Capitolo 4. Fa freddo la notte,qui

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In quanto colleghi di lavoro, avremmo dovuto discutere di cose riguardanti il nostro mestiere, cose serie. E allora perché stavamo parlando di quale sia l'abbinamento di gelato migliore, e perché tutto questo era fottutamente piacevole?

«Ascoltami, nocciola e vaniglia sono la fine del mondo insieme.» Disse lui, cercando di convincermi.
«Ed è qui che si sbaglia, è stato scientificamente provato che il gusto che si accosta meglio alla vaniglia è il cioccolato.» Dissi mantenendo l'indice dritto, sentendomi un'intellettuale facendolo.
«Da chi?» Chiese lui con un tono scocciato.
«Da me,» mi indicai fiera.
«Allora non è scientificamente provato,» continuò lui, pensando di avere completamente ragione, ma io la pensavo in un altro modo.
«Parliamo della mia scienza, qui.»

«No, parliamo di opinioni qui.» Mi corresse lui, incrociando le braccia al petto. E continuammo a bisticciare fin quando non ci stancammo dell'argomento gelato. Nel frattempo si fecero le quattro del mattino, ed Elia aveva ripreso le sue scartoffie ricominciando a controllarle e a correggerle nuovamente. «Non dorme?» Domandai in uno stato di dormiveglia.
«No, non posso.» Feci un lungo respiro, sistemandomi meglio sul divano in pelle. «Dovrebbe dormire, non le fa bene saltare tutte queste ore di sonno.» Mormorai con gli occhi semichiusi.

«Non devi preoccuparti, sono abituato a questo.» Spiegò mantenendo gli occhi incollati ai suoi fogli. «Pensare solo al lavoro non è salutare, dovrebbe svagarsi almeno un pochino,» gli consigliai aprendo completamente gli occhi e sistemandomi meglio sul divano.
«Pratica sport?» Puntai la mia attenzione sul suo viso, poi sul suo corpo ed infine le sue gambe lunghe. «Praticavo, ma con il tempo ho deciso di smettere,» rivelò lui, portando la testa all'indietro e mostrando la sua gola completamente scoperta. Si portò una mano sul viso, strofinandosi gli occhi, per poi ritornare alla sua posizione iniziale.
«Quando vivevo in Spagna, ho praticato due sport diversi, ma poi quando mi sono trasferito qui, il lavoro ha ostacolato tutto e per questo ho finito per mollare tutto.»

«Sa, se c'è una cosa che mia madre mi ha sempre detto, è che se si ama qualcosa la si manda avanti fino in fondo, anche se non si ha tempo, si troverà sempre un momento della giornata per farlo,» gli spiegai, «parlando al di fuori dello sport, forse dovrebbe iniziare a cercare qualcosa che possa aiutarla a distrarsi. Le assicuro che non è bello sorbirsi uno scorbutico che non smette mai di lavorare, e con questo mi riferisco a mio padre. È così irascibile che solo a guardarlo ti viene voglia di chiedergli 'Tutto bene? Vorresti una tisana?' Ma non lo faccio perché altrimenti lo diventerebbe ancora di più.» Il mio discorso parve tirarlo su di morale.

«Tu hai qualche hobby?» Non mi aspettai una domanda simile, perciò per un momento rimasi sorpresa. Pensai bene alla mia risposta, dando forse quella più ovvia al mondo. «Mi piace leggere, e mangiare i dolci. Anche contemporaneamente non sono male.» Riflettei su questo nuovo hobby, e pensai che non era così male. Avrei dovuto provare. Calò un silenzio, non imbarazzante, ma era riflessivo.

«Quindi pensi che dovrei trovare un hobby?» Chiese, portando i suoi occhi ambrati sui miei. Certo, erano davvero molto belli.
«Io direi che forse è meglio che dorma.» Osservai, vedendo nei suoi occhi la stanchezza, che subito mostrarono un luccichio e una piegatura, che indicò il suo sorriso.
«Non ti arrendi, eh?» Si portò una mano tra i capelli, facendo piegare le mie labbra all'insù per la sua risposta.
«Facciamo una cosa. Devo davvero finire di controllare questi fogli, quindi che ne dici di andare prima tu a dormire?» Lo scrutai da capo a piedi con uno sguardo inquisitorio, non molto convinta della sua proposta.

«Mi prometta di andare a dormire quando finirà, anche se per soli quindici minuti.» Gli porsi il mignolo che osservò confuso. «Promesso.» Ed agganciò il suo mignolo al mio, sigillando il giuramento, per poi dividerli.
Si alzò dal divano, scomparendo in uno stanzino e ritornando con una coperta in lino, con la quale coprì il mio corpo. «Fa freddo la notte, qui,» sentii le guance accaldarsi, perché quel gesto era stato davvero...carino. Anzi non mi sarei aspettata di avere una conversazione con lui senza allusioni strane e di non aver dovuto usare il mio taser nuovo, color rosa maialino. Il suo viso si fermò fissando il mio per qualche secondo, per poi sorridermi e augurarmi la buonanotte. Raccolse i suoi fogli e si rifugiò nel suo ufficio, socchiudendo la porta. Il mio cuore stava battendo troppo velocemente, forse a causa del ravvicinamento che avevamo appena avuto. Avevo già avuto contatti simili con altri ragazzi, per mia sfortuna, ma con lui era davvero strano. In un primo momento, non riuscivo a sopportare la sua voce ed in un secondo momento non riuscivo a smettere di parlare con lui. Era tutto così strano. Quella situazione era così strana.

Mah, sarà il sonno a farmi fare certi pensieri. D'altronde è quando si decide di andare a dormire che affiorano tutti i pensieri di una giornata.

Chiusi gli occhi, cadendo in un sonno profondo e duraturo, e la mattina dopo, quando mi risvegliai con la poca luce solare proveniente dalle fessure delle tapparelle, pensai al fatto che quella dormita, era stata una delle migliori che avessi avuto fino a quel momento. Non seppi se era dovuto al divano che era morbido come una nuvola, ma erano giorni che non dormivo così. Solitamente, quando poteva, dormivo assieme ad Eleonor, ma questo era perché quando ero da sola, non sapevo per quale strano motivo, non riuscivo a dormire, e se capitava che riuscissi a prendere sonno facevo incubi. Era dura convivere in questo modo, anche perché non sempre riuscivo a mantenere l'attenzione in classe e rischiavo di addormentarmi in mezzo agli altri studenti. Invece di dormire quindi, studiavo. Quando avrei iniziato a lavorare, però, come avrei fatto a seguire le lezioni? Avrei dovuto discuterne con Mitchell al riguardo.

Mi alzai dal divano e mi stiracchiai le braccia, ricordandomi solo guardando l'ambiente circostante che non ero a casa mia. Ah, giusto. Ero a casa sua.

Tirai su le serrande, quel poco che bastava per lasciare intravedere almeno un pezzo di strada. La luce solare, la mattina, era tra le peggiori bestie che potessero esistere. Mi diressi verso il piano di sopra, andandomi ad accertare che Elia Greens fosse nel suo letto a riposare, ma con mia poca sorpresa non c'era. Dove era finito?

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Ciao a tutti!
Come state? Spero bene.
Allora cosa ne pensate della nostra protagonista? Chissà cosa si nasconde dietro questo suo "problema". 🤔

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