18.2 Famiglia

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Non passò molto tempo da quando il padre ebbe lasciato la camera a quando venne sostituito dalla madre

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Non passò molto tempo da quando il padre ebbe lasciato la camera a quando venne sostituito dalla madre. A Chandra era sembrato quasi che si fosse appostata dietro alla porta, da quanto era stata veloce.

Adesso erano di fronte: Lucine in piedi con le mani giunte davanti al busto e Chandra seduta a gambe incrociate sul letto. Nessuna delle due sapeva quale fosse il modo migliore per approcciarsi all'altra, da dove partire senza ricevere insulti e schiaffi. Ma, prima o poi, una delle due avrebbe dovuto trovarlo.

Chandra decise di rompere il ghiaccio per prima, dato che era stata a far scoppiare il litigio a tavola tirando fuori la questione dell'Aria. «Papà ha detto che volevi parlarmi.»

Lucine confermò. «Sì, non era in quel modo che volevo accoglierti in casa, dopo mesi che sei via.»

«Già, anche io speravo in un rientro diverso.»

Il silenzio minacciò di ripiombare nella stanza, gravando sugli errori di entrambe come mai aveva fatto nei ventuno anni di vita della ragazza. Tuttavia, Lucine lo anticipò trillando: «Ti ho preso un regalo.»

Chandra la seguì con gli occhi mentre si avvicinava all'armadio e tirava fuori una busta opaca appesa a una gruccia. Doveva esserci un vestito, là sotto; ipotesi confermata quando la madre lo tirò fuori dalla sacca di plastica e lo distese sul letto.

Cosa sperasse di ottenere con quel gesto era un mistero: Chandra non si era mai lasciata abbindolare dai regali, neppure da bambina; quella strategia non aveva funzionato per placarla dai capricci e non avrebbe funzionato neppure in quell'occasione ben più grave.

Alzò il viso in direzione della madre, con tutte le intenzioni di ricordarglielo. Ma bastò incrociare i suoi occhi, dello stesso nero di Chandra, per tornare sui propri passi. La stava supplicando di fingere che almeno in famiglia andasse tutto bene, di accettare la sua offerta di pace e di rimediare alla scenata del pranzo.

Chandra si alzò in piedi per guardare meglio il vestito. Forse aveva bisogno anche lei di illudersi per qualche secondo che andasse tutto bene.

Il regalo della sua mamma era un abitino corto, tutto pizzo e tulle, con gonna a ruota. A parte il nastro nero intorno alla vita, il colore dominante era il verde scuro: una delle sfumature preferite di Chandra.

«Ti piace, bambina mia?» le sussurrò all'orecchio Lucine.

Se le piaceva? Chandra se n'era follemente innamorata a prima vista; il suo unico dispiacere era che Arthur non potesse vederglielo addosso. «È stupendo, mamma. Grazie.»

«Ti meriti di risplendere come la nostra Dea in Cielo, questa notte. Avranno tutti occhi per te.» La madre iniziò a sfilarle l'accappatoio, per poi ripiegarlo sulla pediera del letto.

Chandra si lasciò svestire senza opporre resistenza. Già, avrebbero avuto tutti occhi solo e soltanto per lei: ogni sguardo disgustato sarebbe stato rivolto solo e soltanto a lei. Magari sarebbe stata persino accolta come la traditrice che aveva voltato le spalle all'Ordine e aperto le gambe per il nemico, come a Dundra piaceva etichettarla, e ignorata a priori qualsiasi cosa volesse dire per difendersi.

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