6.2 Monaci

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L'orologio segnava le due e venti, come Chandra arrivò in camera sua per cambiarsi i pantaloni fradici

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L'orologio segnava le due e venti, come Chandra arrivò in camera sua per cambiarsi i pantaloni fradici. E le lancette si spostarono di un altro quarto d'ora, quando varcò la porta a ventola del refettorio.

Organizzarsi con Arthur proprio in mezzo ai pasti, benché fosse un orario comodo per diversi motivi, non era stata una grandissima idea. Non solo a lungo andare l'assenza di entrambi gli accoliti durante la stessa fascia oraria avrebbe destato qualche sospetto, ma Chandra sarebbe rimasta puntualmente digiuna dato che Dundra non permetteva ai monaci della Luna di trattarla con riguardo.

Difatti, come si aspettava, i monaci in sala avevano già sparecchiato il tavolo a U ed erano intenti a pulire. Non c'era neanche un piatto lasciato da parte per l'accolita ritardataria.

«Signorina Chandra?» disse un monaco bassino e dal viso bonario, con i capelli tagliati a scodella e una torre di piatti fra le mani. A furia di mangiare al fianco di Adhara, Chandra aveva imparato a riconoscere i suoi amici, tra cui quello lì: Rigel.

Purtroppo la voce di Rigel attirò l'attenzione degli altri monaci, sia del Sole sia della Luna, e tutti gli occhi si calamitarono sulla Noyer.

«Ehm, ciao», salutò Chandra, con lieve imbarazzo. «Non è rimasto nulla del pranzo, vero?»

Rigel scosse la testa. «Purtroppo no, signorina.»

Un'altra monaca in tunica argentata, a Chandra sconosciuta, si intromise di fretta. «Ma puoi prepararle qualcosa, vero?»

Rigel mosse leggermente la pila di piatti e guardò in direzione dell'uscita. Chandra poté leggere nel suo sguardo esitante la stessa preoccupazione di Adhara. «Forse è rimasto qualcosa in cucina.»

In quel momento, una monaca del Sole che aveva origliato decise di intervenire. Era una dei pochi abitanti del Monastero a essere più bassa di Chandra. «Il pranzo è finito venti minuti fa. Non siamo tenuti a riservarle alcun trattamento speciale», affermò, seguita dall'approvazione dei suoi confratelli spirituali.

«Piantala, Alya», intervenne una quarta voce, un'altra incantatrice dello stesso Ordine di Chandra. «Il Leblanc viene sempre in ritardo eppure tu non gli fai mai problemi.»

Alya si raddrizzò gli spessi occhiali sul naso a patata, facendo sembrare i suoi occhi davvero minuscoli. «Ti ricordo che noi siamo al servizio del Guardiano, non dei fedeli.»

Chandra s'accigliò e si voltò in direzione della monaca del Sole. Aveva i capelli ricci e voluminosi, alla vista molto annodati. «Non è stato ancora eletto nessun Guardiano.»

La monaca sorrise. «Signorina Noyer, non serve fingere: lo sappiamo tutti che tanto vincerà il nostro accolito.»

Chandra fece per ribattere, ma i monaci l'anticiparono senza concederglielo. Rimase con le labbra schiuse e la fronte corrucciata mentre le voci all'interno del refettorio si confondevano fra loro, creando un groviglio in cui era difficile riconoscere i singoli.

Come Aria e TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora