Novembre bussa alla porta frettoloso e ansimante come un anziano dopo una faticosa giornata. Erano successe tante cose dal mio ritorno eppure ero ancora amareggiata. C'era la soddisfazione per il grande cambiamento che avevo fatto, i corsi, la scuola, mia madre. Tutto quanto, seppur di poco, era migliorato.
Lei non aveva smesso di fare ciò che aveva sempre fatto, ma stavolta aveva la decenza di non farlo davanti a me. Al mio ritorno dai corsi, nel tardo pomeriggio, la trovavo sempre in cucina intenta a sperimentare ricette prese dai programmi russi in Tv. Una volta l'insalata al melograno, un'altra la pasta al forno, un'altra ancora i peperoni ripieni. Era come se le sue abilità culinarie avessero fretta di emergere e non volessero aspettare altri dieci anni per farlo.
La mia mente era capace di riconoscere quei piccoli segnali a lei invisibili. La finestra della camera da letto aperta, le guance di mia madre arrossate, la lingerie non del tutto sobria nel cesto dei panni sporchi. La tavoletta del gabinetto alzata. Erano segnali che captavo e che dovevo mandare giù. Dopotutto, sono stata io a dirle che poteva farlo, ma non davanti a me. Speravo però che trovasse la decenza di nascondere tutto. Avevo l'impressione che non volesse del tutto farlo.
Al corso di poesia ho fatto amicizia con una ragazza mulatta e il suo amico biondo dalla carnagione molto chiara. Gina e Miron erano già amici dalla prima elementare. Abitavano vicino al mercato di Telenesti, nella stessa palazzina. Lei era di origini rumene, ma sua mamma aveva sposato un russo e si erano trasferiti in Moldavia, non chiedetemi perché. Miron invece era di origini russe, nato a Mosca. Dopo la morte del padre, la madre decise di iniziare da zero da un'altra parte. Così eccoci qui, a prendere un gelato dopo il corso intensivo, che comprendeva lezioni sempre più complesse.
La nostra routine del sabato era come quella di tutti gli altri giorni. Mi godevo la loro compagnia una volta a settimana visto che loro frequentavano la scuola russa. Eh sì, perché a Telenesti c'era la scuola di madrelingua russa e quella rumena. Avevano la mia stessa età anche se sembravano più grandi. Sembrava quasi che il destino li avesse mandati sul mio cammino per aiutarmi a combattere la solitudine. Non che non mi piacesse stare sola, ma parlare con qualcuno di cose banali come il gusto del gelato "Plombir" e del taglio di capelli dell'insegnante di poesia era decisamente meglio. Erano cose futili certo, ma era ciò di cui avevo bisogno. La scuola mi pesava sempre di più sulle spalle, per via dei miei compagni che non tardavano ogni volta a farmi lo sgambetto o a mettermi cicche masticate all'interno dei quaderni. Era divertente dopotutto, tornare bambini. Così, tra alti e bassi, il mese di novembre era volato come un aquilone trainato dal vento.
Stavo quasi per dimenticare il compleanno di mia madre. Se non fosse stata Giulia a ricordarmi con astuzia quel fatidico giorno. «Ma ci pensi, il trenta novembre compie trent'anni. Che ironia eh?!» Aveva affermato davanti ad una tazza di tè fumante che mi attendeva ormai ogni giorno dopo le lezioni. «Dobbiamo prenderle un regalo!» Aveva aggiunto Nadia tra un sorso e l'altro. «Certo, se volete domani andiamo al mercato e cerchiamo qualcosa.» Dissi convinta.
Una cosa non era cambiata dall'altra vita ed era il fatto che, nonostante mia madre avesse cambiato modi, avevo dentro di me ancora un odio che non riuscivo a cancellare, come se non ci fosse modo di cambiare questo fattore né ora né mai. Loro due avevano notato il mio sgarbo, ma credo anche che ne conoscessero il motivo. Erano sorelle dopotutto e una di loro abitava alla porta accanto. Dubito che non avesse mai visto niente. Nell'altra realtà Giulia ha sempre saputo tutto. Era la confidente numero uno di mia madre. In seguito mi aveva confessato che non era mai stata d'accordo sulle sue scelte, ma cosa poteva fare del resto?
«Buongiorno belle signore e signorine. Come procede l'ora del tè?» Mihai fece capolino nella minuscola camera da letto che faceva anche da soggiorno al piccolo monolocale. Ci girammo tutte con il sorriso di chi stava complottando un piano perfetto per rapinare una banca. Eravamo sedute attorno al piccolo tavolo rotondo e dalla finestra entrava parecchia luce fredda, che illuminava tutta la stanza. La carta da parati color caramello e fioriture luccicava al tocco dei raggi solari. Emmy aveva iniziato a piangere così Giulia l'aveva presa in braccio e si era accasciata sul divano letto con lei. Aveva un seno così straripante di latte che poteva allattare cinque bambini e ne avrebbe avuto ancora a sufficienza da dare ad Emmy. Tra una poppata e l'altra la bambina socchiudeva gli occhi sprofondando nel sonno. Il sole baciava anche il suo viso sporco di latte.
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99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎI
Mystery / Thriller99 Things I è una storia di nuovi inizi, di un ricominciare e di un ripetersi di vite nella speranza di poter cambiare il passato e di conseguenza il futuro. Khatrine, la protagonista, ha quasi ventinove anni e un passato grigio alle spalle, scegl...