato il momento di preparare la sposa. Puntuale come un orologio svizzero, si presentò una numerosa troupe professionista nel trucco e parrucco pronta a trasformare la donna più bella del mondo in una principessa delle fiabe. E così fecero.

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