Prima di arrivare in Monastero, Chandra aveva provato a immaginare come sarebbe stata la sua nuova camera; questa, tuttavia, le si era figurata in testa solo dopo aver ricevuto un caldo benvenuto da parte del Reverendo.
L'immagine di una stanza spoglia, sporca e completamente vuota venne però smentita dalla realtà, palesatasi dopo che Chandra aveva sbattuto la porta e interrotto qualsiasi contatto con l'esterno.
Il letto a due piazze, fiancheggiato da un comodino sulla sinistra, sembrava comodo; ipotesi da lei confermata quando vi si sedette e molleggiò sul materasso. Di fianco al caminetto sulla sinistra, c'era una porticina aperta che dava sul bagno.
Tutto sommato poteva dirsi soddisfatta. L'unico cambiamento che andava fatto riguardava la scrivania: Chandra l'avrebbe spostata di fianco alla porta d'ingresso, anziché lasciarla sotto la finestra.
Rimase chiusa lì dentro per tutto il giorno, ringraziando la Luna che Dundra avesse programmato la prima lezione per la sera seguente e non per quella in arrivo. Aveva bisogno di passare un po' di tempo in solitudine per ambientarsi.
Non si fece viva neanche per consumare il primo pranzo al refettorio, non perché non sapesse dove si trovava – la mappa fornita dal rivale era più che funzionale a sopperire a quell'eventuale mancanza – bensì perché non aveva voglia di vedere nessuno.
Giunse la sera e, nonostante i crampi allo stomaco, neanche in quell'occasione Chandra si degnò di uscire dalla camera. Non era un bel comportamento il suo, né per se stessa e né per i monaci che non l'avevano ancora conosciuta, eppure a lei non importava: la forza che la teneva ancorata a quella stanza era più forte della fame e della consapevolezza di star mancando di rispetto a ben due comunità di fedeli.
D'un tratto, durante le ore più tarde, qualcuno bussò alla porta. Chandra sussultò: non aspettava nessuno. Ignorando quello che percepiva essere un potenziale intruso, tornò a leggere il libro che si era portata da casa.
Arrivarono altri battiti contro la porta, seguiti da una voce femminile e squillante. «Signorina Chandra, sono venuta a portarle la cena!»
Chandra alzò la testa dalle pagine, già pronta a scacciare la sconosciuta, ma un brontolio la fermò. Si portò la mano sullo stomaco: aveva fame, e anche molta.
Scese dal letto e sistemò il colletto della camicetta che indossava, per poi eliminare le pieghe della gonna dovute alla posizione accovacciata in cui era. Fece anche per cercare gli stivaletti, ma l'ulteriore colpo della visitatrice le mise fretta e la costrinse ad andare alla porta con solo la calzamaglia a separarla dal pavimento freddo.
Tirata la maniglia e aperto un piccolo varco verso l'esterno, una ragazza di media statura si palesò ai suoi occhi. Indossava una tunica argentata, come tutte le monache devote alla Luna, e reggeva un vassoio con una zuppa e un cucchiaio sopra.
Il primo pensiero di Chandra volò al Reverendo: che avesse notato la sua assenza e volesse scusarsi per averla lasciata da sola? D'altronde, in quanto nuova accolita era comunque una sua responsabilità; quindi chi altri se non lui poteva interessarsene?
STAI LEGGENDO
Come Aria e Terra
Fantasia👑 Vincitrice Wattys 2022, Fantasy 👑 Essere una Noyer porta tante responsabilità, e Chandra non ne è mai stata più certa nella vita: lei, fra tanti, è stata scelta come accolita della Luna per rappresentare il suo Ordine. Ciò che le viene chiesto d...