7.1 Terra

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Le prime due settimane di ottobre trascorsero in fretta e, finalmente, arrivò il turno di Chandra di ricambiare

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Le prime due settimane di ottobre trascorsero in fretta e, finalmente, arrivò il turno di Chandra di ricambiare.

Gli insegnamenti di Arthur, per quanto improvvisati e per nulla lineari, si erano rivelati piuttosto utili: Chandra, nonostante le difficoltà, aveva imparato a deviare le fiamme e a produrre piccoli focolai, nonché a conoscere l'elemento. Era poco, certo, ma lei era comunque molto soddisfatta.

A seguito dell'ultima conversazione con Adhara, Chandra aveva parlato delle proprie perplessità riguardo all'orario ad Arthur e gli aveva proposto di spostare le lezioni dopo la mezzanotte, così da star certi che nessuno li avrebbe visti. Arthur, inizialmente titubante all'idea, alla fine ne aveva riconosciuto i benefici e aveva acconsentito – a quanto pareva, lui non aveva proposto di vedersi di notte fin dall'inizio perché pensava potesse essere troppo estenuante per entrambi.

Adattarsi alla nuova rigida scheda giornaliera non si rivelò stancante come i due rivali temevano: Chandra recuperava le ore notturne dormendo di più la mattina, mentre Arthur si tappava in camera per l'intero pomeriggio, probabilmente a fare lo stesso.

Oltre alla notte, si incontravano solo ai pasti senza rivolgersi una parola. A occhi esterni, parevano del tutto indifferenti l'uno all'altra.

Quella sera, durante la cena, Chandra stava seduta come al solito sulla fila della Luna, e aveva di fronte il rivale sull'altra tavolata. Arthur parlava animatamente con tutti i monaci di fianco e, di tanto in tanto, si alzava per andare a coinvolgere la Sacerdotessa nelle chiacchiere.

Chandra non poté negare a se stessa di provare una punta di invidia: non solo Arthur aveva un ottimo rapporto con tutte le persone su quel lato, ma aveva persino legato con la Sacerdotessa come voleva la tradizione. L'accolita della Luna, con il suo, di Reverendo, non sarebbe mai riuscita a farlo.

Sospirò e con la coda dell'occhio guardò Dundra.

Dopo aver saputo quanto astio provasse nei suoi confronti, Chandra aveva perso qualsiasi voglia di parlargli o anche solo di vederlo. C'erano notti in cui desiderava soltanto saltare la lezione con il Reverendo e passare direttamente a quella con Arthur, così da evitarsi rimproveri inutili e silenzi che rallentavano il tempo trascorso all'Osservatorio; ma purtroppo, in quanto accolita della Luna, non poteva scappare davvero dai propri impegni con Dundra. E quella notte non faceva eccezione.

Passarono le ore e, scattata la fatidica dodicesima, la ragazza sgusciò veloce fuori dall'Osservatorio e si diresse all'esterno del Monastero, dove sperava Arthur fosse già.

La notte precedente, Chandra aveva anticipato al rivale che, per insegnargli in modo ottimale l'uso degli elementi della Luna, aveva necessità di stare all'aria aperta. Arthur, entusiasta all'idea, aveva affermato di conoscere il posto adatto. Tuttavia, questo restava per Chandra un mistero – o, come preferiva definirla Arthur, una sorpresa.

Superato il portico, Chandra trovò Arthur seduto sul muretto della fontana, illuminato dal lucore delle fiamme incantate.

Non appena Arthur ebbe incrociato Chandra con gli occhi, si alzò in piedi e le si avvicinò. «Sopravvissuta anche oggi al Reverendo?»

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