Ottobre lascia spazio al freddo novembre che mi travolge con il suo gelo. Non ho mai amato il freddo, nonostante fossi una moldava certificata. Tutti qui sono attrezzati di scarponi antiscivolo e giacche pesanti, imbottite fino a scoppiare con piume bianche che, ogni tanto, fanno capolino attraverso il sottile tessuto lucido. Solo io indosso la stessa giacca che porta il marchio di vecchie generazioni. Le scarpe che ho non si possono più considerare tali, ma non chiederò né soldi né regali ai miei genitori.
Nonostante il freddo, la luce del sole mi scalda il viso con i suoi raggi tiepidi. Per arrivare dall'appartamento alla mia scuola ci vogliono meno di dieci minuti, visto che siamo in centro. Così, come ogni giorno, cammino lentamente sul marciapiedi scivoloso, schivando le vecchiette che a stento si reggono in piedi sulla neve ghiacciata. Attraverso il grande parcheggio della casa di culto; ora al posto delle Volga russe e dei carri c'è un enorme albero di Natale piazzato nel mezzo.
Le luci sono spente, ma ha comunque il suo fascino. Lo fisso ogni mattina per almeno un minuto, prima di proseguire, rimpiangendo i selfie che ancora non esistono.
*
Ero di nuovo in quel giorno afoso di giugno. Zia Giulia era in ospedale per degli accertamenti e noi aspettavamo sue notizie a casa della nonna Elena. La maggior parte di noi era taciturna e solo mia madre ogni tanto diceva qualche frase incoraggiante a Mihai.
Lascio la stanza che fa da camera da letto la notte e da salotto di giorno; mi affretto a raggiungere i cani randagi che mia nonna ha racimolato nella discarica. Era il periodo in cui facevo da bambola vivente a mia madre. Si ostinava a comprare quei completi tutto d'un pezzo che accentuavano la mia magrezza.
Ero contenta però che mi dedicasse del tempo e delle attenzioni così intime per noi. I pantaloncini arancioni si abbassano in vita ogni volta che scendo una scala e devo tirarli su ogni due per tre. La maglietta è attillata tanto quanto i pantaloni e risalta sul mio corpo bianco latte. Il mio motto in quel periodo era "fai felice tua madre che si sforza di darti una vita migliore!" Quindi non obiettavo sui suoi gusti nel vestirmi: se lei era felice, lo ero anche io, vestita di quell'orribile colore dalla testa ai piedi.
Mio padre era tornato per un fine settimana, data l'occasione. Aveva preso il bus che viaggia senza sosta da Milano fino a Chisinau, e in un giorno e una notte era a casa. Di solito, in Moldavia, quando doveva nascere un bambino, si stava tutti insieme a casa ad aspettarlo, anche se ci sarebbero voluti due giorni. Con la casa piena di adulti che bevono cognac di qualità e mangiano intorno ad un tavolo per ore e ore, io mi rifugio nella natura, dove so per certo che nessuno mi verrà a cercare. Tranne papà. Forse.
Ma lui non c'è perché l'ospedale ha chiamato. La bambina era nata, ma era debole e le servivano al più presto donazioni di sangue. Inutile dire che l'unico sobrio alla festa fosse mio padre ed era anche compatibile con la bambina. Mihai insisteva ad andare con lui, ma l'ospedale era stato chiaro: "Chi beve non entra". Punto.
Quando lancio il bastone a uno dei cani, lo rincorrono tutti per poi riportarmi ognuno quello che trova, sembravano quasi volessero compiacermi. Mi divertivo anche se ero preoccupata per il giorno della caccia libera che era imminente. Una volta all'anno si dava il via libera all'uccisione dei randagi, per la nostra sicurezza e quella degli animali. Così dicevano.
I cacciatori, armati di fucili, perlustravano strade e rifugi che gente come mia nonna, costruivano per pietà nei confronti delle povere creature. Lancio un'ultima volta un bastone dei tanti ai miei piedi, il rumore della macchina di mio padre attira la mia attenzione.
Sono sicura che non è stato tanto lì, anche se non ho guardato l'orologio. Evidentemente anche mia madre ha sentito il motore dell'autoveicolo e si affretta a scendere le scale. Io, dietro casa, sbircio e ascolto come un'estranea.
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99 TᕼIᑎGᔕ I - ᖇITOᖇᑎO ᗩᒪᒪE OᖇIGIᑎI
Mystery / Thriller99 Things I è una storia di nuovi inizi, di un ricominciare e di un ripetersi di vite nella speranza di poter cambiare il passato e di conseguenza il futuro. Khatrine, la protagonista, ha quasi ventinove anni e un passato grigio alle spalle, scegl...