ᑕᗩᑭITOᒪO 18 |ᔕTEᖴᗩᑎ - ᑎ° 3036|

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Una mail piombò sul cellulare illuminando il piccolo schermo riscaldato. Stefan era tornato  alla realtà con grande rammarico. Voleva tanto anche solo per un altro minuto rimanere lì,  nei suoi ricordi. La mail era della Sylass e diceva che era urgente avere i documenti oggi,  per avviare una sperimentazione del tutto nuova. Una speranza si era accesa nelle viscere di  Stefan.

Munito di chiavi si era avviato al parcheggio davanti a casa ed era salito in quella  BMW vecchia che lo avrebbe abbandonato da un momento all'altro. Lei gli diceva spesso di dirle addio, che era ora di cambiarla, che non era sicura, ma lui insisteva che finché non  avrebbe emesso il suo ultimo respiro non l'avrebbe abbandonata.

Quasi un'ora dopo era di  nuovo lì, davanti a quel palazzo che ormai conosceva bene, le scale salivano ripide verso  quello che sembrava un edificio del futuro, ricoperto di mattonelle a specchio che al buio  sembravano mimetizzare tutta la struttura rendendola invisibile a chi passava per la prima  volta.

Entrato dentro, era passato davanti alla sicurezza come ogni volta e, dopo aver superato i  controlli senza guardare la guardia dell'ultima volta in faccia, era salito con l'ascensore al  penultimo piano. La Sylass sembrava impaziente e lo aspettava davanti alla stanza gelida con un piede che batteva a ritmo sulle piastrelle blu. Quando si accorse che era quasi dietro  di lei si era girata e aveva sfoggiato il suo sorriso più cordiale.

«Signor Gradi, che piacere  immenso riaverla qui.»Mentiva, era palese. «Buonasera Dottoressa. Che ci fa ancora qui ad  un ora così tarda?» Aveva osato chiedere lui. «La scienza non dorme mai mio caro!» aveva  affermato divertita. Lo aveva poi guardato insistente e lui si ricordò il motivo per cui era lì.  Non era di certo per dare un'occhiata alle spalle della Sylass e vedere la sua defunta moglie  in un acquario dove fluttuava serena all'apparenza.

«Ah si, mi scusi. I documenti. Li ho letti e li ho firmati naturalmente, ma avrei ancora  qualche dubbio se non le dispiace illuminarmi.» Lei si trattenne dallo sbuffare e aveva tirato  le labbra a righello cercando di sfoggiare un sorriso il più naturale possibile. «Ma certo, ci  mancherebbe Signor Gradi. Chieda pure tutto quello che vuole. Vedrò di darle le risposte  che merita.» Disse Amanda. Con i suoi capelli corvini e la statura minuta, gli sembrava  piccola ed indifesa, ma sapeva che era una donna forte. Lo intuiva dagli occhi neri come la  notte che penetravano arrivando alle viscere e implorando pietà. Forse era anche cattiva con  i figli, sempre che ne avesse, pensò Stefan. 

«Ci sediamo?» Chiese lui deviando i pensieri. «Vado un po' di fretta, ma se vuole può  passare un altro giorno, se ha ancora tante domande.» Disse lei contraddicendo quello che  aveva appena affermato. «Va bene, allora passo tra un mese. Sa, ho intenzione di fare una  piccola vacanza per staccare un po'.» Le aveva riferito pentendosene. «Ma vorrei sapere  della nuova sperimentazione che ha intenzione di approcciare con Khatrine.» Aggiunse  sicuro.

«Certo, certo. La paziente 3036 ha riscontrato una piccola attività cerebrale come già le avevo detto.» Disse lei, ma appena notò lo sguardo di Stefan poggiarsi sui suoi minuscoli  piedi tentò di correggersi. «Mi scusi, che incosciente. È che qui non possiamo lasciare  spazio a sentimentalismi.» Lo sguardo di Stefan si alzò piano dai piedi della Sylass fino su  alla montatura dei suoi occhiali.

«Stavo dicendo, Khatrine ha dato segno di una minuscola  briciola di attività cerebrale. E nonostante studi dimostrano che se il paziente è rimasto  senza aria nel cervello per più di due ore, non ci siano possibilità nemmeno per  l'ibernazione, noi abbiamo fatto passi da giganti con la criogenesi e siamo fieri di essere  forse l'unica catena di istituti che sono così avanti rispetto ad altri. Perciò abbiamo  sollecitato quel che è ancora attivo, anche se a lei sembrerà una speranza le dico subito che  non lo è. La sua Khatrine non tornerà più. Voglio che le sia chiaro questo.»  Dopo una piccola pausa per metter enfasi alle parole e cercarne altre adatte, aggiunse.

«Fatto sta che sollecitando quella briciola di molecole, siamo riusciti ad invitarle ad aprirsi  un varco con le medicine giuste, fino a farle arrivare a toccare i neuroni. E si sa che i  neuroni sono quello che cerchiamo disperatamente di far funzionare perché se c'è una cosa  più inspiegabile del cosmo è il cervello umano. Con questo voglio solo dirle Signor Gradi  che, se noi ora riuscissimo a mantenere il cervello di sua moglie intatto, in futuro forse, e  dico forse, la scienza accompagnata dalla giusta tecnologia ci darà la possibilità di rianimare un corpo dormiente. Mi segue?» Era eccitata nel raccontare tutto ciò e sembrava quasi non  avesse nemmeno il bisogno di respirare.

«Capisco Dottoressa. Se ci sono novità mi scriva  una mail oppure non esiti a chiamarmi sul cellulare privato, la prego.» Nel dire questo aveva tirato fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni neri sbiaditi un foglio e dubitante le aveva  porto la busta con i documenti firmati. 

«Ma certo, ci mancherebbe signor Gradi, anzi sa che le dico...» Disse perdendo la busta  velocemente dalle mani. «Anche se la prassi lo vieta, mi chiami quando vuole passare a dare un saluto a sua moglie e anche se il regolamento dice che appena firma le carte non avrà più  nessun diritto ad entrare qui, le assicuro che troverà sempre un tesserino ad attenderla ai  controlli.» Saltati i convenevoli si salutarono con una stretta di mano.

«Ha firmato!» Esaltò la Sylass poco dopo al telefono privato. «Era ora, stavo perdendo le  speranze.» Aveva detto la voce all'altro capo del telefono in una lingua sconosciuta. «Ora  possiamo cominciare a lavorare sul serio.» Aggiunse la Sylass. «Cancella tutto.» Disse la  voce femminile. «Certo, ma prima devo divertirmi un po'.» Aveva ribadito la Sylass con  voce macabra. «Senti, a me non interessa cosa fai nel tempo libero per divertirti, dico solo  che il nostro accordo era chiaro.» Insistette la voce. «Tranquilla, da qui non scappa.»  Amanda aveva insistito per poi riattaccare brusca. 

Ma chi si credeva quella? Sì, aveva contribuito a portare qui la paziente n°3036, ma non  sapeva nemmeno la metà delle cose che aveva in mente di farle prima di mandarla  direttamente all'inceneritore. Certo, ci sarebbero voluti mesi, anni forse, affinché testassero  il chip sottocutaneo e la nuovissima cura sperimentale che sollecitava le molecole con degli  elettromagneti fino allo sfinimento, per poi obbligarle quasi a risvegliare i neuroni  all'apparenza morti. Ora era sicura. 

Le giornate successive sarebbero state davvero divertenti. La Sylass si era indirizzata verso  una porta dietro l'ufficio che sembrava uno sgabuzzino, aveva premuto il suo pollice sulla  forma di impronta digitale illuminata di verde e nel sentire la serratura scattare si era  intrufolata dentro chiudendola alle sue spalle.

La stanza era interamente riempita di schermi  e computer, uno dei quali dava sulla sala dei dormienti. Al tocco dello spazio sulla tastiera i  PC avevano emanato un suono robotico e si erano animati all'istante. Si era seduta davanti e aveva osservato dal vetro trasparente la capsula numero quattro che conteneva il paziente n° 3000. Ora sì che ci divertiamo mio piccolo Nelu.

Con una risata che suonava spaventosa persino a lei, aveva digitato nella lingua che pochi  comprendevano sullo schermo blu la scritta:

Scegli:

"Vivi, Muori, Ricomincia."

Per la prima volta, dopo un'infinità di tentativi nei quali aveva sempre scelto "Ricomincia",  il paziente n°3000 fece una scelta diversa. La scritta "Vivi" era l'unica che non era  evaporata dallo schermo. La Sylass incuriosita aveva dato un'ultima occhiata al corpo  inerme nella capsula n° 4 e aveva affermato che forse era la volta buona per lui.

«E bravo il mio ragazzo.» Aveva aggiunto mettendo in stand-by i computer e avviandosi a  sua volta verso l'uscita.

∞ NOTA AUTORE ∞

Amanda si presenta di nuovo e certi retroscena seguiranno...

Vi aspetto,

B.K


99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora