20.1 Reverendo

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L'alba venne tardi, terribilmente tardi

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L'alba venne tardi, terribilmente tardi. I primi raggi solari segnarono la fine del ventunesimo compleanno di Chandra, quello che avrebbe ricordato per sempre come il peggiore della sua vita.

Chandra aveva mangiato poco e senza fame; la frustrazione aveva ben pensato di riempirle lo stomaco e di non lasciare neppure un micro-spazio per le pietanze che, da tradizione, andavano consumate con gli altri.

Non aveva ascoltato nessuna delle parole che le avevano rivolto i fedeli, perché gli avvenimenti di quelle ultime ore continuavano a girarle furiosamente nella testa e cancellavano tutti i suoni circostanti.

Le sembrava di star vivendo un incubo a occhi aperti, in una realtà parallela e molto contraddittoria. All'inizio del suo percorso, era stata elogiata come la perfetta erede dalla Luna in pubblico; poi, era stata bistrattata per essere una Noyer: la nuova promessa dell'Ordine che avrebbe offuscato il Reverendo in carica. Tornata a casa, non solo aveva scoperto di essere stata dipinta come un'innamorata ingenua prossima al tradimento, ma anche di avere dei piani in cantiere di cui non aveva mai intravisto nemmeno l'ombra.

Chandra, in quel momento, era molto confusa sul suo ruolo. Chi era lei, adesso? Una minaccia al potere del Reverendo, la vergogna dell'Ordine o lo strumento attraverso cui avrebbero ottenuto ciò che desideravano? Perché, purtroppo, le parole conclusive del sermone del Reverendo lasciavano poco margine di interpretazione: sotto una Noyer avevano perduto l'antico splendore, e sotto un'altra se ne sarebbero appropriati.

La prima Chandra Noyer aveva sbagliato ad accettare l'Accordo propostole dal Reverendo Phoebus Chevalier, così come la seconda si era macchiata di tradimento alleandosi col rivale dell'altro Ordine. Ma allora, se così era, cosa doveva fare lei?

Qual era il suo ruolo in quella follia? Perché di follia si trattava, dato che nessuno – neppure Dundra – sembrava star considerando il problema principale: l'Ordine del Sole, in attesa dell'Equilibrio Elementale da centodiciassette anni.

Perché nessuno, oltre lei, si era chiesto come avrebbero reagito a quella notizia? E perché nessuno sembrava ricordare di cosa erano capaci Fuoco e Aria, quando il Sole s'infuriava, se continuavano a rivangare il passato?

Le famiglie lasciarono una dopo l'altra la sponda del Lago Cadeau, non senza prima sprecarsi in una miriade di "che la Dea v'illumini" e "che la Madre v'assista" rivolta al Reverendo. Fu una vera tortura, per Chandra, sorbirseli tutti anche se a distanza.

«Bambina, sei sicura di volerlo fare?» le chiese Deimos; la voce era segnata dall'ansia.

«Sì, devo farlo.»

Lucine si limitò ad abbracciarla. «Solo un'ora, Chandra. Se entro un'ora non sei a casa, verrò personalmente a riprenderti.»

«Solo un'ora, mamma, te lo prometto.» Chandra sfoderò il sorriso più rassicurante del suo repertorio.

Aveva espresso ai genitori il desiderio di chiarirsi col Reverendo subito dopo la fine della funzione religiosa. Benché loro avessero cercato di dissuaderla in ogni modo possibile e inimmaginabile, Chandra si era mostrata irremovibile e decisa ad andare fino in fondo.

Come Aria e TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora