Quando il tassista ha parcheggiato la sua vettura davanti all'entrata, mamma si affretta a raggiungerlo e civettando gli dice grazie per essere stato puntuale. L'uomo, che solo ora la guarda negli occhi, inizia a balbettare al suo cospetto. Lei, consapevole dell'effetto che fa, non si tira indietro e decide di civettare ancora un po'.
«Sa, sono anni che non vado a Prepelita, quel buco sperduto nel nulla!» Potrei farle notare che è a pochi chilometri da dove siamo ora, ma non ne ho voglia.
«Capisco Signora Aparatu. Prego, si accomodi!» Le dice lui con aria servile. Lei si siede sul sedile del passeggero e si lascia chiudere la porta senza guardarci. È completamente assorta dalle attenzioni che le dà quell'uomo dall'aspetto trasandato. Sembrava quasi le piacesse uno che puzzava di sudore e non si rasava la barba da almeno una settimana. A differenza di molti, mia madre aveva un debole per gli occhi scuri, in particolare per quelli neri come la notte. Ogni uomo che ho visto in sua compagnia aveva lo stesso colore degli occhi, quasi le piacesse qualcosa che fosse il contrario suo.
Il tassista si siede al volante e mette in moto mentre io con la bambina fra le braccia sto ancora davanti all'entrata del blocco, con gli occhi che mi escono dalle orbite.
«Ma dovevamo andare con loro, vero?» Chiede dubbiosa Marina mentre il taxi si allontana a passo lento.
«Credevo di sì.» Le confesso con la fronte corrugata.
In quel momento il taxi frena di colpo e torna in retromarcia, era già arrivato quasi all'angolo dell'altro blocco. «Forza salite!» Ci incita mia madre con il finestrino abbassato, come se non si fosse appena scordata di noi.
Il taxi riparte, stavolta con noi quattro sui sedili posteriori, e si immerge nel lento traffico della sera. Non c'erano tante macchine in giro, ma per colpa delle buche, sempre più profonde, dovevano fare a zig zag per non sprofondare. La luce verde della farmacia in lontananza mi ricorda dello sfogo della bambina e mi sporgo dal sedile di dietro per chiedere al tassista di fermarsi due secondi davanti all'edificio illuminato.
Lui mi guarda dallo specchietto retrovisore e poi guarda mamma che sbuffa, facendo cenno di sì con la testa.
«Arrivo subito.» Dico mentre scendo dalla macchina sbattendo la porta. Ho lasciato la bambina in braccio a Marina che ora la culla canticchiando una canzone che non conosco. Entro salendo i cinque gradini scivolosi e mi metto in fila dietro a tre clienti davanti a me. La porta dell'entrata emette un altro suono e mi giro per la curiosità.
Quando vedo Sasha concentrato a leggere un foglio che aveva tra le mani, mi guardo attorno con la voglia di nascondermi dietro il cartellone dello sciroppo per la tosse. Lui alza lo sguardo e mi vede. Sono girata di spalle e faccio finta di niente quando lui mi tocca la spalla con un dito. «Khatrine? Che ci fai qui?» Chiede confuso.
«Ma niente sai, avevo voglia di farmi di sciroppo alla menta.» Rispondo sarcastica. Lui ride e mi mostra i suoi denti perfetti che mi fanno sciogliere le gambe.
«Io invece devo prendere delle medicine per mia madre, sai non sta bene ultimamente.» Sapevo a cosa si riferiva; sua madre, che aveva lavorato per la maggior parte della vita in Russia, ora era tornata definitivamente, essendosi ammalata.
« Mi dispiace!» Gli dico, ma non sono del tutto sincera, poiché in fondo non era solo colpa di mia madre se noi due non avremmo mai avuto il futuro che ci meritavamo. Anche sua madre ci avrebbe messo del suo. E ho l'impressione che sia stata lei a complottare con la famiglia della ragazza che lui sposerà al posto mio. Lei gli darà un figlio e lui partirà per la Francia, rimangiandosi i suoi ragionamenti da patriota negli anni.
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99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎI
Mystery / Thriller99 Things I è una storia di nuovi inizi, di un ricominciare e di un ripetersi di vite nella speranza di poter cambiare il passato e di conseguenza il futuro. Khatrine, la protagonista, ha quasi ventinove anni e un passato grigio alle spalle, scegl...